Agricoltura, Dallapiccola scarica il biologico: ''Liberiamoci da questa chimera, puntiamo sulla sostenibilità''
Rendicontato il progetto Trentino Frutticolo Sostenibile lanciato da Apot. Nel 2017 il valore complessivo delle sanzioni comminate agli agricoltori è stato di circa 22 mila euro

TRENTO. “Dobbiamo liberarci dalla chimera del biologico perché non è la panacea di tutti i mali. Si declina a seconda dei luoghi. La sostenibilità, invece, è il vero tema su cui puntare”. Sono parole che hanno fatto sobbalzare sulla sedia più di qualcuno quelle pronunciate ieri dall'assessore provinciale all'Agricoltura Michele Dallapiccola nel corso della conferenza stampa di Apot: “Progetto Trentino frutticolo sostenibile, nuovi traguardi per nuovi obiettivi”.
Per molti è sembrato essere un passo indietro sul biologico che in questi anni è stato spinto da più parti mentre per altri è sembrata una strizzata d'occhio nei confronti degli agricoltori che ancora oggi non si sono convertiti.
“Sostenibile – ha chiarito Dallapiccola – vuol dire per sempre e per tutti. Ma questi due parametri non sono rispettati in questo momento dall'agricoltura convenzionale, nella lotta integrata ma nemmeno nel biologico perché non è per sempre e nemmeno per tutti. La strada invece che dobbiamo seguire è quella della sostenibilità”.
Per l'assessore la ricerca rappresenta l'elemento più importante. “Non c'è una ricetta magica – spiega - bene comunque lo stimolo di chi, preoccupato per l'ambiente, punta sulla ricerca per percorrere passi frequenti verso un ridottissimo utilizzo di agrofarmaci di qualsiasi natura. Se la ricerca mette a disposizione elementi di sintesi che possono essere metabolizzati dal nostro ambiente, per quale motivo non usarli?”.
Ricerca e sostenibilità, “sono il vero valore pagato dai consumatori e questa è la strada – ha ripetuto Dallapiccola - che la Provincia ha intenzione seguire nei prossimi anni”.
Dichiarazioni che sembrano però andare controcorrente rispetto anche ai risultati che si sono ottenuti dal biologico negli ultimi 10 anni. A confermarlo sono i dati. Se nel 2005 gli ettari di frutteto biologico in Trentino erano 252, nel 2015 sono diventati oltre 400 ettari per arrivare, secondo i progetti avviati, a 800 ettari di frutteto biologico nel 2022.

Su come intraprendere maggiormente la strada della sostenibilità l'assessore Michele Dallapicolla ha spiegato che “La ricerca scientifica ci da una mano a capire quali siano i principi attivi che sono più efficaci e con una migliore biodegradabilità per l'approccio dall'esterno. Dall'interno, invece, ovviamente la ricerca di piante che risultino naturalmente resistenti attraverso lo studio della genetica e in particolare il genome editing”
Durante la conferenza sono stati presentati i dati di sintesi e aggiornamento dell’importante percorso messo in atto da Apot, l'Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini, nell’ambito del progetto Trentino Frutticolo Sostenibile, avviato nella primavera del 2016 e concretizzatosi lo scorso luglio nella pubblicazione del primo bilancio di Sostenibilità.
A rendicontare l'andamento per il 2017, sia dal punto di vista dei controlli ma anche dei progetti avviati e in programma, è stato il direttore di Apot, Alessandro Dalpiaz. Se da un lato è stata portata avanti l’attività formativa che ha contato nel 2017 oltre 1.200 ore di docenza sul tema della Sicurezza e Tutela dell’Ambiente, con 8.996 presenze e 31.432 ore di formazione dall'altro non sono mancati i controlli su tutto il territorio.
Cardine del progetto rimangono i controlli analitici della frutta. Su 196 analisi di campioni fatti durante l'estate su frutticini e foglie il 100% sono risultati conformi mentre su 308 analisi residuali “autunnali” eseguiti sulle mele hanno visto il 99.7% di conformità. Per quanto riguarda l'impiego dei diserbanti, è stata fatta un'attività mirata. Dai controlli effettuati nel 2017 sono stati riscontrati 8,3 ettari di frutteti trattati in maniera non conferme.
Mancanze e procedure non conformi che hanno portato nel 2017 a sanzioni agli agricoltori per un totale di oltre 22 mila euro e che riguardano, fra gli altri errori, il superamento della fascia diserbata, il mancato estripo di piante scopazzate e il superamento dei dosaggi di diserbanti.