Vigneti biologici, crescono in Trentino ma ancora è lontano il livello nazionale
Oggi a San Michele si è parlato di traguardo del 10% della superficie vitata raggiunto quest'anno. Un traguardo, però, che a livello nazionale era stato già superato nel 2016. Presentati dati e studi sul tema. Nove famiglie su dieci hanon acquistato prodotti biologici

TRENTO. Si è ancora molto indietro anche se piano, piano il gap con il resto d'Italia sta venendo colmato. In Trentino cresce il biologico in ambito vitivinicolo arrivando a toccare il 10% dell'intera superficie vitata provinciale. Un dato salutato con grande entusiasmo, definito addirittura un traguardo, oggi a San Michele durante la giornata tecnica biologica. In realtà sono dati inferiori a quelli nazionali dove ancora nel 2016 la media di superficie coltivata secondo metodi bio (dati Sinab) era dell'11%. Insomma il rischio, come al solito, è quello di credersi molto bravi quando da altre parti in realtà si fa già molto meglio.
Certamente si è fatto un grande passo avanti: stando ai dati della Provincia si è passati dal 2008 al 2017 da 118 a 970 ettari con un incremento di oltre 8 volte raggiungendo nel primo semestre 2018 la soglia dei 1000 ettari (il 10% dell’intera superficie vitata provinciale). Insomma si è quasi raggiunto il livello nazionale di due anni fa (quando gli ettari coltivati a biologico erano 66mila) ma ancora non si è in media con il resto del Paese che oggi viaggia su dati superiori al 15%.
A San Michele, comunque, oggi c'erano più di 300 viticoltori per parlare di biologico in collaborazione con il Centro di sperimentazione Laimburg. Al mattino si è tenuto un focus sulle esperienze in viticoltura con incontro tecnico in aula magna e visita alle prove sperimentali, mentre nel pomeriggio a Laimburg è stata la volta della frutticoltura.
"L’evento di oggi – ha spiegato Claudio Ioriatti, dirigente del centro trasferimento tecnologico - si innesta in un periodo molto ricco di incontri tecnici dove gli agricoltori possono conoscere e verificare le applicazioni in campo delle sperimentazioni condotte dalla Fem per risolvere problemi contingenti o per migliorare grado di sostenibilità. La forte presenza di viticoltori oggi è un segno importante di come il comparto biologico sia in costante crescita. Negli ultimi anni San Michele si è impegnato e ha investito molto, tanto da raddoppiare il personale della consulenza e della sperimentazione, e ha puntato anche sulla formazione con corsi specifici per agricoltori, per la scuola superiore e per il corso di laurea".
Enzo Mescalchin, responsabile del dipartimento ambiente e agricoltura di montagna del centro trasferimento tecnologico, ha fornito alcuni importanti dati. Citando il rapporto Ismea nove famiglie italiane su 10 hanno acquistato durante l’anno prodotti biologici. Inoltre l’incidenza del bio sui consumi degli italiani ammonta al 3%, e il vino sta avendo un costante incremento di domanda interna ed estera. Una tendenza che, è stato detto in questa sede, è stata ben interpretata dalle aziende trentine. Nelle relazioni tecniche di Luisa Mattedi e Silvia Gugole sono stati affrontati i temi delle alternative al rame e delle misure da adottare in vista di una probabile riduzione dei quantitativi ammessi di questo metallo in agricoltura biologica.
Nella presentazione di Roberto Zanzotti si è poi affrontato il tema degli effetti del sovescio come fonte di sostanza organica nel vigneto e della sua capacità di modificare i contenuti di azoto nel suolo sulle foglie e nei grappoli. L’ultima relazione, presentata da Marino Gobber, ha riguardato la potatura delle viti e l’importanza di utilizzare tecniche rispettose delle fisiologia della pianta efficaci nel pervenire la comparsa di pericolose malattie del legno quali il mal dell’esca. La mattinata si è conclusa con la visita ai vigneti che ha dato modo ai partecipanti di osservare direttamente l’esito delle sperimentazioni descritte dai tecnici e con una dimostrazione pratica sulle tecniche di potatura.