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La filosofia contro le fake news. Un incontro pubblico a giurisprudenza, dal mito della caverna di Platone ai tempi più recenti

Appuntamento per venerdì 13 ottobre alle 9.30 alla facoltà di giurisprudenza. Intervengono figure del calibro di Francesco Berto, Franca D’Agostini, Mauro Antonelli, Sara Dellantonio e Claudio Fontanari e Achille Varzi. Federico Puppo: "Il fenomeno delle fake news implica il problema della verità e il problema della verità implica il problema dell’essere"

Di Rosanna Sapia (Liceo Prati) - 11 ottobre 2017 - 16:29

TRENTO. "Il fenomeno delle fake news implica il problema della verità e il problema della verità implica il problema dell’essere. Dal mito della caverna di Platone ai tempi più recenti. Per capire questo è bene ricordare che, solitamente,  riteniamo che ciò che si pensi o si dica sia vero o falso perché corrisponde o meno a uno stato di cose, cioè quanto si sta dicendo o pensando", spiega Federico Puppo, professore di filosofia del diritto alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Trento.  

 

Il tema delle fake news rientra anche nella sfera filosofica e diventa protagonista nell'incontro pubblico 'Uno, nessuno centomila modi di essere. Argomenti di metafisica, realismo e ontologia' in programma per venerdì 13 ottobre alle 9.30 nella sala conferenze della facoltà di giurisprudenza di Trento.

 

Filosofia e fake news, perché da sempre questa disciplina che si muove tra tangibile, potenziale e possibile interessa l'ambito gnoseologico e si occupa dell’immutabile e del divenire, quindi può trattare anche il tema delle 'bufale'. "Questa affermazione - aggiunge il docente dell'ateneo trentino - potrebbe sembrare azzardata, ma i nessi sono più di quanti si possa immaginare".

 

È dai tempi dei sofisti nell'antica Grecia contro i quali Aristotele, e prima ancora Socrate e Platone, combattevano, che siamo abituati a dire (e a sentirci dire) che la verità non esiste, arrivando a sostenere che non esistono nemmeno quei fatti sulla base dei quali ritenevamo veri alcuni discorsi.

 

Si pensa infatti che i fatti non esistano più e che ciascuno possa dire e fare ciò che vuole, perciò, dimostrare la falsità altrui è sempre più difficile. "Per molte buone ragioni - dice Puppo - l’antidoto migliore è rimettere al centro della discussione, ma anche dell’educazione, il problema dell’essere e della verità, in una parola metafisica: proprio il tema al centro della conferenza di venerdì prossimo”.

 

L'incontro vede la partecipazione di figure del calibro di Francesco Berto (University of Amsterdam), Franca D’Agostini (Università statale di Milano), Mauro Antonelli (Università degli Studi di Milano Bicocca, Università di Trento), Sara Dellantonio (Università di Trento) e Claudio Fontanari (Università di Trento) e Achille Varzi (Columbia university di New York e Università di Trento).

 

"Avremo ospiti – sottolinea Puppo – alcuni dei nomi più interessanti del panorama filosofico attuale. Altro elemento da non sottovalutare è la buona riuscita dell’organizzazione di una conferenza a cui siamo coinvolti come docenti di diverse aree disciplinari dell’Università di Trento, dal Dipartimento di lettere e filosofia alla facoltà di giurisprudenza, dal Dipartimento di psicologia e scienze cognitive al Dipartimento di matematica, nel più autentico significato della multi-disciplinarità e inter-dipartimentalizzazione. Il tutto grazie al fatto che si tratta di persone che hanno in comune la stessa passione e attenzione per gli argomenti filosofici".

 

Un modo diverso per approfondire il tema della cosiddetta post-verità, che si nutre di bufale spacciate per controinformazione. Per questo si sta affermando anche la necessità di contrastare le narrazioni tossiche che dal web si diffondono nel corpo della società, propagandando così odio e violenza. 

 

Gli utenti, infatti, si sono abituati a trovare le informazioni in poco tempo attraverso i siti che frequentano più spesso. Da una ricerca effettuata dall’Osservatorio Internet Media e Doxa, emerge che il 68% degli utenti Facebook fruisce tutti i giorni o quasi di articoli giornalistici dal Social Network. 

 

Con la stessa frequenza, il 32% condivide questi contenuti tra i propri amici. I social diventano così amplificatori di news, anche non verificate, perché chiunque può condividere una notizia con estrema facilità, a volte con impatti virali, senza controllarne l’attendibilità.

 

A questo si aggiunge che tutte le notizie vengono presentate allo stesso modo, con la stessa grafica, rendendo meno immediata l’associazione dell’informazione alla testata giornalistica che effettivamente l’ha realizzata e quindi diventa più difficile, per un lettore non attento, distinguere una fonte autorevole da quelle che non sono tali.

 

Appuntamento quindi per venerdì 13 ottobre alle 9.30 nella sala conferenze della facoltà di giurisprudenza di Trento per un punto di vista diverso e filosofico sul fenomeno delle fake news.

 

 

 

 

 

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