Facoltà di medicina, Collini a Il Dolomiti: ''Qualità degli studenti da serie A e Trento non è una succursale di altre università ma una scuola con piena e totale autonomia''
L'ex rettore Paolo Collini, tra gli artefici dell'insediamento della Scuola di medicina a Trento, risponde a Federico Busetti, medico legale a Bressanone: "La qualità di una sede universitaria è dato dalla qualità della didattica e della ricerca".
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TRENTO. "La Scuola di Trento non è una succursale di altre università come forse qualcuno avrebbe voluto, è una scuola con piena e totale autonomia di decidere chi assumere". A dirlo è Paolo Collini, l'ex rettore dell'Università di Trento e tra gli artefici dell'approdo nel capoluogo della nuova proposta formativa. "Ma un altro fondamentale aspetto della qualità di una sede universitaria è dato dalla qualità della didattica e della ricerca che vi si svolgono e quindi dalla qualità dei docenti e dei ricercatori che vi lavorano (che ne caso di medicina sono in buona parte anche medici impegnati nell’attività assistenziale)".
L'ex rettore interviene su Il Dolomiti per rispondere alla lettera, pubblicata il 14 aprile scorso, di Federico Busetti, medico legale a Bressanone con specialità in urologia: "Vicenda carica di populismo: rischio di una struttura di serie B, una sede spazzatura per mandare gli indesiderati'' (Qui articolo). E Collini interviene per fare il punto e per proporre una contro-analisi dei vantaggi della Scuola di medicina.
"Si parla di serie B e immagino questo possa riferirsi a tre aspetti - dice l'ex rettore - la qualità degli studenti (e quindi dei laureati), la qualità dei docenti e dei ricercatori e la qualità delle strutture. Per quanto riguarda la qualità degli studenti le previsioni del dottor Bussetti non sono confermate dai fatti, visto che coloro che hanno scelto Trento e sono stati ammessi hanno un punteggio minimo al test tra i più alti d’Italia, collocando nel 2021 Trento al sesto posto su 50 sedi di Medicina. Trento si colloca davanti a atenei importanti come l’Università di Padova a Treviso, l’Università di Verona, le sedi dell’Università di Bologna in Romagna, solo per citarne alcune. Il dato è anche in miglioramento rispetto al 2020 quando Trento era ottava".
Una lettera in cui il medico legale a Bressanone aveva ripercorso le tappe di un'idea che non è nuova; oltre a un'analisi del contesto in cui si inserisce la scuola di medicina, Busetti propone anche delle possibili soluzioni per reggere il confronto con università più storiche, ma anche per trovare una specificità e una unicità: "La nostra posizione geografica e la nostra storia possono esserci d’aiuto".
Dopo un braccio di ferro tra Fugatti e la sua Giunta e l'Università stessa, all'epoca diretta dal rettore Collini, il Trentino aveva deciso di puntare sulla Scuola di medicina, mentre Bolzano ha intrapreso altre strade. Tante le valutazioni portate avanti dall'Ateneo prima della decisione finale e di adottare l'attuale modello.
"C’è poi l’idea dell’Euregio. Chi ha seguito le nostre vicende - spiega Collini - sa che quella era la nostra iniziale proposta: una scuola integrata Trento-Bolzano con partner Innsbruck e Verona, con corsi anche in lingua tedesca. Non è semplice lavorare con l’Austria perché sono sistemi giuridici diversi e l’Università di Medicina di Innsbruck non partecipa, a differenza della Leopoldina Università, all’accordo delle università dell’Euregio sottoscritto anche dai ministri di Italia e Austria nel 2012, ma si possono certamente sviluppare collaborazioni e alleanze. Questa idea non è stata solo presentata pubblicamente in più occasioni, ribadita in alcune mie interviste, ma è stata formalizzata in un progetto inviato alla Giunta di Bolzano che ha invece annunciato un accordo con l’Università Cattolica per l’apertura di una succursale (sì, proprio una succursale) di quella università a Bolzano, senza rapporti con l’Università di Trento che sempre si è detta pronta a collaborare. Un vero peccato".
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