I giovani trentini e la pandemia, Iprase: “I ragazzi hanno ridotto la cerchia di amici selezionandoli, dalla solitudine nata maggior riflessione su sé stessi e sugli altri"
“Generazione Z” è giunta ormai alla quinta edizione e quest'anno l'indagine di Iprase e dell'Istituto Toniolo di Milano si è concentrata sulle conseguenze della pandemia sugli adolescenti trentini. Se da un lato il disagio per le restrizioni è stato diffuso, nelle testimonianze dei ragazzi emerge “un vissuto di crescita a seguito della pandemia, dovuto ad una maggior riflessione su di sé e sugli altri, stimolata da lunghi momenti di solitudine trascorsi”

TRENTO. Il disagio è stato “diffuso” tra i cittadini ed in particolare tra gli adolescenti per le limitazioni imposte dalla pandemia, ma tra le tante sfide che i giovani trentini si sono trovati ad affrontare con l'arrivo del Covid-19 sono molte anche le risorse attivate, dalla capacità di prendersi cura degli altri al saper rispettare norme e divieti: è questo i sintesi quanto emerge dalla quinta edizione di Generazione Z, l'indagine sulla situazione delle fasce d'età più giovani condotta da Iprase e dall'Istituto Toniolo di Milano. Tema centrale del report di quest'anno la pandemia e l'impatto avuto sui giovani trentini dalle restrizioni anti-contagio e dalle chiusure.
Gli esiti sono frutto dei questionari compilati dagli adolescenti di 13 scuole del Trentino nel periodo compreso tra il 26 marzo e l'1 giugno 2021, di incontri e focus dedicati, condotti tra maggio e giugno dello scorso anno. Come detto, in generale le limitazioni imposte dalla pandemia hanno portato alla luce vissuti di disagio diffuso in particolare tra gli adolescenti, che affrontano una fase della vita, spiegano gli esperti, in cui la transizione dallo stato di bambino a quello di adulto implica, tra le altre cose, la necessità di potersi relazionare e sperimentare nei diversi contesti di vita.
“Se però, da un lato, sono numerose le ricerche che mettono in guardia sulle ripercussioni a breve e lungo termine che le tante limitazioni a cui gli adolescenti sono stati sottoposti durante la pandemia stanno provocando – riporta lo studio – è anche vero che la fase del ciclo di vita che questi ragazzi stanno attraversando ha caratteristiche peculiari, che offrono possibilità uniche per ottenere un buon adattamento”. L'indagine, effettuata su un campione significativo di quasi mille studenti, ha messo in luce “le tante sfide che gli adolescenti trentini hanno dovuto affrontare durante la pandemia, ma anche le tante risorse che sono stati in grado di attivare: capacità di prendersi cura degli altri, di saper rispettare le norme di comportamento e i divieti, di dare il proprio contributo all’interno del contesto familiare e comunitario, sono le risorse che hanno aiutato a fronteggiare al meglio questa difficile sfida della vita”.
Nel focus group, scrivono gli esperti, dalle testimonianze dei ragazzi emerge “un vissuto di crescita a seguito della pandemia, dovuto ad una maggior riflessione su di sé e sugli altri, stimolata dai lunghi momenti di solitudine trascorsi”. Ciò che ha colpito positivamente i ricercatori è il fatto che gli adolescenti hanno affermato di sentirsi più consapevoli di sé stessi, sia in termini di risorse che di limiti, sostenendo inoltre di essere cresciuti mettendo in atto nuove modalità relazionali e di essere più in grado di ascoltare i propri desideri.
Per quanto riguarda le amicizie dei ragazzi invece, c'è stata una sorta di 'selezione' dei rapporti sui quali continuare ad investire del tempo ed emotività, emerge dall'indagine, a scapito di quelli occasionali, mentre nel contesto scolastico le relazioni all'interno delle singole classe hanno avuto traiettorie diverse tra loro: “In alcuni casi si sono indebolite, con la creazione di sottogruppi o la frammentazione del gruppo classe, in altri casi invece si è riusciti a mantenere la coesione di gruppo anche grazie alle piattaforme online”.
Presente oggi (31 gennaio) alla presentazione ufficiale dei risultati, moderata dal direttore di Iprase Luciano Covi, anche l'assessora all'Istruzione Mirko Bisesti, che nel suo intervento ha sottolineato il valore della ricerca: “Sono certo del valore di indagini di questo tipo i cui risultati ci permettono di calibrare in maniera ancora più mirata le azioni che andremo a programmare. Ciò che mi conforta è il parere positivo espresso dai ragazzi sul ruolo della scuola anche in un periodo così complicato, a riprova del fatto che tutti gli sforzi che abbiamo messo in campo per mantenere il più possibile le lezioni in presenza è stato ampiamente compreso e apprezzato”.