Arriva la primavera e torna il problema processionaria. Già i primi casi nell'Alto Garda. Salvadori (Fem): ''Rischio per piante e animali''
Il contenimento dell'insetto, nemico numero uno dei cani, è obbligatorio. L'esperta: ''Alla lotta chimica si è sostituita quella fatta con insetticidi biologici e trappole apposite''

TRENTO. L'inverno sta finendo e, come ogni anno da oltre 500 anni, torna il problema della processionaria. Un problema, spiega la responsabile monitoraggio fitopatologico delle foreste trentine della Fondazione Edmund Mach, Cristina Salvadori, "che riguarda soprattutto piante e animali".
Un fenomeno che inizia già a emergere nell'Alto Garda, dove si segnala da più parti la comparsa anticipata della caratteristica "processione" con cui le larve di processionaria abbandonano le piante e scendono a interrarsi per la muta, a causa presumibilmente della temperatura particolarmente mite di questo periodo.
Fino a quando le larve non si saranno interrate per la muta (cosa che succede orientativamente entro la fine di aprile), si raccomanda la massima prudenza, specie con i bambini e i cani, che muovendosi nei prati potrebbero arrivare a contatto con le larve o anche solo con i loro peli urticanti.
Sono diversi i rischi. La processionaria è un parassita molto temibile non solo per la sopravvivenza di varie specie arboree, ma anche per l'uomo: il contatto con i peli urticanti delle larve può provocare sintomi come dermatiti, congiuntiviti e attacchi d'asma, anche di una certa gravità.
Nel periodo in cui lasciano i nidi invernali per stabilirsi a terra, le larve perdono con facilità i peli urticanti, i quali, anche per l'azione del vento, possono essere inavvertitamente inalati, con l'effetto di irritazioni delle vie respiratorie e, se ingeriti, di infiammazione delle mucose della bocca e dell’intestino.
Tra gli strumenti di lotta alla processionaria si segnala, su indicazione della Fondazione Mach, una novità: si tratta del Procerex Collier, una trappola meccanica a forma di collare da posizionare sul tronco dell’albero, semplice da montare e molto efficace nel catturare i bruchi, riutilizzabile per due o tre stagioni.
"In Trentino il fenomeno della processionaria interessa soprattutto le zone d'alta quota - spiega Salvadori - dove la lotta per debellarla è obbligatoria. Lo prevede un decreto nazionale del 2007, soprattutto per le zone private adibite a pineta e in quelle frequentate dalla popolazione, è necessario impegnarsi per arginare questa problematica".
L'esperta accenna ancora alla normativa: "Le norme per questa lotta sono spesso state oggetto di critica e modifica, per via dei metodi considerati troppo invasivi per l'ambiente. Questi, un tempo, prevedevano l'utilizzo di composti chimici, che potevano danneggiare la flora e la fauna del luogo, provocando la morte di animali e piante".
La situazione al giorno d'oggi è cambiata: "Ora sono stati sostituiti da insetticidi biologici e da trappole apposite che, poste alla base degli abeti, impediscono la risalita sul tronco dell’insetto, catturandolo e trattenendolo fino all'arrivo dell'uomo che dovrà poi liberarsene con cura".
Anche dopo la morte, comunque, la processionaria non cessa di essere un pericolo a causa del suo manto urticante. Un problema non tanto per l'agricoltura, quanto per gli uomini e gli animali che ne vengono in contatto. Le vittime principali sono spesso i cani che, inalando la peluria urticante di questo insetto, possono arrivare a soffrire di problemi alle mucose e alla lingua.
"Differentemente da quanto si pensa - precisa Salvadori - non vengono colpiti solo coloro che sono vittime di allergie, ma chiunque può essere soggetto ai sintomi provocati dalla processionaria".
"Da sempre quest'insetto rappresenta uno dei problemi più grandi per persone, animali e piante - prosegue l'esperta della Fondazione Edmund Mach - Legata ai cicli di sviluppo di queste ultime è la periodicità di nascita della processionaria, che attacca gli alberi circa ogni 7-8 anni, lasciando alla pianta il tempo di rigenerare la sua chioma. Tra le specie più colpite ci sono i pini".
Quindi un po' di storia: "Già presente nel 1500, anno a cui risalgono le prime descrizioni, la processionaria non è mai stata né invasiva, né ha avuto particolari picchi di crescita . È sempre stata contenuta e fa parte dell'ambiente naturale del luogo. Un aspetto particolare, proprio di poche specie di insetti, è che, nonostante sia tipica di zone mediterranee (quali il Nord Africa e l'Eurasia) abbia uno sviluppo principalmente invernale. Esso comincia dalla fine dell'estate per concludersi all'inizio della primavera, periodo dopo il quale si formano le crisalidi nel terreno, che si schiudono in estate e danno poi inizio a un nuovo ciclo. La elevata adattabilità alle temperature della processionaria le permette di rispondere molto bene alle variazioni climatiche, garantendole un'alta probabilità di sopravvivenza".