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E' stato piantato il primo albero della "Foresta Clivet", un progetto per rilanciare un'area devastata dalla tempesta Vaia

Il progetto “La Foresta Clivet” prevede a ottobre la messa a dimora di 1500 alberi, in circa 2 ettari di terreno silvo-pastorale sul Nevegal. Il Comune con la start up Vaia punta a rilanciare un'area segnata dalla tempesta Vaia

Di Antonio Gheno - 29 settembre 2024 - 18:59

BELLUNO. E’ stato piantato nell’area delle Erte Alte del Nevegal, devastata dalla tempesta Vaia del 2018, il primo albero del progetto “La Foresta Clivet” che vedrà nel prossimo mese di ottobre la messa a dimora di 1500 alberi, in circa 2 ettari di terreno silvo-pastorale del Comune di Belluno, dei quali 300 aceri di monte, 300 pini silvestri, 200 larici, 200 faggi, 200 sorbi montani, 100 sorbi degli uccellatori, 100 saliconi e 100 sambuchi rossi”; in questo modo si andrà a rimboschire una porzione di colle creando una foresta più resistente e più ricca di biodiversità.

 

Il progetto vede tra gli attori il Comune di Belluno, la Regione Veneto, “Vaia” start-up impegnata nel recupero dei boschi delle Dolomiti e Clivet, leader nelle tecnologie per il comfort sostenibile. “Il progetto è arrivato al suo compimento dopo 9 mesi di lavoro che hanno portato ad avere una foresta recuperata e più resistente agli eventi atmosferici. Ringrazio Clivet per la sensibilità all’ambiente che dimostra ed alla regione del Veneto, in particolare all’assessore Gianpaolo Bottacin per il supporto che spesso dà al nostro comune, non solo in campo ambientale” ha dichiarato l’assessora all’ambiente del Comune di Belluno Lorenza De Kunovich.

 

Dal canto suo l’amministratore delegato di Clivet Stefano Bellò ha fatto presente che questo è il primo albero piantato in provincia insieme alla start-up e che per l’azienda si tratta di un progetto intellettuale, con un investimento di 30.000 euro, utile a ridurre l’anidride carbonica in atmosfera, coerente quindi con le pompe di calore, prodotto aziendale, che sempre più stanno sostituendo impianti di riscaldamento tradizionale e quindi le emissioni di carbonio.

 

Federico Stefani di Vaia, start-up trentina che si occuperà della messa a dimora delle piante e del loro monitoraggio negli anni, ha fatto sapere che la loro realtà è nata 5 anni fa per recuperare il materiale schiantato dalla tempesta lavorandolo con filiere locali per poi dedicarsi alla piantagione di 100000 alberi tra Triveneto e Lombardia creando una sinergia pubblico-privato virtuosa per il territorio e l'ambiente; sinergia che di fatto nella regione Veneto è stata favorita dalla delibera regionale 573 del 2021 dove l’assessore Bottacin ha messo nero su bianco la possibilità di collaborare, tra ente pubblico e soggetti attuatori privati, al ripristino del paesaggio con ripiantumature che aituano a mitigare il rischio idrogeologico. “Questa operazione viene definita rinnovazione assistita e verrà fatta, con piante offerte da Veneto Agricoltura, introducendo nell’ambiente delle Erte Alte diverse specie di piante a radice profonda, sia conifere che latifoglie, garantendo nel futuro una foresta resistente e di qualità” ha fatto sapere il referente Giuseppe Menegus.

 

“La convenzione è un contenitore ma poi servono le aziende che decidano di partecipare attivamente a questo tipo di progetti come ha fatto ora Clivet o in passato altre aziende in altre zone del Veneto. La cosa importante è anche che si tratta di un’azienda del territorio e io dico sempre che se crescono le aziende, cresce anche il territorio e viceversa. Un esempio virtuoso è stata la gestione del post Vaia dove chiesi al capo della Protezione Civile delle deroghe al normale iter degli appalti per consentire l’accesso anche alle aziende del territorio. Di 2.527 cantieri fatti nella regione nessuno ha generato contenziosi né è stato fatto aggirando le norme sintomi che il metodo ha funzionato” ha commentato l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin.

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