Contenuto sponsorizzato

Ghiacciai dello Stelvio, sempre più neri: "Ogni anno si ritirano di 50 metri. La loro capacità di riflettere la luce si è dimezzata"

Uno studio condotto dall'Università di Milano sull'annerimento dei ghiacciai dell'Ortles-Cevedale disegna un quadro drammatico degli effetti del riscaldamento globale. La riflettività delle superfici si è dimezzata, accelerando la fusione e la ritirata dei ghiacci

Di Davide Leveghi - 05 agosto 2019 - 19:15

TRENTO. Se dagli anni '50 agli '80 la perdita media annua di superficie dei ghiacciai si muoveva attorno alla percentuale dello 0.5%, nell'ultimo decennio si è passati a ben oltre il 2%. E' questo il dato più allarmante che emerge da uno studio sull'annerimento dei ghiacciai dell'Ortles-Cevedale, nel Parco dello Stelvio, condotto da un'equipe guidata da Davide Fugazza, ricercatore dell'Università di Milano.

 

I ghiacciai- spiega il ricercatore del Dipartimento Scienze e Politiche ambientali dell'Ateneo meneghino-, in quanto più sensibili all'aumento delle temperature, ci danno indicazione di ciò che sta avvenendo nel mondo, in sincronia con lo scioglimento dei ghiacci e gli incendi in Groenlandia. Questi fenomeni evidenziano che i segnali che la natura ci sta dando non si possono ignorare”.

 

Lo studio, partendo dall'elaborazione delle immagini dei satelliti di oltre quarant'anni, mostra un quadro disarmante: . Nel ghiacciaio del Gran Zebrù, sopra i 3mila metri, e in quello dei Forni, il più esteso dell'Ortles-Cevedale, dal 1960 al 2015 si è registrata una perdita di estensione del 30%, con uno scioglimento in poco più di cinquant'anni di 137 km quadrati di nevi perenni- per capirci l'acqua contenuta nel lago di Como.

 

La ritirata delle lingue di ghiaccio, pertanto, ha assunto una preoccupante accelerata: “Il tasso attuale di ritiro è del 2.6% annuo- illustra il coordinatore della ricerca-. Il nostro studio non contiene una previsione della scomparsa di questi ghiacciai, ma in base ad altri studi condotti sull'arco alpino si prevede con abbastanza sicurezza che entro il 2050 verrà perso circa il 50% dei ghiacciai, mentre per il 2100 ne scomparirà il 90%”. Numeri impressionanti, dunque, che fotografano una realtà drammatica, approfondita dai dati sull'annerimento delle superfici.

 

Osservare la superficie dei ghiacciai, infatti, permette di comprendere come qualcosa vada decisamente storto. Il colore marrone o nero testimonia l'estesa presenza invasiva delle polveri sottili che impediscono la riflessione dei raggi solari, dando vita al fenomeno della cosiddetta “dark snow”, in cui il valore di albedo- cioè di riflessività della superficie- risulta essere sempre più basso, con conseguente assorbimento delle radiazioni solari ed una fusione maggiore.

 

Dagli anni '80 a oggi il valore di albedo, in virtù dell'annerimento delle superfici ghiacciate, si è dimezzato. La capacità di riflettere le radiazioni solari, dunque, è nettamente ridotta- prosegue Fugazza-. Il nostro studio, condotto in due anni da un'equipe di 5 persone, specula sulle cause mostrando come queste siano in parte naturali (aumento della copertura detritica) ed in parte, soprattutto, antropiche (incendi boschivi, particolato fine dei motori diesel, polvere delle attività industriali). Cause naturali che in realtà dipendono anche dall'attività dell'uomo, visto che questa contribuisce ad erodere e a rendere più friabili i versanti delle montagne”.

Le immagini dell'annerimento e del ritiro dei ghiacci dell'Ortles-Cevedale
La morena centrale del ghiacciaio dei Forni, una vasta area di copertura detritica che è andata espandendosi negli ultimi 30 anni
La fronte del ghiacciaio dei Forni con evidenti segni di annerimento
La fronte del ghiacciaio dei Forni con evidenti segni di annerimento
La fronte del ghiacciaio dei Forni con evidenti segni di annerimento
Un rilievo tramite drone della superficie del ghiacciaio
L’annerimento del ghiacciaio dello Zebrù dal 2003 al 2012
Il ritiro del ghiacciaio dei Forni in oltre un secolo
La seraccata orientale del ghiacciaio dei Forni nel 2003 (sinistra) e 2012 (destra) con evidente ritiro ed annerimento

 

Processi di annerimento e conseguente regresso dei ghiacciai, quindi, dipenderebbero da concause legate in gran parte all'attività dell'uomo. A quelle suddette dal titolare della ricerca, se ne aggiungono altre evidenziate dallo stesso studio, come la presenza di microplastiche nei ghiacci (nella lingua del ghiacciaio dei Forni si potrebbero trovare 162 milioni di particelle di plastica, quantità paragonabile a quella che si trova nelle acque del Mediterraneo e sui litorali d'Italia).

 

Questo insieme di situazione ha permesso di valutare in maniera accurata la rapidità con cui avviene la fusione, tracciando modelli previsionali in grado di misurare il regresso delle nevi e pertanto l'incidenza dei cambiamenti climatici. I dati ottenuti dal team di ricerca disegnano una realtà scioccante, con la fusione per esempio del versante lombardo del gruppo Ortles-Cevedale che ha interessato un'area di 25 km quadrati, pari al 49% della superficie ghiacciata, di cui un 34% scomparso nel periodo tra il 1990 e il 2012- con un'accelerazione notevole visto il -13% nel solo periodo 2007-2012. L'arretramento dei ghiacci viaggia ad una velocità di 50 metri all'anno, con un parallelo assottigliamento di 5 metri.

 

Gli effetti su ecosistema ed economia non possono che risultare devastanti. “La scomparsa dei ghiacci avrà effetti innanzitutto sull'ambiente, andando a colpire flora e fauna alpine. Tra le altre conseguenze rilevanti per l'uomo ci sarà la ricaduta sull'energia idroelettrica, che da sempre si sostiene con l'acqua proveniente dallo scioglimento estivo dei ghiacci, con un apporto che per un momento sarà maggiore ma poi via via diminuirà. In secondo luogo sul turismo, visto che sui ghiacciai si scia e che richiamano alpinisti da tutto il mondo”.

 

E la realtà dei ghiacci, alla luce delle immagini che giungono da tutto il mondo, non fanno che approfondire la gravità della situazione complessiva. “Le soluzioni stabilite dall'Accordo di Parigi del 2015- spiega Fugazza- stabiliscono come sia necessario contenere l'aumento delle temperature entro 1.5º. È urgente procedere subito a ridurre le emissioni inquinanti e ad effettuare delle politiche sensibili. Superare i 2º rispetto all'era preindustriale sarebbe già catastrofico”.

 

E l'Italia a riguardo come si sta muovendo? “Gli impegni sono stati presi- chiosa- ma non mi risulta siano stati rispettati. Il tema dell'ambiente è completamente assente dall'agenda politica. Non possiamo che evincere di essere indietro”.

Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
In evidenza
Ambiente
21 gennaio - 12:42
Il Gps di Puck ha trasmesso i segnali e subito i carabinieri forestali si sono attivati raggiungendo la casa dell'uomo. Dopo una perquisizione la [...]
Esteri
21 gennaio - 12:24
Non è la prima volta che si verifica un fenomeno di gelicidio sulle strade della Valsugana
Cronaca
21 gennaio - 12:31
E' successo poco prima di mezzogiorno e sul posto si sono portati i vigili del fuoco e i soccorsi sanitari. L'uomo sarebbe rimasto con la gamba [...]
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato