Con la pandemia più che raddoppiati i bambini con lo smartphone: “Sono più irritabili e fanno fatica a concentrarsi”
I dati sono stati forniti all'interno del festival Educa, nella Città della quercia, da professore Paolo Ferri. Le conclusioni? Il 58% dei bambini fra i 6 e i 10 anni ha a disposizione uno smartphone da 1 a 3 ore al giorno, ogni giorno, da quando è iniziata l'emergenza sanitaria. Prima del Covid erano il 23%. Per i genitori, tra l'altro, il consumo di televisione da parte dei piccoli è aumentato molto durante il lockdown, ma non è calato quando sono state riaperte le scuole

ROVERETO. Dopo l'arrivo del Covid il 58% dei bambini tra i 6 e i 10 anni ha a disposizione uno smartphone da 1 a 3 ore al giorno, ogni giorno. È questa la conclusione a cui è arrivato uno studio presentato a Rovereto all'interno del festival Educa dal titolo “Bambini e lockdown: la parola ai genitori”. A presentare il report nella Città della quercia (realizzato della Società italiana dei pediatri delle cure primarie pediatriche, SICuPP-Lombardia, in collaborazione con un gruppo di ricercatori dell’Università Bicocca di Milano e dello spin-off Bambini Bicocca) è stato Paolo Ferri, professore alla Bicocca e direttore NuMediaBios: “Oltre la metà di questi bambini usa il telefono per guardare video o giocare tra 1 e 3 ore in media al giorno”, ha dichiarato, mostrando come lockdown e introduzione della didattica a distanza abbiano drasticamente cambiato le abitudini di tutti noi.
È stata proprio l’introduzione di didattica a distanza a spingere SICuPP e Università Bicocca a interrogare i genitori di tremila bambini residenti in Lombardia, i quali hanno dichiarato che “il consumo di televisione da parte dei piccoli è molto aumentato durante il lockdown, ma non è calato quando sono state riaperte le scuole", come sottolineato da Ferri durante il suo intervento. Una questione che apre un dibattito che non riguarda soltanto l’uso dei dispositivi elettronici in sé ma anche relativo a tempistiche e modalità d’utilizzo: si tratta infatti di una fascia d’età in cui sarebbe importante stabilire delle regole. “I numeri sono molto allarmanti”, ha poi aggiunto Marina Picca di SICuPP Lombardia: “Il possesso di uno strumento digitale ne aumenta l’utilizzo e anche il controllo da parte dell’adulto diventa così più difficile”.
L’idea di “Bambini e lockdown: la parola ai genitori” è quindi partita dalla volontà d’interrogarsi su cosa sia successo nella vita quotidiana dei bambini durante la pandemia, “per avere dei dati su cui basare eventuali azioni di supporto e accompagnamento interdisciplinare (pediatrico e pedagogico) alle famiglie nella fase di ripresa della vita sociale post-Covid”, come si legge sullo stesso report. Il lockdown ha infatti trascinato con sé l’esigenza di reinventarsi (digitalizzando sempre di più le nostre vite) e come detto se prima del Covid e della didattica a distanza i ragazzi sotto ai 10 anni con in mano uno smartphone erano pari al 23% del totale, oggi arrivano invece a un 58%.
“Le ore di didattica a distanza sono aumentate molto nel 2021 rispetto al 2020 – ha continuato il professore della Bicocca spiegando quanto la Dad abbia contribuito a aumentare l’uso di dispositivi elettronici –. Da 1-2 ore del primo lockdown si passa a 3-4 ore, o addirittura 5 ore nel 14.7% dei casi”, comportando “difficoltà di concentrazione e disturbi dell’attenzione in circa il 60% dei bambini”. Fra tutte le limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, quella che più è pesata a tutte le fasce d’età è stata infatti il non poter giocare con altri bambini, a testimonianza di quanto la socialità sia cruciale in tutti gli individui, fin dai primi anni di vita. In risposta a una vita sempre più digitale, i bambini hanno (non per niente) iniziato a soffrire di una maggiore irritabilità, facendo più capricci. Non sono inoltre mancate segnalazioni di problemi di alterazione del sonno, problematiche legate all’alimentazione, rabbia, paure e modificazioni dell’umore.