Bruciano 3,2 milioni di ettari di foreste in Siberia (Vaia aveva distrutto 42.000 ettari di boschi). Mai così tanto Co2 dall'Artico
Gli incendi (che sono scoppiati anche in Alaska, Canada e Groenlandia) stanno provocando una produzione di oltre 50 megatonnellate di biossido di carbonio immesse in atmosfera, l’equivalente delle emissioni annue totali di tutta la Svezia. Un numero più alto, spiega l'Organizzazione meteorologica mondiale, di quanto sia stato rilasciato dagli incendi dell’Artico tra il 2010 e il 2018 messi insieme

OMSK (RUSSIA). Se Vaia ha sconvolto i boschi del Trentino Alto Adige, del Veneto e del Friuli andando a radere al suolo qualcosa come 41.000 ettari di alberi in Russia in queste ore sono sotto attacco 3,3 milioni di ettari di foreste. Il paragone è impressionante, il dato spaventoso. Un'area più grande del Belgio sta andando a fuoco e le regioni più colpite sono Krasnoyarsk e Irkutsk, la Siberia e la Yakuzia. Un disastro terribile che oltre a provocare la distruzione di piante e animali sta causando anche un'inevitabile inquinamento atmosferico con il fumo che sale denso e nero e sta raggiungendo, addirittura, le cittadine più vicine agli Urali.
Ma non è tutto: per Greenpeace Russia c'è un altro effetto provocato da questa catastrofe, la produzione del cosiddetto ''black carbon'', particelle che portate dal vento raggiungeranno l'Artico andando a sporcare i ghiacci e fungendo da catalizzatori per la luce solare velocizzando, così, lo scioglimento. Qui sotto la ricostruzione grafica della Nasa che mostra il diffondersi di queste particelle nelle diverse giornate e nei diversi luoghi sconvolti dagli incendi.
(QUI LA RICOSTRUZIONE DELLA NASA)
La situazione, insomma, è davvero critica e al momento sul posto sono attive oltre 2.000 persone che tra vigili del fuoco, esercito, forze dell'ordine e semplici cittadini stanno cercando di fronteggiare i diversi fronti degli incendi inizialmente lasciati stare perché, come previsto anche a libello normativo, sono queste superfici boscose talmente estese e isolate che si ritiene economicamente insostenibile spegnere qualsiasi principio d'incendio e preferibile attendere che terminino da soli, se non superano certe dimensioni (sono le cosiddette ''aree di controllo'' monitorate solo dai satelliti) .

L’Organizzazione meteorologica mondiale ribadisce che gli incendi scatenano nell'atmosfera anche inquinanti nocivi tra cui gas tossici come monossido di carbonio, ossidi di azoto e composti organici non metanici. E fa l'esempio del Canada quando i terribili incendi del 2014 avevano bruciato oltre 7 milioni di acri di foreste, rilasciando nell’atmosfera più di 103 milioni di tonnellate di carbonio, la metà di quanto tutte le piante e gli alberi in Canada assorbano in un anno intero.
La situazione, insomma, nell'emisfero nord del mondo si fa sempre più critica. Le temperature si alzano, il clima è sempre più secco e dall'inizio dell'estate, da giugno, si calcola che sono stati più di 100 gli incendi di lunga durata nel circolo polare artico. Ciò si traduce in 50 megatonnellate di biossido di carbonio immesse in atmosfera, l’equivalente delle emissioni annue totali di tutta la Svezia. Un numero più alto, spiega sempre l'Organizzazione meteorologica mondiale, di quanto sia stato rilasciato dagli incendi dell’Artico tra il 2010 e il 2018 messi insieme.

Ma non è tutto: il satellite Sentinel ha scattato foto mostrando roghi scoppiati non solo in Siberia ma anche in Groenlandia, Alaska e Canada. Sono ben visibili le colonne di fumo che si alzano come fossero piccoli vulcani, in aree inabitate e selvagge. In particolare in Alaska si sono verificati da giugno quasi 260 incendi, molti innescati dai fulmini, che hanno bruciato circa 1 milione di ettari di foreste.