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In tutto il mondo esiste solo qui (tra Trentino e Veneto). Vaia la sta mettendo in grande pericolo ma la Salamandra di Aurora resiste

Tra Asiago e Vezzena l'opera di esbosco e di rimozione degli alberi schiantati ha dovuto fare i conti anche con la Salamandra di Aurora. Il passaggio di mezzi pesanti rappresenta infatti una concreta minaccia per questa salamandra che nei giorni piovosi di primavera inoltrata ed estate esce dai suoi rifugi sotterranei, correndo il rischio di restare schiacciata dai macchinari in azione

Foto di Karol Tabarelli de Fatis/Arch. Muse
Pubblicato il - 05 novembre 2019 - 12:44

TRENTO. Un anno fa Vaia si abbatteva sui nostri boschi. Una calamità terribile che ha colpito tutte le Alpi orientali, con forti piogge e venti di scirocco che hanno superato i 200 km/h. Trentino, Veneto e Friuli le regioni più colpite. Ettari e ettari di bosco abbattuti e danni, soprattutto ambientali, enormi.

 

I comuni colpiti si sono attivati, da subito, per gestire l'emergenza e rimuovere il legname schiantato. Una delle zone colpite è stato l'Altopiano dei Sette comuni. In quest'area, tra Asiago e Vezzena, l'opera di esbosco e rimozione degli alberi ha dovuto però fare i conti con un altro problema. All'esigenza di portare via il legname si è aggiunta, infatti, l'urgenza di tutelare una rarissima sottospecie della salamandra alpina, la cosiddetta Salamandra di Aurora (salamandra atra aurorae), endemica di questi luoghi.   

 

L'Italia è il paese europeo che vanta la più alta biodiversità, animale e vegetale. Questo particolare anfibio è stato descritto, per la prima volta, circa quarant'anni fa da un erpetologo vicentino Pierluigi Trevisan (zoologo specializzato in rettili e anfibi) che le ha dato il nome della moglie. La Salamandra di Aurora vive in un'area di nemmeno 30 chilometri quadrati a cavallo tra Veneto e Trentino. E c'è solo qui, in tutto il mondo

 


(Foto di Karol Tabarelli de Fatis/Arch. Muse)

 

A differenza della salamandra alpina (Salamandra atra), che è completamente nera, la Salamandra di Aurora presenta il dorso maculato di giallo e ha abitudini particolari: è attiva per pochissimi mesi all'anno, dalla tarda primavera all'autunno. Durante il resto del tempo vive nelle profondità del terreno. Le femmine, al contrario di quanto accade per la maggior parte degli anfibi, non depongono le uova ma lo sviluppo embrionale e quello larvale avvengono all'interno del corpo materno. La gestazione è molto lunga: dura circa due anni e nascono al massimo due piccoli già formati, copie in miniatura dell'esemplare adulto. Questo, insieme alla sua distribuzione concentrata in un'area ristretta, pone un serio problema di conservazione della specie.

 

L'arrivo di Vaia ha aggravato la situazione. Il passaggio di mezzi pesanti, come quelli impiegati nelle operazioni di esbosco, rappresenta infatti una concreta minaccia per questa salamandra che nei giorni piovosi di primavera inoltrata ed estate esce dai suoi rifugi sotterranei, correndo il rischio di restare schiacciata dai macchinari in azione. I mezzi, inoltre, rischiano di distruggerne i potenziali rifugi, schiacciando terreno muschio e cortecce. 

 


(Foto di Karol Tabarelli de Fatis/Arch. Muse)

 

Si è pertanto reso necessario, al fine di elaborare una strategia ottimale in grado di rispondere contemporaneamente alle necessità di conservazione e alla gestione dell’emergenza, uno stretto confronto tra ricercatori e pianificatori ed operatori della silvicoltura del territorio. Un obbiettivo, questo, che è stato raggiunto grazie ad un’attenta pianificazione delle operazioni in bosco e grazie al confronto tra esperti del Muse e del Cnr, Servizi Aree Protette e Foreste e fauna della Pat, gli uffici distrettuali forestali e i custodi forestali del Comune di Levico Terme.

 

Nelle aree dove la frequentazione dell’anfibio era stata precedentemente accertata (dagli erpetologi della Sezione di Zoologia dei Vertebrati del Muse e del Cnr sull’Altopiano di Vezzena), le indicazioni date hanno seguito due semplici criteri cautelativi: procedere all’esbosco in inverno e primavera, con terreno gelato, e sospendere invece i lavori in primavera inoltrata ed estate, durante il picco di attività dell’animale.

 

Sulla base di un confronto con i dati antecedenti all’evento climatico, gli ultimi rilievi fanno comunque ben sperare per la Salamandra di Aurora, evidenziando la presenza ed una buona attività degli animali durante le giornate meteorologicamente favorevoli (piovose). 

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