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Belluno
04 novembre | 10:15

Diga del Vanoi, un'altra bocciatura. Italia Nostra dice 'no' e propone di ripartire da zero: "Troppe criticità sugli impatti sociali, ambientali e geologici: ecco le alternative"

Le sezioni di Trento e Belluno di Italia Nostra hanno pubblicato un documento contenente ben 40 osservazioni per ribadire la loro ferma contrarietà alla realizzazione della diga sul torrente Vanoi 

BELLUNO. L'opzione "zero". Vale a dire, il ritiro di ogni progettazione e l’apertura di un nuovo tavolo di confronto che contempli sia le esigenze della pianura, ma anche i diritti alla qualità del vivere della popolazione di montagna.

 

Questo invocano le sezioni di "Italia Nostra" di Belluno e Trento, che hanno redatto un lungo documento contenente ben 40 osservazioni con le quali si vuole ribadire la ferma contrarietà alla realizzazione della diga sul torrente Vanoi

 

"Le tante criticità emerse - si legge nelle conclusioni del documento che qua sotto è proposto nella sua versione integrale - suggeriscono di approfondire e portare a un confronto partecipato l'opzione zero. Tale opzione risulta compatibile con altre soluzioni già identificate dalla Regione Veneto per affrontare i problemi dell’agricoltura nel bacino del Brenta. Queste alternative non solo risponderebbero a molte delle problematiche esistenti, ma potrebbero anche favorire una riqualificazione paesaggistica, naturalistica e funzionale dell'intero bacino fluviale, con vantaggi evidenti per le comunità locali, sia in termini economici che sociali, a monte come a valle".

 

"Il nostro territorio - proseguono le sezioni di Belluno e Trento di Italia Nostra - non è solo soggetto all’emergenza ambientale dovuta ai cambiamenti climatici – crisi idrica delle pianure, difficoltà per l'agricoltura e per l'approvvigionamento di acqua potabile, aumento delle temperature medie, scioglimento del permafrost e gestione delle aree montane – ma è anche esposto a una crisi strutturale che richiede una pianificazione territoriale interregionale e intercomunale".

 

 

"A prescindere dall’analisi critica del progetto di fattibilità, riteniamo sia possibile affrontare e aggiornare queste tematiche attraverso una sinergia di azioni coordinate tra la Regione Veneto, la Provincia autonoma di Trento, i Comuni interessati e tutti i portatori di interessi, incluse le nostre associazioni. Questo approccio condiviso potrebbe favorire la realizzazione di una Carta dei pericoli interregionali, con focus su sicurezza e approvvigionamento idrico; la tutela delle aree protette, comprendendo sia i parchi naturali sia i siti della Rete Natura 2000, in conformità con le direttive europee “Uccelli” e “Habitat”; l’adesione agli obiettivi della “Nature Restoration Law”, che mira a ripristinare almeno 25.000 chilometri di fiumi a corso libero entro il 2030, eliminando le barriere artificiali che ostacolano la connettività delle acque superficiali; e la risoluzione delle criticità legate al mancato rispetto della Convenzione delle Alpi e dei relativi protocolli, con particolare attenzione a paesaggio, turismo, consumo e fertilità dei suoli, foreste, energia e aree protette".

 

In conclusione, "L’adozione dell’opzione zero, affiancata dalle proposte alternative sopra descritte, rappresenta la scelta più efficace per risolvere le criticità evidenziate e risulterebbe anche meno onerosa per la collettività. Questa soluzione promuoverebbe nuove opportunità lavorative per la manutenzione e sicurezza del territorio, coinvolgendo direttamente le popolazioni locali e contribuendo a contrastare lo spopolamento delle aree considerate “svantaggiate”. L’opzione zero potrebbe inoltre diventare un punto di unione tra le comunità della pianura e della montagna, che, confrontandosi e collaborando per risolvere problemi condivisi, si sono dimostrate capaci di esprimere solidarietà e sostegno reciproco".

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