Dalle reti di internet la tratta di esseri umani e il traffico di migranti. L'Università di Trento, con il gruppo di ricerca eCrime, in prima linea
Andrea Di Nicola: "Ci impegniamo a fare ricerca applicata cercando di trasformare la conoscenza in strumenti innovativi e operativi che possono essere usati dalle Forze dell'ordine"

TRENTO. I criminali coinvolti nel traffico di migranti e di richiedenti asilo sanno perfettamente utilizzare internet e i social network. Li usano in modo massiccio nelle varie fasi di reclutamento, di trasporto delle persone e del loro sfruttamento. Un fenomeno questo in netta crescita e che coinvolge moltissime persone.
A confermalo sono i risultati del progetto di ricerca europeo “Surf&Sound” condotto dal gruppo di lavoro eCrime della Facoltà di Giurisprudenza di Trento. Un progetto che è durato 3 anni e che ha ottenuto un finanziamento di 300 mila euro da parte dell' Unione Europea.
Un passo alla volta i ricercatori hanno scandagliato non solo il web che vediamo tutti i giorni ma anche il cosiddetto “deep web” oltre a intervistare trafficanti e vittime per riuscire a ricostruire il traffico criminale che viaggia in rete.
“Quello che noi facciamo – ha spiegato Andrea Di Nicola, coordinatore scientifico di eCrime – è ricerca applicata cercando di trasformare la conoscenza in strumenti innovativi e operativi che possono essere usati dalle Forze dell'ordine. Con questo progetto ci siamo occupati di come le reti sociali di internet rappresentano un facilitatore per la tratta di persone e il traffico di migranti”.
Un problema di vasta scala che lo stesso Di Nicola ha incontrato già diversi anni fa nel corso dell'inchiesta sui migranti, portata avanti assieme al giornalista Giampaolo Musumeci, riportata poi nel libro “Confessioni di un trafficante di uomini”.
“Il fenomeno già si conosceva 7 – 8 anni fa – ha spiegato il coordinatore di eCrime – e abbiamo voluto approfondirlo. Il progetto di ricerca che abbiamo portato avanti ha come obiettivo far conoscere fenomeni poco esplorati che riguardano l'uso dei social nei processi criminali”.
La situazione, nel corso degli ultimi anni, si è evoluta, adattandosi ai continui cambiamenti del contesto geopolitico, sociale e tecnologico. Internet da parte dei criminali viene impiegato in modo massiccio e questo perché la rete permette a queste persone di rimanere distanti dalla transazione illecita, favorendo il contatto diretto tra i compratori del sesso a pagamento con le vittime di tratta.
«Dall’analisi degli annunci in internet – si spiega nel progetto – risulta evidente come i criminali coinvolti nel traffico di migranti conoscano molto bene le normative nazionali, sovranazionali e internazionali legate ai visti e alle procedure per richiedere asilo e come riescano a sfruttare le vulnerabilità di tali legislazioni”.
Nel corso della ricerca sono state trovate numerose pagine internet in cui vengono forniti suggerimenti su dove e come fare la richiesta d’asilo e sui Paesi in cui emigrare e nel deep web, addirittura, il gruppo di ricerca ha trovato persino un manuale con una serie di suggerimenti utili per le persone che vogliono dedicarsi a questa attività illegale.
Per quanto riguarda la tratta di esseri umani, è in aumento il “reclutamento” attraverso i social. Tra questi Facebook è quello di maggior utilizzo, seguito poi da Twitter e Instagram. Ed è proprio in questo mondo virtuale che si trovano annunci di lavoro che spesso nascondono invece reclutamenti a fine di tratta. Trovare questo genere di annunci e soprattutto distinguerli da quelli leciti non è semplice. Per questo sono stati elaboratori degli indicatori, utili in futuro anche alle Forze dell'ordine, capaci di individuare gli annuncia a rischio: l’utilizzo di foto uguali in siti/annunci diversi con informazioni diverse sulla persona e sulle prestazioni (come costi o numeri di telefono), incongruenze tra la persona presente nella foto dell’annuncio e le informazioni presenti (ad esempio nazionalità, o età), l’utilizzo di immagini di persone molto giovani (probabilmente minorenni), annunci che pubblicizzano servizi (soprattutto sessuali) offerti da persone diverse da quella che scrive l’annuncio.
Se parliamo, invece, del traffico di migranti e di richiedenti asilo, solo occasionalmente queste persone vengono sfruttate nel paese di arrivo. Abbiamo però anche questo caso moltissime pagine Facebook ma anche Instagram e Twitter dove i trafficanti di uomini pubblicizzano i loro servizi come se fossimo alla presenza quasi di una vera e propria agenzia.
Anche questo caso sono stati elaboratori degli indicatori: la presenza nell’annuncio di alcune immagini specifiche (la bandiera europea o il visto); la dicitura “visa schengen” nel nome del profilo, della pagina o del post; la proposta e/o l’offerta di vendita di documenti, l’offerta di viaggi per l’Europa; la presenza di contenuti concisi che fanno riferimento a determinate tratte o luoghi (quali Turchia, Siria e Libia); la richiesta da parte del responsabile dell’annuncio di essere contattato solo tramite social network o applicazioni mobili. Molto spesso questi annunci sono in lingua araba e contengono numeri telefonici da chiamare per avere maggiori informazioni, sfruttando forme di comunicazione difficili (se non impossibili) da intercettare (ad esempio Viber o WhatsApp).
“In questi anni di ricerca – ha spiegato Andrea Di Nicola – abbiamo cercato di creare qualcosa che possa essere usato operativamente. Una sorta di protocollo per identificare su internet i trafficanti di migranti attraverso degli indicatori di rischio sempre più precisi che consentiranno alle Forze dell'ordine l'individuazione di vere e proprie organizzazioni criminali”.