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''Qualche ora di pioggia purtroppo non fa la differenza'', l'analisi dell'Eurac: inverno siccitoso e più caldo di 1.6 gradi. Ecco quel che potrebbe accadere

 Da una analisi preliminare delle portate del fiume Adige a Bronzolo risulta che nel mese di marzo la portata media è stata di 57 m3/s, il 25 per cento in meno della media storica di 75 m3/s, calcolata sul periodo 1980-2022. L’innevamento scarso combinato all’attuale condizione siccitosa fanno prevedere che potremo contare su poca acqua di fusione nei prossimi mesi. Preoccupano il settore idroelettrico e, con l’inizio della stagione vegetativa, quello agricolo. A rischio gli approvvigionamenti idro-potabili in pianura Padana

Di Luca Pianesi - 01 aprile 2022 - 17:47

BOLZANO. Una piccola perturbazione sta, finalmente, attraversando anche il Nord Est e nelle ultime ore pioggia a bassa quota e qualche debole nevicata più in alto stanno restituendo un po' di acqua a una natura provata dalla siccità degli ultimi mesi. Ma basterà? Per l'Eurac, istituto di ricerca di Bolzano, no. ''Qualche ora di pioggia purtroppo non fa la differenza. La prolungata siccità in Alto Adige e in tutto il Nord Italia è preoccupante. Se osserviamo le precipitazioni di dicembre-febbraio - sottolineano gli esperti - vediamo come questo inverno in Alto Adige sia stato più secco della media: si è registrato il 40 per cento di precipitazioni in meno rispetto alla media calcolata su trent’anni (1981-2010). Se si include anche il periodo autunnale, da ottobre, le precipitazioni sono state del 10 per cento in meno rispetto alla media (250 mm invece di 276 mm)''.

 

E' stato senza dubbio un inverno secco (anche in Trentino si sono contati, prima di questi giorni, in totale tre giorni di pioggia in tre mesi) e lo hanno certificato i numeri impressionanti di incendi che hanno colpito i boschi in tutto il Nord Est, ma non è stato un inverno da record, in questo senso. L’inverno 2016-17, per esempio, era stato ancora più secco, determinando forti problemi in tutto il Nord Italia nella primavera del 2017. La peculiarità di questo inverno, però, è data dal fatto che alle scarse precipitazioni si è associata una temperatura media di 1.6 gradi più alta rispetto alla media del trentennio 1981-2010. ''Vi sono state frequenti correnti settentrionali - spiegano i ricercatori - che hanno portato precipitazioni solo sulla regione di confine e venti caldi di caduta (föhn) nelle valli. La combinazione di poche precipitazioni e temperature sopra la media ha determinato le condizioni siccitose attuali''.

 

L'analisi dei dati arriva a mostrare come dal 1980 le temperature sono state in costante aumento e partire dal 2014, gli inverni sono stati almeno di 1 grado più caldi rispetto alla media (con l’eccezione del 2018 e del 2020-2021). L’inverno appena concluso è stato più caldo di 1.6 gradi. ''Quest’inverno le portate del fiume Adige sono state sotto la media - analizza ancora Eurac -. In particolare, nel mese di marzo le portate erano del 25 per cento in meno rispetto alla media di lungo periodo. In passato però si sono raggiunti valori anche più bassi. Da una analisi preliminare delle portate del fiume Adige a Bronzolo risulta che nel mese di marzo la portata media è stata di 57 m3/s, il 25 per cento in meno della media storica di 75 m3/s, calcolata sul periodo 1980-2022. Questa anomalia si ripresenta ogni circa 20 anni''.

 

La portata minima è stata di solo 46 m3/s ma in passato si sono avuti valori anche più bassi: ad esempio a marzo 2000 si sono raggiunti i 27 m3/s, nel febbraio 1991 32 m3/s e nel gennaio 1996 36 m3/s. ''Questi valori - chiariscono i ricercatori -sono però principalmente associati a periodi freddi, con i corsi d’acqua parzialmente gelati, e non necessariamente a scarsità di precipitazioni invernali''. Di conseguenza è mancata la neve: ''L’attuale innevamento è decisamente sotto la media, sia in termini di copertura nevosa che di equivalente di acqua''. 

 

Quindi? ''L’innevamento scarso combinato all’attuale condizione siccitosa fanno prevedere che potremo contare su poca acqua di fusione nei prossimi mesi. La preoccupazione del settore idroelettrico è quella di non poter riempire sufficientemente gli invasi questa primavera. Con l’inizio della stagione vegetativa - chiarisce Eurac - servirà inoltre più acqua sia alla vegetazione per crescere sia ai contadini per irrigare: potranno esserci quindi ripercussioni sul settore agricolo e sugli approvvigionamenti idro-potabili in pianura Padana, come già successo nella primavera del 2017. Con la siccità si fa particolarmente alto anche il rischio di incendi nei boschi. Per invertire l’attuale situazione abbiamo bisogno di precipitazioni superiori alla norma durante questa primavera ed estate''. ''È probabile - proseguono i ricercatori - che la scarsa copertura invernale abbia conseguenze importanti sul bilancio di massa dei ghiacciai a meno di una estate con temperature sotto la media, situazione però sempre più rara''.

 

Possiamo attribuire questa situazione al cambiamento climatico? ''Non si può dire con certezza, le osservazioni degli ultimi anni però mostrano una chiara tendenza all’aumento della temperatura e della variabilità delle precipitazioni invernali. In questa analisi ci limitiamo a osservare le tendenze basate sulle osservazioni, senza considerare gli scenari climatici futuri''. Eppure per Eurac queste sono le evidenze da trarre dalle osservazioni degli ultimi 40 anni:

  • le temperature sono già aumentate in media di circa 2° C;
  • le precipitazioni invernali non stanno diminuendo, anzi stanno addirittura leggermente aumentando;
  • sta aumentando però la variabilità delle precipitazioni: si alternano inverni molto secchi a inverni molto umidi;
  • le temperature stanno chiaramente aumentando, con sempre più pioggia e meno nevicate, soprattutto alle quote più basse;
  • la probabilità di avere “siccità da neve” dovuta a scarse precipitazioni e/o a precipitazioni liquide invece che solide sta aumentando.
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