Formazione continua, ricerca, sostenibilità e sviluppo di Medicina: ecco il Piano strategico dell'Università di Trento per i prossimi anni
Il rettore dell'Università di Trento, presentando il Piano strategico, ha delineato le linee guida per i prossimi 6 anni dell'ateneo trentino: tre le aree strategiche individuate (didattica, ricerca e terza missione) e 4 i cluster sui quali lavorare in risposta alle sollecitazioni del territorio e dell'Ateneo (benessere, competenze, scienze della vita e medicina e sostenibilità). Tra i punti discussi anche il Polo di scienze della vita: per l'Università, la componente 'didattica' dovrà rimanere a Trento, mentre a Rovereto il focus sarà la ricerca legata al mondo delle imprese

TRENTO. “Il Piano strategico è un documento di programmazione pluriennale, la road map con cui cerchiamo di inquadrare tutte le scelte strategiche che verranno prese nei prossimi anni”. E la 'direzione' nella quale vuole muoversi l'Università di Trento, ha spiegato presentando il Piano 2022-2027 il rettore Flavio Deflorian, è scaturita dopo oltre un anno di ascolto e discussione all'interno della comunità universitaria e con il territorio, partendo quindi “dal basso”. Le 52 azioni contenute nel Piano (sintesi di 178 proposte provenienti dall'Ateneo) verranno realizzate nell'arco di 6 anni: il budget sarà di 10 milioni di euro per gli interventi in programma nel primo triennio e fondi simili saranno stanziati nei restanti tre anni, permettendo così di fare un punto giunti a metà del percorso. Il rettore intanto conferma: “Per quanto riguarda il Polo di scienze della vita per noi la componente della didattica deve rimanere a Trento, a Rovereto si lavorerà per ricerca e innovazione con le imprese”
Sono 120 in tutto le pagine del Piano dell'Università di Trento per i prossimi anni, nelle quali si tratteggiano le linee guida per l'ateneo trentino: 3 le aree strategiche individuate (didattica, ricerca e terza missione) e 4 i cluster sui quali lavorare in risposta alle sollecitazioni del territorio e dell'Ateneo (benessere, competenze, scienze della vita e medicina e sostenibilità). Sono 2 invece i cosiddetti “elementi trasversali”, cioè i 'fattori abilitanti e tecnologie' e l'importanza dell'internalizzazione dell'Università. In primo luogo quindi sarà necessario operare per innovare la didattica e fornire agli studenti una formazioni di qualità ed inclusiva, hanno specificato dall'ateneo, che sia attenta anche ai bisogni della comunità universitaria, promuovendo al contempo la ricerca di alto livello ed il progresso della conoscenza. Un'evoluzione che, nelle intenzioni di UniTn, deve avvenire insieme al territorio ed alla società nei quali l'ateneo stesso è inserito.
In particolare, ha specificato il rettore Deflorian, è necessario comprendere all'interno dell'offerta dell'Università di Trento “anche la formazione continua, non possiamo più focalizzare unicamente la nostra formazione ai nostri studenti, ma dobbiamo aprirci anche ad una formazione che integri anche il mondo del lavoro”. La visione per il futuro è quindi di diventare un luogo d'innovazione per tutto il territorio, contribuendo a formare “non solo professionisti ma cittadini del futuro” e favorendo quindi “la crescita” del territorio stesso. Il piano, ha poi sottolineato il prorettore Andrea Fracasso, è diviso in due parti: “Una che raccoglie le linee strategiche e le priorità ed una che contiene le azioni specifiche”. La parola chiave per interpretare tutte le priorità dell'ateneo è innovazione: in particolare per quanto riguarda la terza missione, ha sottolineato Fracasso, l'obiettivo è quello di rafforzare il rapporto con il territorio puntando sulla comunicazione, sul trasferimento di conoscenza e tecnologia e sulla sinergia con il mondo scolastico provinciale.
Si pensa poi, come ribadito anche dal rettore Deflorian, che l'ateneo possa lavorare a nuove forme di formazione, anche per chi è al di fuori dell'università o non vuole intraprendere un corso universitario, obiettivi per raggiungere i quali saranno consolidate sia la School of Innovation che il FormId (Centro di competenza per la formazione dei docenti e l'innovazione didattica), ma saranno sostenute anche iniziative di nuovi dottorati di ricerca in collaborazione con soggetti privati o con la pubblica amministrazione. E' necessario quindi sviluppare forme nuove per raggiungere queste persone, ha sottolineato Fracasso, molto diverse da studenti e studentesse iscritte ai corsi di laurea, ed in questo contesto rientrano anche i dottorati industriali. Altro tema fondamentale poi quello legato a scienze della vita e medicina: l'Università di Trento punterà infatti a rafforzare le attività di formazione di alta qualità nell'ambito della salute umana, a partire dal completamento della laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia.
Approfondendo poi il futuro Polo per le Scienze della vita, come detto Deflorian ha ribadito come l'Università “stia lavorando insieme alla Provincia” per un contesto a Rovereto dove “i temi delle biotecnologie e scienze della vita incontrino le imprese e lavorino per l'innovazione”, confermando che l'ipotesi per la Città della quercia è “concreta” e “molto utile”, ma legata soprattutto a ricerca e ricerca applicata legata allo sviluppo di nuove imprese. Il tutto partendo da “quello che già c'è, la forte competenza del Cibio”. Dal punto di vista didattico invece, collegato alla “Scuola di medicina”, sarà necessario fare riferimento alla struttura sanitaria più importante del territorio “oggi il Santa Chiara, domani speriamo il nuovo ospedale territoriale”. È necessario che la Scuola di medicina insomma, dice l'ateneo, sia localizzata a Trento e non a Rovereto, dove invece rimarrà una componente più orientata al mondo delle imprese.
Per quanto riguarda poi la partita relativa al Pnrr, ha sottolineato Deflorian: “Il finanziamento sulla ricerca di base è su base competitiva, ci aspettiamo che se il processo di valutazione è serio e accurato, la qualità della ricerca a Trento dovrebbe garantirci lo spazio che ci meritiamo, e noi crediamo di meritare molti spazi”. Diverse le iniziative portate avanti su diversi temi dall'Università di Trento che, in caso di vittoria, potrebbero valere potenzialmente finanziamenti per “parecchi milioni di euro”. Allo stesso tempo però è necessario ricordare, dice il rettore di UniTn che “il Pnrr non è fatto per rilanciare l'Università, ma per rilanciare il sistema Italia, in questo spirito noi ed il sistema universitario italiano ci sentiamo partecipi”.