A Bolzano l'incidenza più alta di positivi nel 2020 e 2021, in due anni in Italia 178mila i decessi in eccesso: ecco tutti i numeri dell'epoca Covid
Nel settimo rapporto congiunto sulla pandemia realizzato da Istat e Iss è stata analizzata la situazione fino a gennaio 2022: l'eccesso totale di mortalità rispetto alla media 2015-2019 è stato di 178mila decessi, gran parte dell'eccesso nel 2021 è stato osservato nel primo quadrimestre, quando la copertura vaccinale era ancora molto bassa

TRENTO. Dai territori con la più alta incidenza di casi in Italia (un triste primo posto per la Provincia autonoma di Bolzano) ai risultati della campagna vaccinale (grazie alla quale i danni sono stati contenuti), dall'eccesso di mortalità al confronto tra le varie ondate epidemiche: ecco tutti i dati degli ultimi due anni di Covid all'interno del settimo rapporto congiunto sulla pandemia realizzato da Istat e Iss. Nel documento è stata analizzata la situazione fino a gennaio 2022: dall'inizio della pandemia, dicono gli esperti, l'eccesso di mortalità totale rispetto alla media 2015-2019 è stato di 178mila decessi, con gran parte dell'eccesso del 2021 (l'82%) “osservato nel primo quadrimestre, quando la copertura vaccinale era ancora molto bassa”.
Fornendo in sintesi i dati principali, nel rapporto si evidenzia come dall'arrivo del Covid siano stati 10.953.342 in tutto i positivi: di questi, a conferma dell'estrema trasmissibilità della variante Omicron, il 42% (4,5 milioni) sono stati diagnosticati solo nel mese di gennaio 2022. Parlando di casi, si legge nel documento, dal punto di vista della distribuzione geografica si è osservato un cambiamento tra il 2020 (caratterizzato da un marcato gradiente Nord-Centro-Sud) e il 2021, nel quale si è osservata una distribuzione territoriale più diffusa. Una triste conferma a cavallo delle due annate è stato però il primo posto tra i territori con la più alta incidenza della Provincia Autonoma di Bolzano (seguita nel 2020 da Veneto, Valle d'Aosta e Lombardia e nel 2021 da Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto). In Alto Adige infatti il tasso d'incidenza standardizzato per 100mila abitanti è stato di 5.395 nel 2020 e di 11.756 (unico territorio a superare la soglia di 10mila) nel 2021 (Trento ha visto rispettivamente un'incidenza di 3.615 casi e di 7.665 casi).

Per quanto riguarda la mortalità invece, all'Iss sono state segnalate in tutto 145.334 vittime: il 53% dei decessi è avvenuto nel 2020, il 41% nel 2021 (59.138 decessi di cui circa 8000 riferiti a diagnosi del 2020) e il 5,8% a gennaio 2022 (mese in cui, va ricordato, a causa di Omicron si sono concentrati ben il 42% del totale dei casi dall'inizio della pandemia). “Con il progredire della campagna di vaccinazione – si legge nel documento – la mortalità è significativamente diminuita a partire dalla 20esima settimana del 2021: l'82% circa dei decessi nel 2021 è avvenuto nel primo quadrimestre. In particolare, si è molto ridotta la mortalità Covid-19 correlata nella fascia d'età 80 anni e più per la quale, a fine 2021, è stata raggiunta una copertura vaccinale con il ciclo primario pari al 95%”.Per quanto riguarda il rapporto fra i tassi standardizzati di mortalità Covid, il gradiente Nord-Sud si è capovolto a sfavore del Centro-Sud tra il 2020 ed il 2021.

Analizzando la situazione nel dettaglio per quanto riguarda il tasso di mortalità standardizzato per 100mila abitanti, la Val d'Aosta si conferma il territorio con il tasso più alto nel 2020 (con 104) seguito da Lombardia (102), Piemonte (63), Trentino ed Emilia-Romagna (62). Nel 2021 invece il tasso più alto di mortalità è stato registrato in Friuli Venezia Giulia (66), seguito da Campania (52), Molise (51) ed Emilia-Romagna (51), in Provincia di Bolzano è arrivato a 41, mentre in Trentino a 32. In generale, come detto, da inizio pandemia alla fine di gennaio 2022 l'eccesso di mortalità totale rispetto alla media 2015-2019 è stato di 178mila decessi: il totale dei decessi (riferiti ad ogni causa) nel 2020 è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra, con 746.146 decessi, oltre 100mila in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso). Nel 2021 il totale dei decessi per il complesso delle cause è in calo rispetto all'anno precedente, anche se rimane su livelli molto alti: 709.035 decessi, 37mila in meno rispetto al 2020 ma 63mila in più rispetto alla media 2015-2019 (+9,8%). “Gran parte dell'eccesso del 2021 (82% ndr) – scrivono Iss e Istat – è stato osservato nel primo quadrimestre, quando la copertura vaccinale era ancora molto bassa”. Passando al dettaglio provinciale, nel 2020 i più alti tassi di mortalità legata al Covid-19 si sono registrati a Lodi (168,8), Piacenza (158,3), Bergamo (146,2), Cremona (142,1) e Pavia (129,8). La mortalità più bassa è stata nelle province di Reggio Calabria (8,0), Lecce e Catanzaro (9,8). Nel 2021 i più alti tassi di mortalità legata al Covid-19 si sono registrati a Udine (77,4), Trieste (66,8), Prato e Napoli (63,0). Tra le Province con minor mortalità si ritrovano Biella (13,7), Sassari (15,1) e Bergamo (15,6), che è passata nel giro di 12 mesi dalla città simbolo del dramma della pandemia ad uno dei territori con la mortalità più bassa in Italia.

Parlando invece della campagna vaccinale (109.535.543 il totale delle dosi inoculate, con quasi 20 milioni di booster), il report conferma in sostanza quanto ribadito negli scorsi mesi in merito alla percentuale di copertura per fasce d'età (con gli over 80 maggiormente vaccinati anche per la seconda dose e per il booster, con coperture rispettivamente del 91,3% e del 72,4%), sottolineando poi come nelle classi di età compresa tra i 20 e i 49 anni la classe degli over 40 è quella risultata con copertura vaccinale più bassa per prima e seconda dose. Grazie ai vaccini si è poi concretizzata una forte riduzione, tra il 2020 ed il 2021, della mortalità nelle fasce più anziane della popolazione: oltre 37 mila morti in meno tra gli over 65. Nella popolazione con meno di 65 anni, al contrario, i decessi sono aumentati rispetto all’anno precedente anche se in misura molto contenuta (+745). Nel Nord, in particolare in Lombardia e nella Provincia autonoma di Trento, nel 2021 i decessi delle persone di 80 anni e più sono diminuiti di oltre il 20% rispetto al 2020. Un calo, più contenuto, si osserva nella stessa fascia di età anche nelle Marche e in Sardegna, regioni del Centro- sud colpite solo in parte dalla prima ondata di pandemia del 2020. Nel resto d’Italia, invece, l’aumento dei decessi riguarda tutte le classi di età.

“A livello territoriale – si legge nel report – è nel Mezzogiorno che si osserva l’eccesso di mortalità maggiore dell’anno 2021 rispetto al periodo 2015-19 (+12,9% di decessi), con regioni come Puglia (+18,5%) e Molise (+14,6%) ben al disopra della media nazionale (+9,8%). Al Nord solo la Provincia autonoma di Bolzano e il Friuli-Venezia Giulia presentano un eccesso superiore al 13%. I decessi riportati alla sorveglianza integrata ritenuti correlati al COVID-19 nel 2021 sono stati 59.136 e rappresentano l’8,3% dei decessi totali per il complesso delle cause, proporzione in calo rispetto all’anno precedente quando se ne contarono oltre 77 mila, il 10,3% del totale. Il Nord resta sempre la ripartizione con una proporzione maggiore di decessi COVID-19 su decessi totali, con un valore medio della ripartizione per il 2021 del 9%. Il Friuli-Venezia Giulia (14,2%), l’Emilia Romagna (11,3%) e la Provincia autonoma di Bolzano (10,6%) sono gli unici territori d’Italia dove si registra più di un decesso COVID-19 su 10. Rispetto all’anno precedente si è però assistito a un calo di questa percentuale: quasi tutte le regioni settentrionali presentavano infatti nel 2020 valori superiori al 10%, con punte di oltre il 20% in Valle d’Aosta. Di contro, nelle regioni centro-meridionali la quota è aumentata nel 2021 rispetto al 2020, dal 6,9% al 7,7% al Centro e dal 5,3% al 7,6% nel Mezzogiorno.

Guardando ai dati, emerge come in Trentino per esempio, tra 2020 e 2021, nonostante la presenza lo scorso anno di varianti molto più contagiose e pericolose rispetto al 2020 (come Delta e Omicron) il numero totale dei decessi per Covid sia calato drasticamente, da 946 a 434. Anche a livello nazionale infatti, il confronto tra ondate epidemiche di Covid-19 in termini di eccesso di mortalità evidenzia che, nonostante il numero considerevolmente più elevato di casi nell'ondata in corso, l'impatto sulla mortalità è più contenuto rispetto alle precedenti ondate. Durante il periodo 1° ottobre 2021-31 gennaio 2022 si registrano circa 250 mila decessi, 40 mila in meno rispetto a 12 mesi prima, con un calo di oltre il 13%. Il calo è concentrato soprattutto a partire da metà ottobre fino a fine dicembre, periodo in cui si era nella fase più acuta della seconda ondata del 2020, mentre nel 2021 la pandemia è stata limitata dalla campagna vaccinale che a ottobre aveva raggiunto una copertura con due dosi di vaccino di circa il 70% della popolazione. Il contributo del Covid-19 alla mortalità generale è sceso dal 10,3% del 2020 al 8,3% nel 2021, rimanendo comunque tra le principali cause di morte insieme ai tumori e alle malattie ischemiche del cuore.

Dall'analisi di 6.530 schede di morte del 2021 pervenute all'Iss (corrispondenti all'11% dei decessi positivi al Covid totali nell'anno), scrivono gli esperti, è stato poi possibile desumere “la causa iniziale, ovvero 'la malattia o la causa esterna che ha avviato il concatenamento morboso che ha portato a morte' secondo la definizione e i criteri di identificazione dell'Oms”. Analizzando il ruolo del Covid-19 nelle schede di decesso, si evince che la quota di deceduti in cui il Covid-19 è la causa direttamente responsabile del decesso, cioè la causa iniziale, è del 90%, similmente a quanto già osservato nel 2020 (89%). Una percentuale che non ha subito variazioni nel corso del 2021 e mostra solo minime differenze tra uomini e donne e tra le diverse classi d'età. Nel restante 10% dei casi il decesso è dovuto ad altre cause di morte, tra le quali le più rappresentate sono le malattie del sistema cardiocircolatorio (4%) e i tumori (2%). “Il ruolo del Covid-19 – si legge nel report – come causa iniziale è confermato dalla presenza di condizioni morbose che ne rappresentano tipiche complicanze. Nel 90% delle schede si riscontrano infatti come complicanze condizioni tipicamente associate al Covid-19, quali polmonite, insufficienza respiratoria, distress respiratorio acuto (ARDS) o altri sintomi respiratori. Questa condizione è presente nel 93% dei certificati di pazienti con causa iniziale COVID-19. Oltre alle complicanze respiratorie è frequente la presenza di complicanze cardiache (14% dei casi) e di sepsi (12%)”. In generale il Covid è stata l'unica causa responsabile del decesso nel 23% dei casi, mentre il 29% delle schede di decesso riporta una concausa oltre al virus e il 48% più di una. La percentuale di deceduti senza altre concause raggiunge il 32% nei deceduti nella fascia di età 30-59 anni e diminuisce fino al 21% tra gli ultraottantenni. In particolare, le concause più frequentemente segnalate sono le cardiopatie ipertensive, riportate nel 22% dei decessi, il diabete mellito nel 17%, le cardiopatie ischemiche (12%) i tumori (10%) e le malattie croniche delle basse vie respiratorie (10%).
