Caccia al lupo tutto l'anno, fallisce la petizione popolare di chi puntava alla ''protezione dell'uomo e degli animali domestici e da reddito'' in Svizzera
Nel paese elvetico da anni ci sono spinte reazionarie che cercano di far passare linee più dure di gestione dei grandi carnivori. In realtà si sta capendo che la caccia al lupo (regolata dal 2001) non funziona e anzi il predatore può rivelarsi un fondamentale alleato per il contenimento delle popolazioni di ungulati

BERNA. In Svizzera è fallito l'ennesimo tentativo di dare mano libera ai cacciatori contro i lupi. Scadeva il 2 novembre, infatti, la raccolta firme per dare il via a una petizione popolare che chiedeva di poter cacciare durante tutto l'anno e ovunque i lupi in Svizzera (tolto il Parco Nazionale Svizzero situato in Egnadina). La soglia fissata delle 100mila firme che avrebbe dovuto raccogliere il comitato dell'iniziativa "Per la protezione dell'uomo, degli animali domestici e degli animali da reddito dal lupo" non è stata raggiunta e quindi tutto è saltato.
D'altronde quella della caccia ai lupi appare sempre più un'iniziativa superata e dagli scarsi risultati. Come dimostrato proprio in Svizzera. A spiegarlo a il Dolomiti era stato lo zoologo Mauro Belardi che dati alla mano mostrava come nonostante nel paese elvetico si abbattano i lupi dal 2001 il numero dei branchi presenti non sia calato. "Abbattendo interi branchi - spiegava - si creano 'vuoti' sul territorio che gli esemplari in dispersione riempiono. Questi ultimi trovano una femmina o un maschio (formando la coppia alfa) e creano, nel giro di un anno, un nuovo branco".
E anzi proprio in Svizzera si comincia a capire che i grandi carnivori, con una buona dose di prevenzione e attenzione alle regole di convivenza, possono essere un grande aiuto nella gestione degli ungulati che minacciano le foreste e creano danni alle attività agricole. Inoltre sempre la Svizzera ha già insegnato che quando ci si apre davvero al confronto popolare le comunità scelgono per la preservazione degli animali comprendendo che nel 2024 si possono percorrere strade alternative a quelle da metà '800-'900 che ci hanno portati al punto in cui siamo oggi nel rapporto uomo-ambiente.
Era accaduto nel 2020 quando si arrivò a fare un referendum vero e proprio per riformare la legge sulla caccia e dare mano libera alle doppiette e a vincere fu il ''no''. Questa volta non si è arrivati nemmeno a questo. Ci si è fermati alla raccolta firme.