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Contrabbando di sigarette, 'buco' di 822 milioni per lo Stato, i dati nello studio dell'Università di Trento

Intellegit, la start-up sulla sicurezza dell’ateneo trentino, con il contributo di British American Tobacco, ha incrociato per la prima volta tutte le fonti a disposizione per analizzare il fenomeno dei traffici illeciti di sigarette nel nostro Paese. In Italia il contrabbando di sigarette rappresenta il 5,8% del consumo totale di 'bionde'

 

 

Pubblicato il - 11 maggio 2017 - 11:02

TRENTO. In Italia nel 2015 sono state consumate 4,6 miliardi di sigarette illegali, pari al 5,8% del consumo totale: questo ha causato un 'buco' nelle casse dello Stato di circa 822 milioni di euro in mancati introiti erariali, senza considerare le molteplici implicazioni che prodotti non garantiti e controllati possono avere per il consumatore. 

 

Questo quanto emerge nello studio 'L'Italia del contrabbando di sigarette. Le rotte, i punti di transito e i luoghi di consumo', curato da Andrea Di Nicola, professore di criminologia, e Giuseppe Espa, professore di statistica economica, fondatori di 'Intellegit', la start-up sulla sicurezza targata Università degli studi di Trento, realizzato con il contributo della British American Tobacco Italia (Bat).

 

"In Europa - spiegano gli autori dello studio - l’incidenza del consumo illecito di sigarette varia da Stato a Stato: il nostro Paese si colloca al ventunesimo posto e la media è di circa 6 sigarette illecite ogni 100 fumate (5,8% circa). L’Italia si posiziona sotto la media di consumo illecito rispetto alla maggior parte degli altri Stati europei, nei quali in alcuni casi si supera il 15%, come in Irlanda, Grecia e Regno Unito o addirittura oltre il 20% come in Lettonia e Norvegia".

 

Questo studio è stato presentato a Roma anche in presenza di Stefano Dambruoso, Deputato e Questore della Camera dei Deputati, il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Aggiunto Giovanni Russo, il Generale Stefano Screpanti, Capo del III° reparto Operazioni del Comando generale della Guardia di Finanza, Enrico Mario Ambrosetti, professore ordinario di Diritto Penale presso l’Università degli Studi di Padova, Alessandro Minuto Rizzo, ambasciatore e presidente della Nato Defense College Foundation e Filippo Bencardino, presidente della Società Geografica Italiana.

 

Questo è risultato di un lavoro articolato, realizzato per la prima volta incrociando i più recenti dati disponibili dalle diverse fonti in materia (Sun Report KPMG, Empy Pack Survey, Mystery Shopper, Istat, dati BAT) e contiene un’analisi dettagliata delle rotte, dei punti di transito, dei luoghi di consumo e di sequestro delle sigarette di contrabbando in Italia, con un focus inedito e mirato su alcune delle città più rappresentative del fenomeno, finalizzata a comprendere il perché delle differenze esistenti tra le aree del nostro Paese in termini di traffici illeciti e quali possibili azioni preventive si possono mettere in campo per arginare e contrastare questi fenomeni.

 

“Il contrabbando – dichiara Andrea Conzonato, amministratore di BAT Italia –  è cambiato, anche rispetto a quell’immagine quasi ‘romantica’ descritta dai film storici del dopo guerra. Oggi sono necessarie strategie innovative per contrastare questo fenomeno. 

 

Nel nostro Paese, una sigaretta illecita su due è una 'illicit white': si tratta di marchi prodotti lecitamente in Paesi extra Unione europea e destinati invece soprattutto al mercato illecito nei Paesi dell’Unione Europea.

 

Le illicit white rappresentano circa il 50% del totale delle sigarette illecite. Questo dato, sommato a quello relativo al commercio illecito di marchi noti – pari a circa il 34% del totale in Italia – dimostra come la fetta principale del problema in Italia sia ascrivibile al contrabbando e non alla contraffazione, che corrisponde invece solo a circa il 16% circa dell’illecito totale.

 

Sia per le illicit white che per i marchi noti, hanno un peso considerevole i pacchetti di sigarette fuoriusciti illegalmente dal canale duty free: in Italia, le illicit white più consumate risultano essere le Regina (25,6%), seguite da Yesmoke (9,5%) e Pine (9,3%), mentre il marchio noto più diffuso nel mercato illecito è Marlboro (36,7%), seguito da Winston (10%) e Chesterfield (6,9%).

 

Incrociando i vari dati disponibili, come i sequestri della Guardia di finanza e le analisi fornite da Sun Report e Mystery Shopper, si evidenzia come le rotte principali delle sigarette illecite che arrivano in Italia partano principalmente dall’Est Europa (specialmente Ucraina e Bielorussia), dagli Emirati Arabi Uniti, ma anche dal Nord Africa (soprattutto Algeria, Egitto, Libia e Tunisia) e che la causa principale di questi flussi sia costituita dal differenziale di prezzo con il nostro Paese: il prezzo medio di un pacchetto di sigarette in Italia, infatti, supera i 4 euro quello di un pacchetto ucraino o bielorusso.

 

"Negli ultimi due anni - spiega Giovanni Russo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo - in Italia, sia il numero totale dei sequestri che la quantità totale sequestrata hanno avuto un andamento sostanzialmente stabilei picchi del consumo illecito (riscontrati nel primo trimestre 2015 e nel secondo trimestre 2016) hanno coinciso, però, proprio con gli aumenti di prezzo delle sigarette lecite (pari al +0,20 euro a gennaio 2015 e a maggio 2016), a dimostrazione del fatto che spesso un incremento delle accise sui prodotti del tabacco può innescare un conseguente aumento del consumo di sigarette di contrabbando".

 

La quasi totalità dei sequestri è stata per quantità inferiori alle 5 tonnellate, quadro che conferma una precisa strategia delle organizzazioni criminali coinvolte nel contrabbando: parcellizzare i carichi e utilizzare le automobili per il trasporto. Questo modus operandi ha consentito ai contrabbandieri di mitigare i danni derivanti dalla scoperta del carico e dal conseguente sequestro della merce.

 

"I sequestri più frequenti sono avvenuti nei centri cittadini - prosegue il procuratore - ma le quantità maggiori sono state intercettate nei punti di transito (porti, depositi, arterie stradali, aree di confine): alla base di questi traffici illeciti, infatti, si conferma l’ipotesi che ci siano gli interessi di gruppi terroristici internazionali e della criminalità organizzata che, attraverso il contrabbando di sigarette, finanziano le proprie attività criminali".

 

Le rotte delle sigarette illecite nel nostro Paese sono molteplici: spesso queste giungono in Italia via terra, attraversano la frontiera con la Slovenia o il Brennero, mentre altre volte via mare, dai porti del Nord Africa o dalla Grecia. "Il commercio di sigarette di contrabbando - conclude Russo - consente alle organizzazioni criminali e terroristiche di generare altissimi profitti da reinvestire in altre attività. Spesso, inoltre, i contrabbandieri utilizzano le stesse rotte anche per altri traffici illegali quali quelli di armi, droga ed esseri umani".

 

L'Italia è interessata sia come mercato di destinazione finale che come area di transito di questi commerci illegali, l'analisi delle sigarette sequestrate mettono in evidenza che oltre il 30% delle sigarette acquistate illegalmente nel nostro Paese è destinato al mercato ucraino e questo fenomeno risulta particolarmente radicato al sud: a Napoli è illecito quasi 1 pacchetto su 3 (28%); seguono Palermo (12%), Giugliano (provincia di Napoli, 10%) e Salerno (più del 6%). L’unica città del Nord Italia a posizionarsi nei primi posti è Trieste (4,4%): dato che conferma il ruolo strategico giocato dalle zone di confine nel commercio illegale di sigarette; seguono Milano e Torino (entrambi con il 2,1%).

 

Le cause della maggiore incidenza in determinate città del consumo illecito di 'bionde' sono tassi di disoccupazione più elevati: all’aumentare di questo indice, infatti, diminuisce il potere d’acquisto e crescono, di conseguenza, le persone alla ricerca di sigarette illecite a basso costo. Allo stesso tempo, all’aumentare della presenza sul territorio del crimine organizzato, aumenta anche il commercio di sigarette illecite.

 

“Le dinamiche criminali si sono evolute nel tempo – dice il Generale della Guardia di finanza Stefano Screpanti – e le più pericolose associazioni delinquenziali del nostro Paese si siano progressivamente 'professionalizzate', divenendo sempre più 'organizzate', proprio grazie al contrabbando di sigarette. Nel corso degli anni, il fenomeno ha alimentato effetti illeciti moltiplicativi, generando forme di proselitismo e fidelizzazione negli ambienti dell’illegalità diffusa, contribuendo ad affinare strutture e metodi illegali e ponendo le basi per strutture criminali ancora più complesse e pericolose".

 

L'indagine realizzata dall'Università di Trento mette in evidenza anche come condurre la lotta al contrabbando, che deve avvenire in modo sempre più sinergico tra tutti gli attori coinvolti per tracciare i prodotti, incentivare la collaborazione internazionale, istituire un'intelligence, mappare il territorio e modificare le norme per creare ulteriori barriere all’intera catena distributiva illecita.

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