Ancora basso il numero di imprenditrici e laureate nelle materie scientifiche in Trentino. Taufer: "La pandemia ha avuto un forte impatto sulle donne"
È stato presentato il terzo report biennale sull’andamento delle politiche di genere in Trentino. Ancora bassa è la rappresentanza negli organi legislativi ed esecutivi nazionali e locali: in Trentino, la presenza attuale delle donne nel Consiglio provinciale è del 25,7%. Taufer: "Lontana la parità di genere". Poggio: "Siamo sulla strada giusta ma possiamo migliorare, puntando anche sull'educazione"

TRENTO. Imprenditoria, precarietà nel lavoro e accesso alla lauree scientifiche: sono questi alcuni dei punti deboli del Trentino sul fronte della parità dei genere. E ancora, in regione 1 donna su 10 ha subito almeno una forma di violenza da parte del proprio partner. Emerge anche questo dal terzo report biennale della Commissione provinciale delle pari opportunità sull’andamento delle politiche di genere in Trentino.
“La parità di genere è ancora molto lontana – dichiara la presidente della Commissione Paola Taufer – La crisi economica del 2008 e quella sanitaria del 2019 hanno avuto un fortissimo impatto sulle donne”. La pandemia da Covid-19, che ha colto il mondo del tutto impreparato, “ci colloca in una fase storica profondamente diversa, nella quale si acuiscono molte criticità preesistenti e al tempo stesso emergono bisogni nuovi”.
Un lavoro che non risponde soltanto a un obbligo di legge, ribadisce la presidente, “ma è anche una base informativa importante per inquadrare i punti di forza e le criticità della provincia, che pur mostrando buoni risultati in molti ambiti nei confronti nazionali ed europei, non è priva di ombre e spazi di miglioramento”.
La relazione nasce da una precisa indicazione della legge 13/2012 in materia di pari opportunità, che demanda alla Commissione il compito di inviare alla Giunta e al Consiglio provinciali un rapporto biennale sullo stato di attuazione della legge stessa e sui risultati delle attività svolte nel campo delle politiche di genere.
Il documento è stato commissionato all’Università di Trento, Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale e curato dalla dottoressa Anna Ress con la supervisione e il coordinamento della professoressa Barbara Poggio, (Università di Trento, Centro Studi interdisciplinari di Genere).
“Bisogna investire nella parità di genere – sostiene Poggio –per garantire un effettivo progresso sociale. Siamo sulla strada giusta, ma si può fare meglio agendo sul quadro normativo e sul piano educativo, cruciale per indirizzare i ragazzi nelle scelte giuste”.
Nella ricerca sono state indagate le politiche di genere a partire dai dati dei diversi ambiti sociale, di istruzione, salute, partecipazione, economia e lavoro, conciliazione e violenza di genere. Si tratta di dati quantitativi di lungo periodo, disaggregati per genere e comparativi, spiega Ress, che permettono di confrontare la parità nel contesto nazionale e in alcuni casi europeo.
Rispetto al report precedente, questo risente di due variabili dovute a fenomeni importanti, come la pandemia e la crisi economica.
Si annota una flessione nella crescita della popolazione dovuta al calo della natalità e al contestuale aumento della mortalità, con il contenimento della fecondità connesso all’insicurezza economica e alle difficoltà di conciliazione vita lavoro.
Il campo dell’istruzione e della formazione è trainato dalla componente femminile: “Le ragazze ottengono maggiori risultati - spiega Ress - che però stridono con gli insuccessi lavorativi, in parte imputabili alle scelte formative che spesso tendono a essere condizionate per genere, riflettendo stereotipi e aspettative sociali che si ripercuotono sui destini occupazionali".
Non solo, anche la composizione di genere dei percorsi universitari risulta fortemente sbilanciata: nell’area umanistica le studentesse rappresentano nell’anno accademico 2018/2019 il 78,1% della popolazione studentesca e nell’area medica il 70,9%, mentre in ambito scientifico-informatico e nell’area ingegneristica-architettura rappresentano poco più di un terzo delle iscrizioni.
Molta disparità si registra ancora nella vita pubblica e nella partecipazione, molta lentezza nella crescita del dato riferito all’occupazione femminile, che è comunque più precaria e instabile rispetto a quella maschile, senza contare le conseguenti minori risorse economiche delle donne e i riflessi sui trattamenti pensionistici.
Un dato in particolare diminuzione rispetto al report precedente è quello riferito al numero di donne tra i dirigenti scolastici. Il personale nel comparto della scuola è da sempre molto femminilizzato e, conseguentemente, le dirigenti sono molto più degli uomini. Negli ultimi anni, assistiamo tuttavia a un arretramento e le dirigenti diminuiscono fino al 58,8% del 2019.
Se consideriamo il complesso delle posizioni dirigenziali, dell’imprenditoria e delle libere professioni in Trentino, le donne ai vertici sono progressivamente aumentate, passando dal 20,1% del 2004 al 30,4% del 2020. Il Trentino mostra un andamento della rappresentanza femminile simile a quello osservato a livello nazionale, con un gap di genere un po’ più elevato rispetto all’Italia, dove la presenza femminile è passata dal 25,1% del 2004 al 33,3% del 2020.
Ancora bassa è la rappresentanza negli organi legislativi ed esecutivi nazionali e locali. In Trentino, la presenza attuale delle donne nel Consiglio provinciale è del 25,7% (9 donne su un totale di 35 consiglieri) mentre nella Giunta sono presenti 2 donne su 7 membri (8 se si considera il presidente): anche nel Consiglio della Provincia di Bolzano le donne sono una su quattro.
Quanto alla salute nel solo anno 2020 si sono persi dieci anni di aumento dell’aspettativa di vita e se è vero che le donne vivono più a lungo, per contro vivono meno in salute e risultano più esposte alle malattie di natura emozionale e psicologica.