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Fitofarmaci, stop del monitoraggio da parte della Pat. I 'Medici per l'ambiente': "E' inspiegabile''. Critiche anche da AgriCultura

Lo stop da parte della provincia del "programma di monitoraggio delle condizioni di salute delle popolazioni esposte ai fitofarmaci" ha sollevato diverse critiche. Le motivazioni non convincono

Di Giuseppe Fin - 09 gennaio 2020 - 19:33

TRENTO. “Questo era un programma di studio doveroso ma anche eticamente necessario” a dirlo è Roberto Cappelletti della sezione trentina dell'Isde (Medici per l'ambiente) dopo aver appresso la decisione da parte della Giunta Fugatti di bloccare il programma di monitoraggio delle condizioni di salute delle popolazioni esposte ai fitofarmaci” (QUI ARTICOLO) fatto in collaborazione continuativa con l’Istituto Superiore di Sanità.

 

L'utilizzo dei fitofarmaci è un tema quanto mai sentito in Trentino e già in passato diverse analisi hanno dimostrato come in alcune zone del nostro territorio ci sia uno sproporzionato utilizzo di agenti chimici in agricoltura a danno della salute delle persone.

 

“In questi anni si è fatto troppo poco – ha spiegato Cappelletti – e c'è anche da ricordare che la precedente Giunta nell'intervenire ha scelto di fare un regolamento sulla distanza da rispettare nell'uso dei pesticidi che si è dimostrato in alcuni casi inefficiente”.

 

Per il rappresentante dei “Medici per l'Ambiente” è inspiegabile la scelta di bloccare un programma di studio simile visto che che “ si poteva nel caso ampliare” senza alcuna interruzione.

 

Sembra che ci troviamo davanti, spiega Cappelletti “Ancora una volta ad un Trentino che continua a negare gli effetti cronici dei pesticidi e questo grazie alla potente lobby agricola. Quando si parla di effetti, non intendiamo solamente tumorali ma anche di sviluppo neurologico”.

 

Basta pensare all'uso del Clorpirifos ancora utilizzato. “E' un potente inibitore del neuro-sviluppo e del sistema endocrino e ormonale. Sono state fatte delle analisi in Trentino che dimostrerebbero come il livello di pesticidi trovati nelle urine è maggiore nelle stagione di irrorazione e questo dimostrerebbe che c'è una contaminazione ambientale. Sembra, però, che sia meglio parlarne poco”.

 

Ad intervenire sulla questione è anche il gruppo AgriCultura Trentino, il comitato che già in passato è stato promotore della marcia contro i pesticidi.

“Considerata la problematica territoriale relativa all'uso di pesticidi – è stato spiegato in una nota - riteniamo che qualunque scelta volta ad interrompere o ritardare controlli su salute ed ambiente non può che provocare reazioni critiche da parte di chi invoca da decenni interventi puntuali di controllo e di tutela nel rispetto in primis del principio di precauzione”.

 

Se da un lato l'assessora Segnana, da quanto riportato nei documenti, tranquillizza e rassicura, dall'altro AgriCultura Trentino chiede “di conoscere quali siano i nuovi tempi e contenuti da porre in essere in Trentino, territorio vocato e martoriato dalla produzione intensiva e dalla monocultura con metodo integrato”.

 

In merito alla decisione di sospendere il programma di studio in quanto “troppo concentrato in Val di Non”, il gruppo chiede per quale motivo, invece di sospenderlo “Non si è pensato di estenderlo anche alle zone vocate alla coltivazione dei piccoli frutti come la valle del Fersina”.

 

Si chiede inoltre di sapere quale sia l'anno a cui risale l'aggiornamento del registro tumori della provincia di Trento che vedeva la sua maggiore incidenza proprio nella zona del perginese oltre che nella piana rotaliana e nella Val di Non.

Il gruppo AgriCultura rimane comunque fermo sulla necessità di “Mettere in campo azioni coraggiose di conversione culturale e tecnica e di smetterla con accorgimenti risibili e cervellotici volti a far credere in un cambiamento ma che celano una volontà chiara a mantenere lo stato dell'arte a vantaggio del mero profitto”.

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