Nuovo crollo sul ghiacciaio dell’Adamello, destinato a scomparire entro fine secolo: “Estati troppo calde, ogni anno si ritira di un metro”
Il ghiacciaio più grande d'Italia continua a soffrire delle anomale temperature estive protagoniste di questi ultimi anni. L'esperto: "Se ci fossero sempre state le attuali condizioni di temperatura e umidità, il ghiacciaio dell'Adamello non si sarebbe mai formato"

ADAMELLO. Si è verificato un nuovo distacco sul ghiacciaio dell’Adamello, più precisamente dalla Vedretta di Salarno, a sbalzo tra il Corno Miller e il Corno di Salarno. Ad accorgersi del recente crollo è stato Amerigo Lendvai, ingegnere ambientale appassionato di montagna e di ghiacciai, per questo da tre anni membro dell’associazione Servizio Glaciologico Lombardo (SGL). Segnale che fa riflettere sulle sempre più aggressive conseguenze ambientali causate dal cambiamento climatico, di cui i ghiacciai alpini sono senz'altro tra le vittime principali, esattamente come testimonia ciò che sta accadendo sul gruppo dell'Ortles-Cevedale (articolo QUI).
La scoperta è avvenuta in un giorno di inizio gennaio, quando l'ingegnere si trovava casualmente nella zona del crollo per fare un'escursione scialpinistica insieme ad un amico. Subito la condizione del ghiacciaio ha attirato la sua attenzione, il cui aspetto sofferto presentava i chiari segni di un distacco valanghifero di neve e lastroni di ghiaccio. Grazie ad un successivo consulto di fotografie risalenti a metà settembre 2019, in cui il ghiacciaio risultava ancora intatto, Lendvai ne ha potuto constatare il crollo, collocandolo tra fine settembre e fine ottobre, ossia prima del periodo di intense nevicate che ha interessato il mese di novembre.

“Era chiaro che il ghiacciaio del Salarno fosse ormai stremato, non abbastanza alimentato da rimanere in forma – inizia Lendvai – e noi stiamo assistendo alla sua graduale scomparsa. Consultando le fotografie risalenti anche a quarant’anni fa, appare chiaro come il suo ritiro stia avvenendo in modo sempre più marcato. Questo è solo un esempio di quello che il ghiacciaio dell’Adamello sta subendo. E’ il più grande d’Italia, ma si sta ritirando con una velocità di un metro di spessore l’anno nella Zona del Pian di Neve a 3100 metri, e persino fino a 5-6 nei pressi della fronte a 2600 metri”.

L’associazione SGL si occupa di monitorare gli oltre 200 ghiacciai della Lombardia, dai più piccoli e sconosciuti ai circa 30 principali e più estesi. Ogni anno vengono eseguite misurazioni su un preciso set di ghiacciai, che poi vengono trasmesse al Comitato Glaciologico Italiano e il Servizio Glaciologico Mondiale, il World Glacier Monitoring Service. “Alcuni vengono monitorati con costanza, mentre altri solamente ogni 5 anni o più. In questi casi ci limitiamo a fare una fotografia, sufficiente per poter tenere traccia del loro mutamento".
“Negli ultimi 30 anni le annate positive, ossia quelle in cui i ghiacciai sono aumentati di volume, si contano sulle dita di una mano - spiega l'ingegnere -. Gli ultimi 5 anni, ossia dal 2015 al 2019, sono stati assolutamente negativi, molto più rispetto al passato”. Affinché un ghiacciaio possa guadagnare massa, infatti, è necessario che a fine estate, sulla sua superficie, vi sia ancora parte della neve accumulatasi durante i mesi invernali. Quella sarà il manto nevoso destinato a resistere anche all’anno successivo, per poi, temperature permettendo, trasformarsi in ghiaccio. A rendere invece un'annata a bilancio neutro, è la presenza, a fine stagione estiva, di un residuo di neve su almeno il 60% della superficie del ghiacciaio.
“Le nevicate invernali sono fondamentali, infatti la massa che il ghiacciaio può guadagnare è quella che si accumula durante l’inverno, - continua Lendvai - ma ad essere veramente determinante è la situazione estiva. D’inverno, infatti, possono accumularsi molti metri di neve, ma se d’estate a 3.000 metri c'è assenza di rigelo notturno con condizioni di umidità relativa elevata, allora quella neve è destinata a scomparire con una velocità di decine di centimetri al giorno. In inverno le precipitazioni possono anche essere buone, ma le estati sono ormai troppo calde".
“Gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più aggressivi. Sui ghiacciai, a fine giugno, ci sono anche 4 metri di neve, quest’anno addirittura 5, ma a fine settembre di quella neve non c’è più traccia, anche oltre i 3.400 metri. Se non ci fossero stati gli inverni del 1800, della Piccola Età Glaciale, e la fase un po' più fredda degli anni 60-70 del ‘900, tantissimi ghiacciai non ci sarebbero già più”. E’ infatti da ormai 4 anni che, a fine estate, il ghiacciaio dell’Adamello non presenta nuova neve sulla sua superficie.
Nel frattempo, numerosi ghiacciai più piccoli scompaiono di anno in anno, come quelli sul territorio della Val Camonica e Valtellina. Anche sulle Dolomiti la situazione è critica, basti pensare che il ghiacciaio più grande è quello che si trova sulla Marmolada, a cui si danno massimo altri 30 anni di vita. (articolo QUI)
Per quanto riguarda l’Adamello, alcuni studi dell’università di Brescia condotti dal professor Roberto Ranzi, basati su dossier climatici fatti dall'IPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), hanno stimato quello che sarà il comportamento del ghiacciaio durante il prossimo secolo: se il trend negativo di temperature dovesse continuare sull’attuale linea, l'Adamello sarebbe destinato a soli altri 70 anni di autonomia. “Se volessimo essere ottimisti, potremmo dire che il ghiacciaio resisterà fino a fine secolo, anche se ci arriverebbe con dimensioni ridottissime. Sul Pian di Neve, a quota 3.000 metri, all’inizio degli anni 2000 si sono rilevati degli spessori di ghiaccio superiori a 200 metri, mentre oggi si perde un metro all’anno”, continua.
Come muteranno, quindi, i ghiacciai italiani nel prossimo futuro? “Per adesso la previsione è pessima. Anche i ghiacciai più grandi e conosciuti come quelli del Bernina, Ortles, Cevedale e Forni stanno soffrendo, anche se sono senza dubbio quelli con una più lunga prospettiva di vita, viste le loro quote elevate. Si assisterà ad un ritiro generale sempre più marcato e rapido. E' una triste realtà, ma dobbiamo accettare che nei prossimi decenni saranno tanti i ghiacciai a cui dovremo dire addio".