Un anno dopo Vaia gli alberi abbattuti diventano casse "per amplificare il grido di aiuto della natura". Con l'acquisto di una "Vaia" si contribuisce a piantare un nuovo albero
Tre imprenditori under 30 hanno messo in piedi la startup Vaia: dalla tragedia ambientale per donare una nuova esistenza agli alberi schiantati. Le casse sono realizzate in legno d'abete della Val di Fassa, da sempre usato per la costruzione di violini. Una parte dei ricavi è destinata alla comunità locale e ai suoi artigiani

VAL DI FASSA. Circa un anno fa Vaia devastava i nostri boschi. La più grande catastrofe forestale italiana degli ultimi cinquant'anni: 494 comuni colpiti, danni consistenti e la completa distruzione di circa 42.525 ettari di bosco e circa 8.5 milioni di metri cubi di legname a terra.
Da qui parte l'idea di tre ragazzi, Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Addamo, e della loro rivoluzionaria forma di resilienza. Giovani imprenditori under 30 che hanno deciso di ridare una seconda vita alla foresta ferita: nasce così la startup "Vaia" che parte dalla tragedia ambientale per donare una nuova esistenza agli alberi abbattuti. Come? Creando le casse "Vaia", appunto (QUI SITO).
“Volevamo cercare di trovare una soluzione concreta alla problematica di tutti questi alberi abbattuti e ormai inutilizzabili per le grandi strutture - spiega Federico Stefani, founder di Vaia -. Da qui l’idea di utilizzare quel legno, considerato ormai inutilizzabile, per creare un oggetto di design che potesse anche lanciare un appello forte e allo stesso tempo sostenere la ripresa del territorio”.
"Vaia", all’apparenza un semplice cubo di legno massello pregiato, è una vero e proprio amplificatore che permette di propagare in maniera completamente naturale qualunque suono inserendo al suo interno il proprio smartphone. Una cassa passiva che permette, senza l’uso alcun tipo di energia, di poter amplificare quanto si sta ascoltando.

“Per noi si tratta di una metafora forte e concreta, una cassa attraverso la quale amplificare ulteriormente il grido di aiuto della natura e mantenere alta l’attenzione sul cambiamento climatico” prosegue Federico Stefani “creando allo stesso tempo un progetto sostenibile.”
Al centro del progetto, quindi, natura e sostenibilità. Questo si traduce (anche) nella valorizzazione di risorse considerate inutilizzabili. Di scarti, insomma, che andrebbero altrimenti sprecati. Da qui l'idea di utilizzare piante considerate ormai deboli per le costruzioni.
La startup vede, inoltre, il coinvolgimento della comunità colpita dalla catastrofe che diventa parte integrante del progetto: per realizzare le casse Vaia sono stati coinvolti artigiani e falegnami locali.
Un circolo virtuoso che non solo presta attenzione agli scampoli di bosco, ma che, quel bosco, prova anche a rimetterlo in piedi. L'assenza di alberi, infatti, aumenta il rischio di frane e dissesto idrogeologico. Con l’acquisto di una Vaia si contribuisce a ripiantare un nuovo albero e far rinascere la foresta.
“Vaia non vuole essere solo un oggetto di design quanto un’idea concreta di come si possano creare progetti che aiutino concretamente il territorio e uniscano la comunità”, continua Giuseppe Addamo co-founder e responsabile comunicazione e marketing di Vaia.
La cassa Vaia è una cassa speciale. Realizzata con un legno certificato PEFC e FSC caduto durante la tempesta, diventa segno di una filiera trasparente e affidabile. Uno dei diversi legni utilizzati, ad esempio, è quello dell’abete della Val di Fassa, un pregiato tipo di abete rosso usato da sempre per la costruzione dei violini dato che presenta una struttura particolare che permette di amplificare il suono.
Ma la cosa più speciale di Vaia è forse questa: ognuna delle casse presenta una spaccatura realizzata dal falegname con un’ascia che segue la venatura naturale del legno ormai rotto. Ciò comporta che ogni pezzo realizzato sia unico. La scelta di “ferire” il legno è nata dall’idea di un falegname che si è unito al team della startup.
“Non riuscivamo mai a trasmettere nel prodotto il senso della tragedia avvenuta e il primo a non esserne soddisfatto era proprio il falegname che ci segue e aiuta”, spiega Stefani. “Un giorno di maggio di quest’anno il falegname si era fatto male alla caviglia camminando nel bosco e gli era venuto in mente che gli alberi erano tutti rotti. Da lì l’idea di colpire con l’ascia il prototipo di Vaia seguendo proprio i segni della rottura del legno, dei tagli necessari per far capire cos’era successo e portare dentro le case un segno tangibile della foresta ferita.”, conclude Paolo Milan, co-founder e CFO.

Il costo di Vaia è volutamente contenuto proprio per spingere al massimo il suo messaggio e obiettivo. Il costo è di 54 euro include le spese di spedizione in Italia, inoltre una parte dei ricavi è destinata alla comunità locale e ai suoi artigiani, oltre a comprendere il seme del nuovo albero da piantare. “Stiamo combattendo per rendere il progetto quanto più economicamente sostenibile e restituire il più possibile alla natura”, spiegano i fondatori.
Perché, a questo punto, il primo oggetto realizzato da Vaia è proprio una cassa? “Quando nella mia testa ho iniziato a ragionare su questo progetto, l’ho subito collegato ad un prodotto per me iconico, una cassa che amplificasse il problema ambientale”, spiega Federico Stefani. “Partire dal suono e dall’ascolto per poter dire al mondo 'Guardate cosa sta succedendo' e cercare nel nostro piccolo di contribuire all’importante discussione che sta avvenendo sui temi ambientali'.
Si dice spesso che fa più rumore un albero che cade che un'intera foresta che cresce. Questa volta, forse, non è proprio così.