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Emodialisi, la rivoluzione parte da Trento. Si chiama Dharma è grande come un trolley e avrà come testimonial Del Piero, Degasperi e Moro

I due trentini Hartmann e Giordano dopo le rispettive esperienze alla World Health Organization, alla Nato e alla Nasa hanno lanciato il progetto che potrebbe rivoluzionare parte del sistema sanitario. Ora (dopo 42 brevetti e tanta attività di laboratorio) parte la fase di sperimentazione negli ospedali di Trento e di Genova. La macchina per la dialisi pesa solo 8 kg, è trasportabile e autosufficiente

Di Tiberio Chiari - 12 marzo 2017 - 08:18

TRENTO. “Un dispositivo per la emodialisi portatile, domestico, di utilizzo semplice, sicuro, che occupa l'ingombro di un trolley e che può essere gestito dal paziente senza la supervisione costante di un addetto medico. Una rivoluzione nell'ambito di questi dispositivi medici che dopo alcuni anni di incubazione e necessario sviluppo sta finalmente per diventare una realtà”. A raccontarci gli esiti di un progetto giunto oggi alla sua fase operativa è il dottor Paolo Hartmann, uno dei protagonisti di questa iniziativa, nata a Trento. Altra figura chiave è l'amico e compagno di liceo, anch'egli trentino, l'ingegnere Renato Giordano, fondatore e CEO di EasyDial, l'azienda americana che ha progettato e che produrrà questo dispositivo. "Avevamo frequentato insieme il liceo Galileo Galilei - ricorda Hartmann - e ai tempi c'erano solamente due classi. Le nostre strade si sono poi divise all'università per riunirsi con questa nuova avventura e siamo felici che il trentino sarà protagonista in questo nuovo progetto. La nostalgia per la città dove si nasce non svanisce mai".

 

Ripercorrendo allora la storia vostra e di EasyDial quali sono state le tappe fondamentali per giungere a questo punto?

 

“Come si diceva, dopo il liceo a Trento io mi sono laureato in medicina e chirurgia per ritrovarmi poi a girare il mondo lavorando per la World Health Organization (WHO), mentre Renato dopo una laurea e un dottorato ingegneria della telecomunicazioni e l'Accademia aeronautica ha seguito numerosi progetti con la NATO che lo hanno portato fino agli Stati Uniti dove ha collaborato con la NASA e ha partecipato al progetto GPS. Proprio questa è stata per lui una scuola fondamentale per capire come una parte essenziale nello sviluppo di tecnologie militari che poi diventano di uso civile, come i trasmettitori satellitari GPS appunto, stia tutta nella miniaturizzazione dei componenti. Se il telefono GPS fosse rimasto grande quanto una cabina telefonica non avrebbe avuto alcun successo ne prospettiva di utilizzo. Questa premessa fondamentale ha permesso poi a Renato, che a causa di un grave diabete per più di un anno si è dovuto sottoporre a emodialisi, di immaginare ciò che con il dispositivo DHARMA sta oggi diventando realtà, cioè una macchina realmente portatile a disposizione dei pazienti che devono sottoporsi a questo trattamento altrimenti debilitante e pesantissimo, sia in termini fisici che sociali, un trattamento che provoca grandi restrizioni nella vita quotidiana e nelle abitudini dei malati costretti a sottoporvisi.”

 

A livello operativo quanto manca alla commercializzazione di DHARMA?

 

Riguardo alla commercializzazione, non posso dare ancora date precise ma siamo ad un punto di svolta. Anzi posso dire ufficialmente che dopo avere superato le prove mediche e le certificazioni necessarie negli Stati Uniti, dove abbiamo già una fabbrica attiva con più di cento impiegati, ora finalmente sono iniziati anche i test per la certificazione del macchinario in U.E.. Dopo una prima fase in laboratorio e il superamento di molti scogli burocratici, ora è iniziata una fase di sperimentazione operativa negli ospedali Santa Chiara di Trento e San Martino di Genova sotto la supervisione dei primari di nefrologia delle due strutture, molto disponibili e felici di ospitare nei loro reparti questa fase finale della sperimentazione. Una volta conclusa si inizierà la produzione per il mercato Europeo e lo stabilimento sarà posto proprio in Trentino, abbiamo già acquisito lo spazio industriale. Per noi sarà un ritorno nella nostra comunità, in termini occupazionali ciò avrà ricadute positive per il territorio e cosa importantissima fungerà da base per nuovi spin-off permettendo lo sviluppo futuro di ulteriori tecnologie mediche avanzate che già abbiamo in progetto.

 

Ma fino ad oggi cosa ha bloccato lo sviluppo di questi macchinari?

 

Riguardo alla situazione attuale dei dispositivi di dialisi e alla lentezza del loro sviluppo, bisogna ricordare che il mercato è dominato da un monopolio all'interno del quale l'azienda leader copre circa il 90% della produzione totale, mentre il restante 10% del mercato è occupato da aziende legate a quella leader per l'utilizzo dei molti componenti da lei brevettati. Dal momento della sua nascita negli anni '40 la emodialisi ha avuto un lento sviluppo, senza grandissime innovazioni e senza perfezionamenti fino agli anni 70. A parte qualche aggiornamento estetico i macchinari oggi sono identici a quelli degli anni 2000. Se ci si guarda attorno  e si vede l'evoluzione tecnologica degli ultimi decenni la cosa appare incredibile, ma è così. L'ultima macchina prodotta e che  definiscono di uso “domestico” pesa più di 80 Kg. Per giungere allo sviluppo del nuovo macchinario noi, per intuire la complessità del progetto, abbiamo dovuto registrare 42 nuovi brevetti tutelati oggi in tutto il mondo.

 

Più nel dettaglio dunque, quali saranno le specifiche di DHARMA, e le differenze rispetto ai dispositivi tradizionali?

 

La macchina è prima di tutto leggera, pesa circa 8 kg, trasportabile e autosufficiente. Non deve essere collegata a fonti esterne di acqua. Per l'intero ciclo di dialisi utilizza infatti un solo gallone di acqua distillata, circa 5 litri, mentre le macchine tradizionali ne utilizzano più di 300. Questo dettaglio vista la disponibilità di acqua a livello globale sempre più limitata non è trascurabile. Il risparmio di acqua qui in Trentino non è ancora un tema avvertito con urgenza ma vi assicuro che in California è attualità. In secondo luogo sono state miniaturizzate le pompe e all'interno del dispositivo sono presenti anche batterie che in caso di calo di potenza nella linea elettrica possono alimentare la macchina fino alla conclusione del trattamento, garantiscono circa 4 ore di autonomia.  La possibilità di diminuzione della grandezza e della potenza delle pompe deriva poi anche dal fatto che il percorso totale del sangue in DHARMA sarà di circa 80cm, meno di un metro, mentre nelle macchine tradizionali il percorso che il sangue deve sostenere prima di concludere il ciclo è di parecchi metri, decine, e dunque serve una potenza notevolmente maggiore per dare al flusso la pressione necessaria. Tutto ciò è infine reso possibile dal rivoluzionario sistema di filtraggio. In DHARMA il sangue infatti passa attraverso un filtro attivo e molto compatto nelle dimensioni che non altera il sangue a livello molecolare e permette il filtraggio completo mantenendo il sangue ad una temperatura costante. Questa parte della macchina, relativa al sistema del filtraggio, sarà usa e getta da sostituire ad ogni trattamento e questo rende ulteriormente sicuro il dispositivo. Unico intervento infermieristico che il paziente dovrà sostenere, ma a lunga scadenza, non certo settimanale, sarà quello relativo all'installazione di due tubicini in materiale plastico morbido dotati  una valvola per collegare DHARMA alle vene. A completare i dispositivi di sicurezza e controllo dell'apparecchio c'è un sistema computerizzato che sarà sempre in contatto tramite wi-fi con il centro di medico di appoggio in modo che siano tenuti costantemente controllati tutti i parametri del paziente durante la cura e poi immediatamente disponibili per eventuali analisi. Questo sistema di sicurezza in caso di alterazione dei parametri si metterà subito in contatto diretto con l'Ospedale garantendo così se necessario un pronto intervento tempestivo.

 

Siamo dunque finalmente vicini ad una svolta per i pazienti che devono sottoporsi a emodialisi?

 

Sì, sicuramente. Ora che è iniziata la sperimentazione in Italia, come prima ho detto, siamo finalmente vicini al nostro traguardo. Posso anche anticiparvi che ci saranno in Italia  alcuni testimonial speciali che hanno dato il loro endorsement a questo progetto. Una volta spiegato loro il potenziale di DHARMA hanno subito condiviso la nostra filosofia. Questi testimonial saranno il calciatore Alessandro Del Piero, il trentino Thomas Degasperi, campione mondiale di sci d'acqua, e l'alpinista Simone Moro, il primo ad aver scalato in invernale quattro ottomila tra cui il leggendario Nanga Parbat. Sicuramente poi al pari dei pazienti anche il sistema sanitario nazionale è già interessato a questo dispositivo: se analizziamo i costi di spostamento dei pazienti, il personale medico che deve seguire i trattamenti di dialisi e altre variabili, tra cui il costante invecchiamento della popolazione (sopra i 60 anni la percentuale di pazienti che devono sottoporsi a dialisi cresce enormemente), grazie all'introduzione di DHARMA la emodialisi potrà mantenere un costo sostenibile anche in futuro. L'idea è che dovrà sempre più essere la sanità, grazie a perfezionamenti tecnologici nei dispositivi a dover raggiungere il paziente e non viceversa. Questo è oggi il focus che dirige l'evoluzione dell'industria sanitaria e di questa tendenza ne siamo convinti. Il nostro obbiettivo riguardo alla emodialisi posso aggiungere che  sarà quello di miniaturizzare ulteriormente il dispositivo medico fino a renderlo grande quanto una borsetta. Ciò potrà essere reso possibile ovviando all'utilizzo di pompe e sfruttando solo la pressione sanguigna una volta  che sarà ridotto al minimo il percorso del sangue al di fuori dell'organismo. Il mio augurio è che grazie al costante perfezionamento tecnologico molte persone potranno giovare già in un futuro prossimo di quei trattamenti medici che oggi gli rimangono ancora preclusi a causa dei grandi costi e di problemi logistici, questo soprattutto nei paesi più poveri e meno sviluppati.

 


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