Incidenti da valanga, 15 minuti per salvare chi viene travolto. L'Eurac al lavoro per elaborare le linee guida del soccorso
L'Accedemia europea di Bolzano ha avviato uno studio con l'Università di Innsburck per creare un vademecum per gli alpinisti sul primo soccorso da foprnire ai compagni vittime della slavina: "La respirazione e il massaggio cardiaco dovrebbero essere svolti senza aspettare che l'intero corpo venga liberato"

BOLZANO. Si gioca tutto nei primi 15 minuti: se la vittima di una valanga viene soccorsa entro un quarto d'ora le possibilità di sopravvivenza si aggirano intorno al 90%. A certificarlo uno studio condotto da Eurac Research (l'Accademia europea di Bolzano) che assieme all'Università medica di Innsbruck sta sviluppando uno studio sui tempi di disseppellimento e rianimazione delle vittime. "Sappiamo che la rianimazione deve iniziare il prima possibile per evitare danni permanenti dovuti alla mancanza di ossigeno. Se le condizioni lo permettono, la respirazione e il massaggio cardiaco dovrebbero essere svolti senza aspettare che l'intero corpo venga liberato", spiega Bernd Wallner, medico di emergenza in montagna di Eurac Research che lavora anche all’Università medica di Innsbruck. "Quello che ci interessa - aggiunge - è soprattutto capire come, in circostanze difficili, ad esempio quando la vittima è sepolta in una posizione critica, si possano risparmiare minuti preziosi e svolgere la rianimazione in maniera efficace".

E' cruciale, infatti, visti i tempi strettissimi di sopravvivenza in caso di valanga, il primo intervento, quello che, giocoforza, devono condurre i compagni della vittima, in attesa dell'arrivo di operatori specializzati ed esperti del soccorso. Il nuovo studio che verrà condotto dai medici di emergenza di Eurac Research e dell’Università medica di Innsbruck si concentrerà per la prima volta proprio su questo. Lo scopo, infatti, è quello di elaborare linee guida per il soccorso e la rianimazione degli alpinisti da parte dei compagni di escursione. Per farlo i ricercatori dovranno rivedere le procedure di soccorso standard per renderle adatte a utenti non esperti.
Un aspetto che finora non era stato indagato riguarda la posizione delle persone travolte dalla valanga. Più della metà ha il corpo a monte e la testa a valle, con bocca e naso rivolti verso il basso. Per il soccorso e la rianimazione questa è la posizione peggiore. Nel nuovo studio i medici di emergenza in montagna di Eurac Research si chiedono se uno o due escursionisti sarebbero in grado di salvare un compagno rispettando i tempi raccomandati e, se sì, in che modo dovrebbero procedere.
Oggi, la letteratura scientifica raccomanda di disseppellire il corpo e successivamente sistemare la vittima in posizione orizzontale sulla schiena in modo da poter svolgere massaggio cardiaco e respirazione.

Nella prima parte dello studio i ricercatori calcoleranno quanto tempo impiega un soccorritore professionista a disseppellire completamente una persona e a metterla nella posizione standard per iniziare la rianimazione. Successivamente si avvierà la sperimentazione in cui verrà chiesto a diciotto persone di liberare dalla neve dei manichini che i ricercatori avranno seppellito sotto la neve in diverse posizioni. “I diciotto volontari rappresentano il classico sci-alpinista che ha frequentato un corso di primo soccorso e ha una preparazione di base sul soccorso in valanga”, spiega Bernd Wallner. I ricercatori calcoleranno i tempi e li confronteranno.
La seconda parte dello studio si svolgerà in clinica. Qui i ricercatori analizzeranno la qualità e l’efficacia della rianimazione grazie a manichini tecnologicamente molto avanzati in grado di misurare l’effetto del massaggio cardiaco in base a diversi parametri: in che punto viene effettuato, a quale profondità e velocità e con quale frequenza. Combinando tutti i valori, i ricercatori si aspettano di capire se le chance di sopravvivenza aumentino quando la rianimazione viene iniziata il prima possibile, anche se la posizione della vittima non è quella ideale. I risultati saranno disponibili nel corso dell’autunno.