L'Ue mette al bando la mutagenesi. Attilio Scienza scrive a il Dolomiti e spiega in sintesi cosa è accaduto
Dopo il nostro articolo che lanciava l'allarme anche per la Fondazione Mach interviene uno dei luminari assoluti nel campo dell'agricoltura, docente a Milano e tra i massimi esperti di enologia al mondo (una settimana fa è stato, tra l'altro, nominato chief scientist della Vinitaly International Academy)

TRENTO. La notizia de ilDolomiti di sabato ha scosso gli animi e fatto il giro del Paese. Questo era il titolo: ''L'Europa mette al bando il genome editing paragonandolo agli Ogm. Duro colpo per il Trentino e la Fondazione Mach'' dove si spiegava che il 25 luglio è arrivata una sentenza della Corte di giustizia europea che rischia di abbattere una delle tecniche più all'avanguardia e di prospettiva sviluppate a San Michele.
Quella che la professoressa del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente, Stella Grando ci spiegava essere: "La ricerca applicata che come obiettivo ha la produzione di nuove varietà di piante resistenti". Semplificando si può dire che tramite manipolazioni genetiche (di mutagenesi, quindi agendo sullo stesso Dna della pianta tramite radiazioni e sostanze chimiche senza inserire Dna estraneo) si stava cercando di creare delle piante (viti e meleti su tutti, nel nostro caso) resistenti ai parassiti e alle malattie più diffuse in modo tale da poter ridurre sempre di più l'uso dei pesticidi. La sentenza l'avrebbe parificati agli Ogm e quindi alle piante oggetto di transegnesi (un gene estraneo viene inserito in un qualsiasi organismo tramite operazioni di ingegneria genetica).
L'articolo è arrivato ad Attilio Scienza, uno dei luminari assoluti nel campo dell'agricoltura, docente a Milano e tra i massimi esperti di enologia al mondo (una settimana fa è stato, tra l'altro, nominato chief scientist della Vinitaly International Academy). Lo ringraziamo per questo contributo che aiuta a capire quanto sta succedendo.
- in Europa c'è una direttiva OGM dal 2001 che prevede il principio di precauzione valutazione dei rischi che essi presentano per la salute umana e l'ambiente
- un gruppo di 9 associazioni francesi (con a capo Confédération paysanne), per difendere i piccoli agricoltori chiede alla corte europea di applicare la direttiva OGM non solo alle piante transgeniche ma anche a quelle ottenute per mutagenesi (senza quindi introduzione di geni). Esistono infatti piante resistenti agli erbicidi prodotte per mutagenesi guidata.
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la corte dice
- le piante per mutagenesi sono OGM come quelle per transgenesi e quindi soggette alla direttiva OGM
- la direttiva OGM non si applica però a piante che sono state prodotte con certe tecniche di mutagenesi (non specifica quali) vale a dire quelle che sono state convenzionalmente utilizzate in una serie di applicazioni e hanno una lunga storia di sicurezza
- i paesi membri possono però sottoporre anche queste piante alla direttiva OGM
- la Corte ritiene che i rischi connessi all'uso di queste nuove tecniche di mutagenesi potrebbero rivelarsi simili a quelli che risultano dalla produzione e rilascio di un OGM attraverso la transgenesi, poiché la modificazione diretta del materiale genetico di un organismo attraverso la mutagenesi rende possibile ottenere gli stessi effetti dell'introduzione di un gene estraneo nell'organismo (transgenesi) e le nuove tecniche rendono possibile produrre varietà geneticamente modificate ad un tasso sproporzionato rispetto a quelle risultanti dall'applicazione di metodi convenzionali di mutagenesi.
- i potenziali rischi fanno si che la direttiva sugli OGM si applica anche agli organismi ottenuti mediante tecniche di mutagenesi che sono emerse dalla sua adozione.
- di conseguenza le piante di cui si parla non possono essere inserite nel catalogo comune delle varietà di specie di piante agricole in quanto le sementi possono essere commercializzate solo se sono state prese tutte le misure appropriate per evitare rischi per la salute umana e l'ambiente.