Nel laghetto della Marchesa arrivano le ruspe (VIDEO): ''E' stato devastato. Morte molte rane. Lo specchio d'acqua cruciale per l'ecosistema tra uccelli e anfibi''
Sembrava salvo, qualche anno fa, lo stagno della Bassa Anaunia, una delle ultime aree umide della zona e invece martedì sono arrivate le ruspe e lo hanno prosciugato. La denuncia di Ivana Merlo che da tempo si batte per la sua sopravvivenza: ''Un tecnico del Muse è venuto sul posto per tentare di salvare le decine di rane che gracidavano sotto il pelo dell'acqua. Depositato un esposto in procura. Spero che costringano chi ha fatto questo a ripristinare l'area il più rapidamente possibile''

DENNO. ''Che ci faceva martedì una ruspa alle 7 di mattina al Laghetto della Marchesa? Stava per distruggere in fretta e furia un piccolo specchio d'acqua che nel corso dei decenni ha dato vita ad un importante ecosistema ricchissimo di specie ornitologiche protette e di anfibi, particolarmente tutelati perché a rischio estinzione. Questo laghetto-stagno circondato da un boschetto è situato in zona a difesa altamente paesaggistica e sottoposta a vincolo idrogeologico, su suolo privato ma di interesse pubblico''. Così Ivana Merlo, che si batte da tempo per la conservazione dello specchio d’acqua che si trova nel comune di Denno.
Una delle ultime aree umide (pur nato da un bacino artificiale sorto intorno agli anni '50 del secolo scorso) degne di tutela dell'intera Val di Non che tra agricoltura intensiva e centri abitati è sempre più antropizzata. Lunga è la trafila per la tutela di questo piccolo specchio d'acqua fondamentale per la sopravvivenza di uccelli e anfibi e la presenza di zanzare non è certo riconducibile esclusivamente a questo stagno. In questi giorni, però, una ruspa è apparsa sulle rive del laghetto ed ha cominciato a scavare. ''A distanza di quattro anni dall'aver scongiurato la distruzione di questo prezioso habitat - commenta Merlo - tutto il lavoro fatto all'epoca è stato vanificato in poche ore dalle ruspe in azione dopo l'Autorizzazione della Comunità Val di Non e da quella arrivata dagli Uffici Forestali di Cles. La scomparsa del laghetto sta avendo ed avrà gravi conseguenze sull'intero ecosistema, alberi compresi''.
Il laghetto prima dell'intervento degli escavatori

E Ivana Merlo si appella anche alla legge (''è reato cagionare la morte di animali senza necessità'', e certo un tale atto rischia di causare il decesso di diversi animali che popolavano lo specchio d'acqua). ''Inoltre - aggiunge - la dismissione dell'invaso contrasta con la Convenzione di Berna (che protegge rigorosamente anfibi e rettili), con la Direttiva Habitat ( nata con lo scopo del mantenimento della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali) e con la Direttiva Uccelli (che promuove la tutela degli uccelli selvatici, le loro uova e l'habitat nel territorio europeo)''.
Merlo prosegue chiedendosi ''come dal Distretto Forestale di Cles sia potuta arrivare l'approvazione a prosciugare lo stagno, ben sapendo della forte presenza degli anfibi e degli anatidi, e sui pioppi che fanno da corona al laghetto di varie specie di picchi e di moltissimi altri volatili, perfino del gufo reale: un habitat umido pullulante di vita da tutelare. I Carabinieri Forestali della Polizia Giudiziaria della Procura di Trento, specializzati in tematiche ambientali e protezione della flora e della fauna, che nel recente passato erano riusciti a salvare uno degli ultimi lembi umidi della Bassa Anaunia, sono stati scavalcati da un gruppetto di dirigenti ai quali, con tutta evidenza, importa molto poco della peculiarità degli ambienti acquatici e della difesa della micro e macrofauna, che al laghetto con il suo pioppeto quasi centenario, trova il suo riparo e la sua sussistenza?''.

''E nemmeno sembra interessare loro delle ondate di pesticidi che ci piovono addosso per 10 mesi all'anno. Le zone umide - completa Merlo . infatti, fungono da filtri naturali e gli alberi ci fanno respirare un po' di aria pulita. Chi pensava di sbarazzarsi delle zanzare eliminando lo stagno, non sa che le zanzare arrivano dai rifiuti, dall' umido e dalle immondizie abbandonati dietro il ciglio delle strade e nelle piccole scarpate e per i piccoli accumuli di acqua dei giardini casalinghi, ma non dallo stagno, perché gli antagonisti naturali che vi abitano, cioè proprio gli anfibi, le libellule, gli uccelli insettivori, i pipistrelli fanno delle zanzare un pasto ricercato. I tecnici del Museo delle Scienze hanno confermato questo''.

E così pochi attimi dopo che è entrata in azione la ruspa Merlo ha avvisato proprio un tecnico del Muse che è corso sul posto ''per tentare di salvare le decine di rane che gracidavano sotto il pelo dell'acqua o che si dimenavano nello spesso strato di limo. Ma per organizzare il salvataggio in un laghetto con il fondo di sabbie mobili, richiede tempo e collaborazione, così ne ha potuto afferrare solo qualcuna. La ruspa aveva già sollevato la serranda per il deflusso, poi spinto con forza il grosso blocco di sbarramento di cemento nell'acqua e spostato un cumulo di terra e fango. E le rane rimaste? Forse risucchiate nel grande foro aperto, forse stritolate dai denti dell' escavatore o seppellite vive sotto lo sbancamento, o schiacciate mentre dormivano sotto le foglie secche''.
Il laghetto 'prosciugato' dopo l'intervento delle ruspe

Merlo conclude spiegando che è stato depositato un esposto l'altro ieri in Procura nella speranza che i giudici impongano a chi è intervenuto sul laghetto di ripristinare in tempi i più rapidi possibile la situazione com'era prima. Per ''riportare con urgenza il laghetto all'antica bellezza e vita. Le rane ritorneranno - conclude Ivana Merlo - come pure le anatre selvatiche che si sono trovate d'improvviso senza casa e senza acqua''.