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Moria di api per colpa dei pesticidi, il record va a Bolzano. Maggio il periodo dell'anno peggiore

I dati dell'Ispra di quest'anno (riferiti al triennio 2015, 2016, 2017) fotografano una situazione in costante crescita. Veneto sempre sul podio. Provincia di Trento presente nel 2015 e poi uscita dalle ''peggiori'' tre

Di L.P. - 28 ottobre 2019 - 16:33

TRENTO. E' la Provincia di Bolzano il territorio, in Italia, dove si è registrato in questi ultimi anni, con dati crescenti, il maggior numero di fenomeni di moria delle api collegati ai pesticidi. I dati sono stati raccolti dall'Ispra, l'Istituto superiore protezione e ricerca ambientale e mostrano un quadro allarmante per il vicino Alto Adige, nettamente superiore agli altri territori (anche al Veneto e al Trentino che, storicamente, sono tra i territori dove proprio l'Ispra ha rivelato la maggior quantità di principi attivi per ettaro di superficie agricola utilizzata QUI ARTICOLO). 

 

''L’indicatore - spiega l'Ispra nel documento (LEGGI QUI) - mette in relazione i fenomeni di moria delle api registrate sul territorio nazionale con il rinvenimento di principi attivi di prodotti fitosanitari in matrici apistiche, confermato da laboratori di analisi preposti e riconosciuti dalla normativa''. 

 

''I dati rilevati nel 2015 e nel 2016 - prosegue il documento ufficiale - consentono di evidenziare un aumento dei casi di moria di api. Anche nel 2017 si conferma l’incremento dei casi di moria registrati. Quanto osservato non è solo imputabile all’accresciuta esposizione ai prodotti fitosanitari, ma anche all’aumentata sensibilità nella rilevazione da parte di apicoltori e organi di controllo preposti (Ministero della salute, Uffici veterinari delle ASL, associazioni e singoli apicoltori), anche a seguito dell’adozione da parte del Ministero della salute delle “Linee Guida Min. Sal., 2014. Linee guida per la gestione delle segnalazioni di moria o spopolamento degli alveari connesse all’utilizzo di agro farmaci”''.

 

E come si può vedere dai grafici vi sono territori che sono totalmente privi di indicatori il ché può essere spiegato certamente con un più basso utilizzo di prodotti fitosanitari in quelle zone (il clima al sud permette di impiegare sostanze diverse e in quantità minori) ma anche con dei monitoraggi, potenzialmente meno efficaci. 

 

''Nel 2015 - spiega ancora l'Ispra - il numero di casi di morie di api registrati a scala nazionale, in cui dalle analisi di laboratorio sono stati rinvenuti i principi attivi di prodotti fitosanitari, sono stati 31. Nel corso del 2016, come anche nel 2017, il numero di casi presenta un aumento, raggiungendo, rispettivamente, i 49 e 50 casi confermati dalla presenza di principi attivi. L’istituzione di un’attività di monitoraggio sistematica sugli avvelenamenti delle api, attivata nel luglio 2014 dal Ministero della salute, ha consentito, a partire dal 2015, di rilevare in modo ufficiale i casi di avvelenamento, evidenziando un costante incremento dei casi di morie delle api denunciati, indicando anche i possibili impatti sull’ambiente correlati all’impiego di tali prodotti''.

 

 


 

Ecco le conclusioni alle quali giunge l'Ispra nel suo studio

 

''Le cause di mortalità anomale secondo le informazioni fornite possono essere attribuibili sia ad avvelenamento da prodotti fitosanitari, sia all’azione di diversi patogeni sulle api. Nei casi in cui le analisi per la ricerca dei principi attivi contenuti nei prodotti fitosanitari hanno dato esito positivo, è stata rinvenuta spesso la presenza di più principi attivi, indicando così come una combinazione di più fattori possa determinare mortalità anomale e spopolamento degli alveari. Nel corso del 2017 sono state registrate 124 segnalazioni di mortalità o spopolamenti di alveari, delle quali 50 con presenza di principi attivi rinvenuti nelle api. Queste segnalazioni sono state suddivise per regione (Figura 1.21) e mostrano la presenza dei differenti principi attivi (Tabella 1.16) rinvenuti dalle analisi su campioni di api morte. Da evidenziare che i dati possono non rappresentare la totalità degli eventi di moria delle api in quanto spesso gli apicoltori, per non incorrere nelle verifiche degli organi di controllo, preferiscono sovente non segnalare le eventuali morie di api, poiché a seguito di tali denunce è previsto il sequestro cautelativo dell’apiario''.

 

''Secondo quanto emerso dalle analisi dei dati disponibili per i tre anni, le sostanze attive più riscontrate nei campioni sono state le seguenti: imidacloprid, clothianidin e thiametoxan rilevati in 9 casi di morie nel 2015 e in 11 casi nel 2016; mentre nel 2017 sono stati registrati solo 4 rinvenimenti di clothianidin; chlorpyriphos insetticida fosforganico, altamente tossico per le api rilevato in 2 casi di morie nel 2015 e 6 casi di morie nel 2016; nel 2017, invece, sono stati registrati ben 14 casi; permetrhina, insetticida piretroide largamente utilizzato soprattutto per le disinfestazioni contro le zanzare e altri insetti molesti altamente tossico per le api, è stato rinvenuto in 2 casi di moria nel 2015, in 6 nel 2016 e in 7 nel 2017.

 

Nel 2015 la regione con maggior numero di episodi è stata Lombardia (10 casi), seguita dal Veneto e dalla provincia autonoma di Trento, rispettivamente con 6 e 5 casi. Anche nel 2016 il Veneto e la Lombardia, entrambi con 11 casi osservati, sono state le regioni che hanno registrato il numero più elevato di avvelenamenti, seguite dalla provincia autonoma di Bolzano con 10 casi. Nel il 2017, invece, la maggioranza dei casi osservati si evidenzia nella provincia autonoma di Bolzano (15), seguita da Valle d’Aosta (8) e Veneto (7). Infine dall’analisi del trend annuale di morie, si evince che i mesi con maggior numero di casi sono aprile, maggio e giugno, coincidenti con le fioriture primaverili (Figura 1.22). In tali periodi, nei quali è vietato effettuare trattamenti fitosanitari, le api svolgono un intensa attività di bottinamento che le rende maggiormente vulnerabili alla presenza di inquinanti diffusi nell’ambiente, in particolare i fitosanitari nelle aree agricole dopo i trattamenti''.

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