Dopo la lettera di diffida, ancora un "No" della Provincia di Trento sulla diga del Vanoi: "Pronti e decisi a percorrere le vie legali"
La Provincia ribadisce la contrarietà alla diga del Vanoi: "Pronti a ricorrere alla vie legali per tutelare territori e prerogative statutarie"

TRENTO. Ancora un "No" del Trentino all'ipotesi di costruzione della diga del Vanoi. Dopo la lettera di diffida, la Provincia spiega di essere pronta a ogni azione che si renda necessaria a difesa delle proprie prerogative se i promotori dell'iniziativa non dovessero compiere un deciso passo indietro.
L'ipotesi di realizzare la diga del Vanoi è tornata sul tavolo. Solo per la progettazione definitiva sono stati messi a bilancio 912.600 euro che arrivano dalla Regione Veneto. Il volume utile ipotizzato per l’invaso è di 33 milioni di metri cubi di acqua, una mole importante visto che la vicina diga dello Schener ha un volume di 8,5 milioni di metri cubi.
Un'opera che trova la contrarietà anche dei territori Bellunesi ma il Consorzio di Bonifica del Brenta non sembra aver mollato la presa. Da qui la nuova presa di posizione della Provincia.
"Nessuno spazio a iniziative - ribadisce l'Amministrazione provinciale in merito al progetto della diga del Vanoi - che ledano le norme di competenza della Provincia di Trento",
La Provincia, nel riaffermare la propria contrarietà all’opera, si dice "pronta e decisa a intraprendere nelle sedi opportune ogni azione che si renda necessaria a difesa delle proprie prerogative e a tutela dei territori trentini interessati, qualora da parte dei promotori dell'iniziativa non ci siano passi indietro".
In particolare, la Provincia ribadisce che le acque del torrente Vanoi sono già oggetto di concessione a scopo idroelettrico e conseguentemente non c'è la possibilità oggettiva a oggi del rilascio di nuove concessioni idriche da parte della Provincia di Trento. Il progetto inoltre è carente di valutazioni o stime oggettive sui fabbisogni che la realizzazione dell’opera andrebbe a sopperire, secondo del previsioni del Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche.
Poi l'opera in esame è "priva di qualsiasi riferimento all’interno degli strumenti di pianificazione in vigore in quanto non prevista dal Piano urbanistico provinciale e dagli strumenti di pianificazione subordinati, né in alcuno degli strumenti deputati alla gestione delle acque a livello distrettuale, quali il Piano di gestione delle acque e il Piano di gestione del rischio alluvioni".
Un altro motivo è che l'invaso avrebbe un significativo impatto ecologico, "in quanto per la maggior parte si estenderebbe sul territorio provinciale dove l’alto livello di naturalità degli ambienti interessati richiederebbe la loro conservazione. Inoltre l’area dove è prevista la costruzione del serbatoio è connotata perlopiù da pericolosità massima (P4) della carta di sintesi della pericolosità provinciale".
Già il luglio scorso l’Amministrazione provinciale aveva inviato al Consorzio Bonifica Brenta - e per conoscenza anche alla Regione Veneto e al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste - una formale lettera di diffida dal compiere ulteriori attività di progettazione e realizzazione di opere che interessino il territorio della Provincia di Trento, in violazione delle disposizioni normative e degli strumenti di programmazione e pianificazione vigenti, evidenziando nell’atto le criticità dell’iniziativa da un punto di vista giuridico, tecnico, ambientale e di sicurezza.