Dal Cibio dell'Università di Trento parte la rivoluzione degli studi di geni e cervello
Non solo l'altezza e altri tratti antropomorfi, i geni sono alla base anche di disturbi quali schizofrenia, autismo e depressione. Domenici: "La genetica moderna inizia a fornire le prime risposte". Questa sera si chiudono gli eventi di 'Pint of science'

TRENTO. "I nostri tratti sono una complessa interazione tra l'ambiente e i nostri geni e alcuni di questi possono renderci più vulnerabili a disturbi quali schizofrenia, depressione oppure autismo", a spiegarlo Enrico Domenici, docente al Centro di biologia integrata dell'Università di Trento, e protagonista della seconda serata nell'ambito dell'iniziativa, presa d'assalto, di 'Pint of science', che questa sera conclude i tre giorni di manifestazioni di divulgazione scientifica all'Uva e Menta e L'angolo dei 33 a Trento e il Circolo Santa Maria a Rovereto (Qui il programma completo).

Il cervello è il computer del nostro corpo e indubbiamente negli ultimi decenni la biologia e gli studi genetici hanno vissuto una rivoluzione senza precedenti. La disponibilità di sequenze genomiche complete forniscono la base per la comprensione dei meccanismi molecolari dei processi neurobiologici che avvengono nel cervello e il polo trentino si colloca tra i migliori centri a livello europeo.
"La ricerca - prosegue il docente - si muove approfondendo diversi livelli: la genetica moderna comincia a fornire le prime risposte, mentre gli studi sul cervello mostrano come i geni coinvolti nei disturbi mentali entrano in gioco".
E così, se la statura è un tratto facilmente collegabile all'ereditarietà, anche le malattie della mente, come quelle legato allo sviluppo o alla degenerazione del sistema nervoso sono influenzate dalla genetica. "Il gruppo di lavoro di Trento - commenta Domenici - ha scoperto che sono oltre un centinaio le regioni del genoma che aumentano i rischi di incorrere in determinate malattie mentali oppure degenerative".

Quindi nel futuro queste malattie potranno essere curate più efficacemente. "La strada però è ancora lunga - dice il ricercatore che è stato anche responsabile di progetti nei centri di ricerca di GlaxoSmithKline (Verona) e Roche (Basilea) - ma le nuove scoperte possono ridurre il rischio di insorgenza delle malattie e molto dipende anche dalle caratteristiche della patologia. Se, per esempio, si riuscisse a diagnosticare sull'autismo in modo precoce si potrebbe intervenire per curare i sintomi con maggior successo: ora si procede tramite cure comportamentali, mentre in futuro si potrebbe potenzialmente intervenire anche con terapie farmacologiche mirate".
Il Cibio approfondisce il comportamento dei geni e come si esprimono le sue variazioni. "Oggi - conclude Domenici - esiste una maggiore attenzione e consapevolezza riguardo queste tematiche e questo si riflette nell'aumento delle diagnosi e negli sforzi di comprendere queste malattie".