Contenuto sponsorizzato
01/03/2022 - 19:03

IL VIDEO. Gli stranieri rifugiati in Polonia: al confine prima gli ucraini

Roma, 1 mar. (askanews) - Stranieri che vivono in Ucraina si rifugiano in Polonia, attraversando il posto di controllo di Medyka, nel tentativo disperato di scappare dall'invasione russa del Paese, giunta al sesto giorno. In molti denunciano maltrattamenti e discriminazioni. "Ho visto persone svenute, picchiate, anche morte, puoi vedere persone con infarti perché era così affollato e la gente che tentava di attraversare - racconta ad Afp Fedy Ben Bahim, cittadino di nazionalità tunisina che studia medicina a Dnipro - per me erano 5 persone, poi 10 in un'ora, cadevano". "Oggi quando sono arrivato, ho visto il mio amico dell'ultima frontiera dove ti fanno il timbro sul visto per venire in Polonia, ho visto che aveva un esaurimento nervoso, sapeva solo il suo nome, non ha neanche reagito quando mi ha visto, non parlava con nessuno, stava cercando di trovare il suo telefono e passaporto, lo sto cercando, perché le guardie e i soldati non si preoccupano di questo, se muori, muori. Ho visto molte persone trasportate a braccia nella folla portate dai soldati ma nessuno si muove, niente, non ci sono reazioni, è assolutamente brutale". "In questo villaggio di cui ti parlavo (Shenynil) c'era l'inferno - spiega ad Afp Kevin Riofrìo Maldonado, cittadino spagnolo che vive a Kiev - non potevamo nemmeno ricaricare i nostri telefonini, eravamo tutti senza batteria, tagliati fuori compleamente, volevamo attaccare la presa e loro dicevano no, che non eravamo ucraini. Ci hanno chiesto 500 euro a testa per salire su un autobus e nemmeno così, dopo parlavano con i soldati e no, solo gli ucraini. Non so, sentivamo che le nostre vite non valevano niente se non eri ucraino". "Sono arrivato a un punto in cui, onestamente volevo solo morire, perché era una delusione dietro l'altra, tutti raggiungiamo un limite, abbiamo superato i nostri limiti molto tempo fa, perdevamo la testa, volevo dire basta. Ero come un robot, sapevo che dovevo uscire ed eseguivo quell'azione, ma mentalmente non ero più una persona, ero impotente perché non riuscivo a lasciare un paese dove non volevo stare" "Loro (i soldati ucraini) - rivela ad Afp Ramy Ben Hanidouch, algerino, che lavora a Kiev - non sapevano come gestirla. Era molto semplice, non devi gridare, non devi picchiarci, hanno usato la corrente per spaventarci. Non ce n'era bisogno".

Contenuto sponsorizzato
Archivio video
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
In evidenza
Ambiente
21 gennaio - 12:42
Il Gps di Puck ha trasmesso i segnali e subito i carabinieri forestali si sono attivati raggiungendo la casa dell'uomo. Dopo una perquisizione la [...]
Esteri
21 gennaio - 12:24
Non è la prima volta che si verifica un fenomeno di gelicidio sulle strade della Valsugana
Cronaca
21 gennaio - 12:31
E' successo poco prima di mezzogiorno e sul posto si sono portati i vigili del fuoco e i soccorsi sanitari. L'uomo sarebbe rimasto con la gamba [...]
Contenuto sponsorizzato