Nel 2018 sono stati abbattuti 365 cinghiali. Agricoltori e cacciatori pronti a collaborare per contenere la specie
Con l'assessora Giulia Zanotelli è stato avviato un percorso per creare le condizioni di collaborazione tra la Provincia, gli agricoltori ed i cacciatori per cercare, attraverso l’individuazione anche di modalità innovative di intervento, di far fronte all’espansione progressiva del cinghiale e contenere per quanto possibile i danni al patrimonio agricolo provinciale”.

TRENTO. Sono 365 i cinghiali abbattuti nel corso del 2018 in Trentino e l'obiettivo dell'assessora provinciale all'agricoltura Giulia Zanotelli e quello una maggiore collaborazione da cacciatori e mondo agricolo per riuscire a “di far fronte all’espansione progressiva del cinghiale e contenere per quanto possibile i danni al patrimonio agricolo provinciale”.
A confermarlo sono le parole che l'assessora ha pronunciato durante un incontro tra i sindacati agricoli e l’Associazione cacciatori della provincia di Trento per condividere, con il supporto delle competenti strutture provinciali, l’analisi della situazione attuale di diffusione della specie, operare un’analisi critica delle azioni fin qui messe in campo e delle possibili misure migliorative da introdurre.
“L’incontro - ha evidenziato l’assessora Zanotelli - vuole creare le condizioni per avviare un percorso di collaborazione tra la Provincia, gli agricoltori ed i cacciatori per cercare, attraverso l’individuazione anche di modalità innovative di intervento, di far fronte all’espansione progressiva del cinghiale e contenere per quanto possibile i danni al patrimonio agricolo provinciale”.
Dopo la presentazione delle vigente modalità di controllo delle specie, che di fatto consentono di poter operare in deroga agli ordinari criteri che disciplinano l’attività venatoria, e quindi di essere quanto più efficaci possibili nel perseguimento dell’obiettivo del controllo, Stefano Ravelli, presidente dell’Associazione cacciatori, ha evidenziato le dinamiche degli abbattimenti realizzati negli ultimi decenni in provincia (dai 20 capi del 1990 ai 365 capi del 2018) che esprime anche lo sforzo importante messo in campo dalla componente venatoria per contribuire a contenere i danni provocati da questa specie alle colture agricole, ma anche alla componente faunistica locale.
“L’Associazione cacciatori ha condiviso il percorso che ha portato all’attuale disciplina di controllo e ritiene che essa oggi rappresenti uno strumento adeguato per il controllo della specie - ha sottolineato il presidente Ravelli - Peraltro, vi è la piena disponibilità a concorrere alla definizione di ulteriori criteri e misure di ulteriore miglioramento, anche se, realisticamente, si tratterà di una presenza con la quale dovremo prepararci a convivere. I cacciatori, rispetto a questa specie in particolare, consapevoli dei danni che essa può determinare, vogliono proporsi come alleati degli agricoltori, mettendo in campo ogni sforzo per il perseguimento di obiettivi condivisi.”
I rappresentanti dei sindacati agricoli, pur riconoscendo l’impegno messo in campo dai cacciatori, hanno manifestato la loro preoccupazione per le dinamiche attuali della specie cinghiale e hanno auspicato senso di responsabilità ed impegno comune con l’obiettivo di mettere in campo ogni azione possibile, anche di natura straordinaria, quanto meno per evitare l’ulteriore diffusione della specie e per rendere compatibile questa presenza con le attività agricole presenti sul territorio.
E' stato infine proposta la costituzione di un piccolo gruppo di lavoro trasversale che partendo dall’analisi della situazione attuale, valuti eventuali ulteriori azioni da programmare già per il corrente anno.