Migliora l'acqua dell'Adige e tornano gli Scazzoni, i pesci preferiti dal principe vescovo Madruzzo
Nelle ultime settimane hanno preso il via i controlli quanti-qualitativi del patrimonio ittico presente. È stata registrata la ricomparsa in quantità evidente dello Scazzone ( o Marsone), una specie molto sensibile all'inquinamento

TRENTO. L'acqua dell'Adige è migliorata. A confermarlo sono le prime rilevazioni che si stanno facendo lungo il fiume attraverso un controllo quanti-qualitativo del patrimonio ittico presente.
Un'operazione importante e che consente di rilevare attraverso degli indicatori quanto l'acqua dell'Adige sia sana. A partire dal mese di aprile, infatti, per il campionamento da riva sono state scelte sei stazioni: San Michele, Zambana, Trento, Calliano, Mori, Avio. Il rilevamento in alveo si esegue lungo l’intero tratto compreso tra S. Michele e Avio operando da un barcone attrezzato prestato dai colleghi della Provincia di Bolzano.
L'operazione avviene in questo modo: la cattura dei pesci è affidata ad un apparecchio denominato storditore elettrico. I pesci raccolti vengono classificati, misurati, pesati e poi rilasciati. I dati del campionamento vengono successivamente confrontati con quelli delle denunce di pesca di annate precedenti. Ciò per avere elementi di confronto e misurare cambiamenti in atto.
Le operazione sono iniziate proprio in queste settimane e i primi risultati stanno dimostrando che vi è un miglioramento della qualità dell’acqua nell’Adige. Questo si desume da un'importante ricomparsa in quantità evidente dello Scazzone (o chiamato anche Marsone).
Questa tipologia di pesce non è nuova ma in Trentino non era molto presente. Era diventata una specie molto rara nei principali corsi d’acqua di fondovalle e nella maggior parte dei loro affluenti a causa dell’alterazione degli ambienti acquatici. . Il fatto che ora sia tornato a “popolare” con diversi esemplari le acque dell'Adige è un segnale positivo. Lo Scazzone, infatti, è un pesce molto sensibile agli inquinamenti e proprio per questo è considerato un indicatore biologico della qualità dell’ambiente acquatico; risente anche dell’alterazione fisica degli alvei (canalizzazioni che eliminano i ripari naturali) e delle immissioni di salmonidi, suoi predatori.

“Il miglioramento delle acque dell'Adige – ha spiegato Leonardo Pontalti, ittiologo dell'Ufficio faunistico della Provincia di Trento – si è iniziato a rilevare da alcuni anni grazie a diversi tipi di analisi. La comparsa di specie con diversa sensibilità all'inquinamento è un indicatore importante. Il Marsone era già stato trovato in altre occasioni ma sempre esemplari sporadici. Le ultime rilevazioni, partendo dalle zone più a valle, fatte attraverso la pesca elettrica per il campionamento del patrimonio ittico, hanno rilevato molti più esemplari di questo pesce”.
La storia dello Scazzone in Trentino è molto antica e la specie è citata già in alcuni documenti del 1500. Se ne parla infatti nei menù che venivano preparati dal cuoco del cardinale Madruzzo, principe di Trento.
Il cuoco, infatti, teneva una nota nella quale riportava ogni giorno gli alimenti acquistati, la loro provenienza, i nomi dei fornitori e le spese sostenute. In un documento del 1564, citato in un approfondimento della rivista “Dentro Natura” si legge: “Adì primo del sodetto mese, dato a Battista de Dro, per libre 7 cavedoni, grossi 5 la libra. Adì 8 soprascritto, dato a Battista de Dro, per libre 10 ½ cavedoni et trutele de la Sarca, grossi 5 la libra …”. I “cavedòni” sono gli scazzoni, gli squisiti pesciolini di ruscello chiamati dai trentini anche marsoni. Gli scazzoni erano pagati “grossi 5 la libra”, un prezzo elevato, pari a quello delle lamprede e delle trote2 , superiore a quello delle pessate di Caldonazzo (alborelle, 2 grossi la libbra), delle scardole (2), dei savei (savette, 3), degli squaloti (cavedani, 3), delle tenche (3) e dei luzi (4), cioè delle altre specie ittiche locali cucinate in quel periodo dell’anno al Castello del Buonconsiglio.