Postano le foto della battuta di pesca ma c’è anche un carpione (specie protetta): denunciato pescatore trentino
Le foto incriminate sono state postate su un gruppo Facebook ricevendo decine di apprezzamenti e condivisioni ma attirando anche l’attenzione delle associazioni ambientaliste che hanno denunciato l’accaduto: “Siamo disgustati, grave danno per l’ecosistema”

TORBOLE. Il fatto risale allo scorso 12 luglio ma la notizia è stata diffusa solo oggi, un pescatore torbolano avrebbe infatti pescato un esemplare di carpione, specie protetta che dal 2019 anche in trentino non può più essere pescata e per questo sarebbe stato denunciato e sanzionato dai guardia pesca provinciali.
Il divieto venne introdotto proprio dopo un caso simile, quando una femmina di 5 chili pronta a deporre le uova, venne pescata nelle acque trentine facendo infuriare i politici lombardi e veneti che avevano già introdotto simili restrizioni nelle rispettive acque di competenza.
Ora però è esploso un nuovo caso, dal momento che all’amo di un pescatore trentino ha abboccato un altro carpione. Ad aggravare la situazione poi ci sono le foto della cattura esibite su un gruppo Facebook.

Nella foto si vedono due trote e un cavedano, fin qui non ci sarebbe nulla di male, il problema sta tutto nel carpione della varietà Salmo carpio, specie che vive solo nelle acque del Garda e che negli anni si è ridotta drasticamente fino ad essere inserita, nel 2006, nella lista delle specie fortemente a rischio estinzione stilata dall’Unione internazionale per la conservazione della natura.
Sul banco degli imputati per la scomparsa di questo animale ci sono le eccessive quantità di esemplari pescati, soprattutto durante il periodo di riproduzione, la distruzione dell’habitat, ma anche i cambiamenti climatici che provocano variazioni nella temperatura del lago e nelle concentrazioni di ossigeno, azioni alle quali contribuiscono anche gli scarichi fognari che sversano direttamente nel lago.
Su questa vicenda sono intervenute anche l’Associazione Unione Pescatori Bresciani e il Wwf Bergamo-Brescia che hanno preso posizione con una dura nota: “Siamo costretti a vederlo, di nuovo esibito come un comune trofeo di pesca, senza rispetto per nulla, né per l’ecosistema né per il patrimonio che esso rappresenta. Siamo disgustati nel vedere episodi del genere, essi sono la dimostrazione che la stupidità dell’essere umano è senza limiti”.
Le due associazioni non intendono fare sconti: “Il signore che si è fatto fotografare con la sua 'preda' non può essere annoverato nella categoria dei pescatori ma va considerato, semplicemente, un volgare bracconiere”.
Intanto da più parti si chiedono controlli più severi e una maggiore collaborazione fra le istituzioni per promuovere una politica comune di conservazione della specie.
Proprio su questo tema è stato recentemente presentato un progetto promosso dalla regione Lombardia ‘Life Scipione’ programma da 2,2 milioni di euro (finanziabile per la metà con fondi europei) per il ripopolamento della specie.
Su questa ipotesi però sono stati sollevati dei dubbi in particolare da Davide Boni, consigliere comunale di Toscolano Maderno che ha presentato una petizione al Parlamento Europeo per chiedere maggiore chiarezza sui fondi stanziati e sulle strategie che stanno alla base del progetto ‘Life Scipione’. Secondo Boni c’è il rischio che gli esemplari allevati in cattività e liberati nel Garda possano “inquinare geneticamente” la specie autoctona indebolendola ulteriormente.
A conferma di questa tesi ci sarebbe l'episodio, documentato nel 2016, di una femmina di carpione intenta a deporre le uova nel letto nel fiume Toscolano, comportamento mai riscontrato prima nella specie, ciò ha insospettito gli studiosi che ora stanno indagando sull'accaduto per cercare di inquadrare meglio questo fenomeno.