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Predire l'ansia con l'aiuto dell'intelligenza artificiale: lo studio di UniTn. “L'obiettivo è riconoscere i disturbi emotivi per intervenire tempestivamente”

Il lavoro del team di ricerca dell'ateneo trentino è stato pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica di bioingegneria Sensors: “Lo studio – dice l'Università – apre uno spiraglio per creare, in prospettiva, biomarcatori in grado di predire l'ansia e altri disturbi emotivi al fine di intervenire in moto tempestivo con trattamenti personalizzati”

Di F.S. - 12 gennaio 2023 - 12:29

ROVERETO. Il livello di ansia si può predire dal volume di materia grigia e bianca nelle diverse aree del cervello: ecco, in sintesi, quanto dimostrato da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive e del Centro interdipartimentale di Scienze mediche dell'Università di Trento. Il team ha infatti lavorato per studiare modelli cerebrali in gradi di predire l'ansia e altro disturbi emotivi con l'aiuto dell'intelligenza artificiale. I risultati, dice UniTn, sono stati pubblicati in questi giorni sulla rivista scientifica di bioingegneria Sensors: secondo gli esperti, come detto, lo studio apre uno spiraglio per creare, in prospettiva, biomarcatori in grado di riconoscere il livello di emozioni disfunzionali per poter quindi intervenire in moto tempestivo con trattamenti personalizzati.

 

“La ricerca di UniTn – dice l'Ateneo – si distingue da altre del settore perché ha utilizzato per la prima volta un metodo per costruire un modello cerebrale predittivo, capace di classificare in modo corretto l'ansia dei partecipanti e delle partecipanti allo studio. Inoltre, grazie all'utilizzo dell'intelligenza artificiale, tale modello è in grado di predire con una certa accuratezza l'ansia anche in persone delle quali non si possiedono informazioni circa lo stato ansioso”. A spiegare nel dettaglio il lavoro svolto dal team sono i ricercatori Teresa Baggio e Alessandro Grecucci: “Combinando metodi di intelligenza artificiale (come machine learning supervisionato e non supervisionato) cerchiamo di costruire modelli cerebrali predittivi per lo studio delle emozioni sia nella normalità che nella patologia”.

 

L'obiettivo è “mettere a punto modelli che, sulla base di caratteristiche morfometriche (che riguardano la composizione ed il volume) del cervello, siano in grado di riconoscere il livello di emozioni disfunzionali per poter intervenire tempestivamente con trattamenti più efficaci”. Nel campione analizzato, i ricercatori hanno riscontrato “una tendenza a provare meno ansia con l'avanzare dell'età. Segue quindi l'importanza di studiare l'ansia soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione. In un nuovo studio in collaborazione con l'Università di Bordeaux ci stiamo infatti concentrando sull'adolescenza. La nostra prospettiva è quella di individuare precoci biomarcatori cerebrali per predire i disturbi emotivi dell'adulto”.

 

In termici generali, si legge nello studio (che ha coinvolto 158 partecipanti, 104 uomini e 56 donne), nel solo anno 2019 sono stati quasi 46 milioni i casi di diagnosi di disturbi legati all'ansia: “E' chiaro quindi – scrivono i ricercatori – che ci sia un'urgenza nel capire l'ansia per poter migliorare la previsione diagnostica e le possibilità di trattamento disponibili al momento”.

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