Dalle larve degli insetti il mangime per le galline delle uova “stellate” e dagli scarti quello per le trote: il progetto tutto trentino di economia circolare per tutelare l'ambiente
Il progetto vede protagonisti tre diversi attori del territorio: Uova di Montagna, Baolfly e la Fondazione Edmund Mach. L'obiettivo finale è quello di produrre mangimi sostenibili per galline partendo dall'allevamento di un insetto, la mosca soldato nera, andando in sostanza a sostituire le proteine fornite dalla soia (la cui coltivazione intensiva ha un grosso impatto sull'ambiente) con quelle animali fornite dalle larve dell'insetto. Gli 'scarti' (le esuvie e gli insetti adulti) verranno invece riutilizzati come integratori nell'alimentazione delle trote

TRENTO. Un allevamento a rifiuti zero grazie ad un innovativo progetto di economia circolare per zootecnia e acquacoltura: ecco l'obiettivo di Win4Feed, l'iniziativa tutta trentina che vede protagoniste due aziende (Uova di Montagna e Baolfly) e la Fondazione Edmund Mach. In sostanza, il progetto punta a produrre mangimi sostenibili per galline e pesci partendo proprio dall'allevamento di un insetto, la mosca soldato nera, ed applicando un modello di bioeconomia circolare che prevede di sfruttare gli scarti locali della trasformazione agroalimentare per l'alimentazione delle larve del dittero. Larve che andranno poi a sostituire, all'interno dei mangimi, l'apporto proteico garantito dalla soia (la cui coltivazione intensiva ha un grosso impatto sull'ambiente), mentre gli 'scarti' (gli insetti adulti e le esuvie delle larve) verranno invece riutilizzati come integratori nell'alimentazione delle trote. Ma procediamo con ordine.
“Il progetto prevede in sostanza tre fasi – spiega a il Dolomiti la titolare di Baolfly Elena Marcolla, coordinatrice di Win4Feed – si parte dall'allevamento dell'insetto passando poi per la creazione di mangimi, a base di larve d'insetto, da destinare alle galline ed infine alla realizzazione del mangime da destinare ai pesci”. Il primo passo è dunque tutto interno proprio a Baolfly che, come già raccontato da il Dolomiti (Qui un Approfondimento sull'innovativa azienda agricola trentina), alleva la mosca soldato nera recuperando i sottoprodotti dell'industria agroalimentare. “Stiamo testando varie miscele – continua – dagli scarti di produzione delle patate alle trebbie di birra fino a ciò che resta dalla produzione di pasta e succhi di frutta. Stiamo insomma testando varie combinazioni perché, in definitiva, l'alimentazione è in grado di cambiare la composizione organolettica della larva stessa”.
Sulla base dei risultati ottenuti dall'analisi delle larve si deciderà dunque quale 'dieta' è la più valida per fornire il miglior apporto proteico alle galline e si potrà quindi proseguire con la seconda fase: la prova sperimentale con un gruppo di animali di Uova di Montagna. “Siamo nati avendo come priorità il concetto di rispetto dell'animale e dell'ambiente per fornire un prodotto di altissima qualità – dice a il Dolomiti Giovanni Tava, uno dei titolari dell'azienda –. La nostra realtà vive cercando di migliorarsi costantemente in questi ambiti e quando Elena ci ha contattato parlando di questo progetto siamo rimasti molto colpiti. Con Win4Feed l'obiettivo è agire contemporaneamente su due problematiche: la gestione degli scarti della produzione agroalimentare e la riduzione dell'impatto della coltivazione intensiva della soia”.
Come anticipato infatti, per gestire il fabbisogno proteico delle galline, il 20% dei mangimi in commercio è formato proprio da soia: “Di per sé non è certo un ingrediente dannoso per gli animali – spiega Tava – ma la sua produzione massiccia a livello globale comporta diverse problematiche di carattere ambientale, dalla deforestazione al rischio di creare, come spesso accade in coltivazioni così intensive, patologie sempre più resistenti che richiedano a loro volta l'utilizzo di sostanze sempre più 'invadenti' per la coltivazione stessa. In natura però, la gallina otterrebbe il suo apporto proteico da una fonte animale, mangiando lombrichi, larve”. La strada per la sperimentazione dei mangimi 'a base' di insetti sarà comunque lunga (dai 12 ai 14 mesi), ma i titolari di Uova di Montagna sono entusiasti. “Monitoreremo due gruppi da 50 galline ciascuno – conclude infatti Tava – uno di controllo, che continuerà a mangiare il tradizionale mangime, e l'altro che invece si nutrirà con l'integrazione delle larve”.
Al termine della sperimentazione verranno poi portate avanti una serie di analisi sia sulle galline, per analizzarne per esempio la crescita, che sulle uova. Un prodotto, quello dell'azienda trentina, che da anni ormai ha trovato ampio spazio nei menù dei ristoranti stellati in tutta Italia, e non solo, conquistando i palati di alcuni dei più famosi chef al mondo come Carlo Cracco, Massimo Bottura o Massimiliano Alajmo: “Riforniamo prevalentemente l'alta ristorazione – spiega infatti Tava – e le gastronomie che selezionano con grande attenzione i loro prodotti. Siamo molto fieri di tutti i nostri clienti ed in Trentino lavoriamo per esempio con la Locanda Margon, dello chef Edoardo Fumagalli, o con il ristorante di Peter Brunel a Linfano d'Arco”. Il processo di riutilizzo non finisce però con la realizzazione del mangime per le galline: il terzo stadio del progetto vede infatti la partecipazione anche della Fondazione Edmund Mach per riutilizzare come detto i sottoprodotti dell'allevamento dell'insetto come integratori nell'alimentazione delle trote.
“Per quest'ultima fase – continua Marcolla – andiamo ad utilizzare gli insetti adulti e l'esuvia (l'involucro della larva) per utilizzarle all'interno di mangimi da fornire ai pesci, vista la loro alta concentrazione di chitina”. Nel progetto la Fem, sottolinea il centro di ricerca, fornirà “supporto tecnico-scientifico grazie alle competenze e strumentazioni dell'Unità acquacoltura e idrobiologia del Centro trasferimento tecnologico con la collaborazione dell'Unità biotecnologie dei prodotti naturali dei Centro ricerca e innovazione per l'analisi del microbiota intestinale dei pesci”. In quanto partner scientifico del consorzio costituito dalle due aziende trentine, spiega poi Filippo Faccenda, responsabile scientifico di progetto e referente della Fondazione: "Fem sarà il supervisore scientifico del progetto, nonché responsabile della conduzione della parte sperimentale sulla trota. Questa sarà contraddistinta dallo studio del valore nutrizionale delle esuvie di insetto, a cui seguirà la trasformazione ed inclusione di questo ingrediente all’interno del mangime per pesci, ed infine la conduzione dei test di alimentazione su trota per determinarne possibili effetti benefici. Gli strumenti più avanzati che abbiamo oggi a disposizione per determinare il benessere dei pesci sono le analisi di metagenomica applicate al microbiota intestinale e l’utilizzo di marcatori molecolari per determinare l’espressione di geni coinvolti nella risposta immunitaria degli animali".
In aggiunta infatti all'approccio 'zero waste' che contraddistingue il progetto nel suo complesso, l'obiettivo dei ricercatori è di dimostrare che la chitina, presente come anticipato nelle esuvie degli insetti, ha un effetto probiotico nel pesce: "Se questa ipotesi fosse confermata - dice Faccenda - l'utilizzo della chitina nei mangimi di acquacoltura potrebbe da un lato stimolare il sistema immunitario dei pesci, e dall’altro migliorare l’assorbimento dei nutrienti a livello intestinale, riducendo contestualmente le emissioni in ambiente determinate dalle deiezioni degli animali". Per verificare l'efficacia del progetto per quanto riguarda l'alimentazione dei pesci, i ricercatori potranno contare su raffinate tecniche di analisi che permettono di individuare "anche minimi cambiamenti" nella fisiologia degli animali e di determinare se questi potranno avere effetti sia nell'immediato che nel lungo periodo. "Nella pratcia - precisa Faccenda - questi strumenti ci permettono di valutare l'effetto 'funzionale' oltre a quello 'nutrizionale' degli ingredienti per i mangimi di acquacoltura, dove per funzionale intendiamo la capacità, anche in piccole concentrazioni, di produrre dei benefici sul benessere generale del pesce". In generale poi la Fondazione Edmund Mach sta già studiando il potenziale effetto funzionale di vari ingredienti naturali addizionabili alla dieta della trota: "Tra questi - conclude l'esperto - annoveriamo olii essenziali derivati da piante aromatiche, i polifenoli presenti nel sottoprodotto della molitura delle olive, farine derivate da alghe e microalghe".