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La ricerca sugli effetti della Dad: "Per il 42,6% degli studenti esperienza negativa, solo per il 16% positiva. I livelli di apprendimento ne hanno risentito molto"

Sono stati presentati i risultati di una ricerca svolta tra gli studenti e i docenti in una seduta della Quinta Commissione. In evidenza gli effetti sulla qualità dell’apprendimento dei ragazzi e i problemi di adattamento degli insegnanti alle nuove modalità di insegnamento, ma il giudizio non è del tutto negativo. Sono 7220 i questionari distribuiti agli insegnanti e agli studenti, perlopiù di superiori e medie per testare l’efficacia della didattica online

Foto di Askanews
Di F.C. - 03 febbraio 2022 - 09:34

TRENTO. "Netto e negativo il giudizio sulla qualità della didattica e dell’apprendimento in dad: per il 42,6% degli studenti l’esperienza è stata negativa e solo per il 16% positiva". Questo è solo uno dei risultati emersi da una ricerca svolta tra gli studenti e i docenti, presentata nella seduta della Quinta commissione dedicata agli effetti della dad.

 

“Se da una parte la dad ha spinto a organizzare l’insegnamento in modo più efficiente, dall’altra i livelli di apprendimento degli studenti però ne hanno risentito molto”: riporta così la ricerca, i cui risultati sono stati presentati in commissione dalla sovrintendente Viviana Sbardella e dal dottor Francesco Pisanu, direttore dell’Ufficio per la valutazione delle politiche scolastiche.

 

A docenti e studenti sono stati somministrati 7220 questionari, agli insegnanti nel febbraio 2021 e agli studenti, perlopiù di superiori e medie, la scorsa primavera, per testare l’efficacia della didattica online.

 

Non solo, nel periodo di didattica a distanza è emerso che ben il 45% degli studenti non ha letto neppure una pagina di un libro; un 20% ha passato più di due ore al giorno davanti allo schermo utilizzando giochi elettronici e ben il 48% ha trascorso più di due ore con il cellulare”.  Alcuni degli aspetti messi in evidenza sono stati gli effetti sulla qualità dell’apprendimento dei ragazzi e i problemi di adattamento degli insegnanti alle nuove modalità di insegnamento.

 

Lezioni tradizionali anche se a distanza

 

“Va tenuto conto – sostiene la sovrintendente – che i professori non erano preparati a questo modo di fare scuola, ma dall’analisi delle risposte è emerso che circa l’80% ha avuto e ha la disponibilità di strumenti, compresa la rete, e luoghi idonei per lavorare. Il 60% degli insegnanti hanno insegnato da casa, il 25% a scuola”.

 

Le modalità sono state perlopiù tradizionali, “il 50% ha dichiarato di aver fatto lezioni frontali a distanza. Pochissimi i forum online e i video”. La modalità quindi “sono rimaste quelle solite anche perché non c’è stato il tempo di aggiornare gli insegnanti”.

 

La Dad, una lezione per i docenti

 

Gli insegnanti hanno anche imparato dalla Dad, per esempio il 53% ha affermato che l’esperienza li ha spinti a organizzare l’insegnamento in modo più efficiente, a diversificare le metodologie e a modulare l’apprendimento degli studenti. “Nel 36% dei casi – aggiunge Sbardella – a elevare il grado di collaborazione con i colleghi, uno dei punti critici della scuola soprattutto alle superiori”.

 

I livelli di apprendimento sono scesi

 

I livelli di apprendimento, secondo la percezione dei docenti, hanno risentito molto della Dad. In crescita, rispetto ai livelli pre-Covid, gli studenti che si collocano nella fascia bassa (+ 11,9%); segno più anche per quelli di livello medio-basso (+ 27%); in forte aumento i ragazzi di livello medio degli studenti (+ 40%); mentre quelli del livello più alto sono aumentati solo del 2,7%. Particolarmente colpite da questa situazione elementari e medie, scuole nelle quali il rapporto in presenza con l’insegnante è fondamentale. Anche le prove Invalsi hanno mostrato che sono aumentati i livelli più alti e diminuiti i più bassi. Per dare una risposta a questa situazione l’80% dei docenti, in varia misura, ha messo in campo lezioni di recupero.

 

Sul piano psicologico gli insegnanti hanno espresso un giudizio per circa il 50% positivo sull’esperienza e anche sulla formazione per la dad.  Ma sul piano della percezione dello stato di salute un terzo ha percepito la didattica a distanza come negativa.

 

Per gli studenti pochi problemi con i computer

 

Il questionario è stato somministrato nella primavera del 2021. Buone le risposte sulla qualità dell’ambiente per studiare (87%) e sugli strumenti a disposizione, il 97% ha dichiarato di avere un computer a disposizione, anche se il 28% ha affermato di non avere una camera e il 18% di dover condividere il pc o il tablet.

 

Tanto telefono, pochissimi libri

 

Dalle domande sulle attività quotidiane che i ragazzi hanno svolto tra le mura domestiche nel periodo di dad è emerso che ben il 45% degli studenti non ha letto neppure una pagina di un libro, a fronte di un 20% che ha passato più di due ore al giorno davanti allo schermo utilizzando giochi elettronici e ben il 48% ha trascorso più di due ore con il cellulare i mano.

 

Per la metà dei ragazzi la dad è stata un’esperienza negativa

 

Le video lezioni in diretta sono state seguite per 4 - 6 ore al giorno dal 51,3% degli studenti, la contro prova che i docenti hanno soprattutto adottato il metodo della lezione frontale. La percezione dei ragazzi è stata ottima (84%) per le competenze digitali; complessivamente positiva sull’apertura mentale; per il 47% delle risposte neutro il giudizio sulla coscienziosità. Per quanto riguarda la resilienza il 22% ha dato un parere negativo e il 47% neutro. Netto e negativo quello sulla qualità della didattica e dell’apprendimento in dad: per il 42,6 per cento degli studenti l’esperienza è stata negativa; per il 41% neutra e solo per il 16% positiva.

 

Si deve lavorare sul fronte del benessere scolastico

 

“Nel questionario – ricorda Sbardella – non ha preso in considerazione i Bisogni educativi speciali (Bes) che sono stati seguiti con attenzione direttamente dal Servizio Istruzione”. La Formazione professionale invece “non sono stata inclusa perché il Comitato di valutazione riguarda la scuola statale”. Sul necessità di puntare sulla qualità del benessere scolastico, sottolineata da Sara Ferrari del Pd, c’è attenzione anche se c’è ancora da lavorare. Infine, sulla possibilità di intervenire sulle situazioni critiche per mancanza di spazi o di strumenti le scuole hanno messo in campo attività di recupero e supporto.

 

Con la Dad abbandoni scolastici in calo

 

“L’indagine nasce – dichiara Pisanu – dalla necessità di avere dati di analisi sull’apprendimento e per quanto riguarda i Bes verranno messe sotto la lente le informazioni a livello di classe”. Sul benessere, il Trentino è il primo dal 2018 a rilevare queste componenti psico-sociali. Per ciò che riguarda gli abbandoni, in un quadro tutto sommato positivo, 350 unità in media, nel 2019-2020 sono calati ma il dato è distorto dal lockdown.

 

“Gli insegnanti chiedono – sostiene Ceccato – oltre alla formazione, maggiori dotazioni tecnologiche anche se in questi due anni s’è fatto molto per accrescere il capitale delle scuole”.  Inoltre, “oggi in Trentino – prosegue – ci sono 24 classi in dad alle superiori e ci si è attestati sul 10% delle classi”. Dati non paragonabili con quelli dello scorso anno.

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