Varianti, nell'indagine Iss in Trentino prevalenza del 100% di quella inglese (a livello nazionale all'86,7%). E in Alto Adige compare la nigeriana
Nell'ultima indagine dell'Iss sulla prevalenza delle varianti, è emerso un quadro in cui l'inglese "spadroneggia". Tra i campioni analizzati, in Trentino il 100% riguarda questa mutazione, mentre in Alto Adige e Veneto sono emerse rispettivamente anche quella nigeriana e brasiliana

TRENTO. Una prevalenza al 100% della variante inglese sui 16 campioni sequenziati. È questo il quadro trentino della studio sulle mutazioni del virus Sars-CoV-2 effettuato dall'Istituto superiore di sanità, in una situazione complessiva che a livello nazionale registra l'86,7% di prevalenza della variante britannica.
In una situazione epidemiologica in miglioramento, ma ancora critica, l'Iss illustra una situazione che alla metà del mese di marzo vede la variante inglese ampiamente imposta a livello nazionale. E se da una parte i casi paiono calare, anche se lentamente, il merito è della campagna vaccinale, che gradualmente sta portando all'immunizzazione le fasce più deboli. Nondimeno, nell'analisi sulla prevalenza delle mutazioni, la maggiore trasmissibilità della variante è stimata attorno al 37%.
Non solo variante inglese, però. Lo studio sulla prevalenza ha infatti analizzato la presenza di mutazioni come quella brasiliana, quella sudafricana e quella nigeriana, facendo emergere un quadro in cui non mancano le infezioni dovute ad altre varianti. Varianti i cui effetti non sono ancora chiari - “nel contesto italiano in cui la vaccinazione sta procedendo ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate – si legge nei risultati – mentre la variante Uk è ormai ampiamente predominante, particolare attenzione va riservata alla variante P1 anche a causa del possibile parziale immune escape”.
Se in Trentino, come accennato, in tutti i campioni sequenziati è emersa solo la presenza della variante inglese – con prevalenza al 100% - diversa è la questione per Alto Adige e Veneto. Considerando che l'analisi è del 18 marzo e che in Alto Adige sono emersi anche casi di sudafricana e nigeriana, non sempre elaborati in Italia (QUI e QUI gli articoli), il quadro vede per Bolzano (su 15 campioni sequenziati) una netta prevalenza di variante inglese (80%), a cui si aggiungono un 13,3% di nigeriana e un 6,7% di restanti mutazioni non oggetto della ricerca.
Per quanto riguarda Venezia, invece, su 156 campioni sequenziati 138 sono risultati essere legati alla variante inglese (88,5%), 2 alla brasiliana (1,3%), 1 alla sudafricana (0,6%) e 3 alla nigeriana (1,9%).
Dal punto di vista nazionale, come detto, la variante inglese domina su tutte le altre. È questa, dunque, a produrre la maggior parte dei contagi, con una prevalenza che su 1951 campioni sequenziati è dell'86,7% per l'inglese, del 4% per la brasiliana, dello 0,1% della sudafricana e dello 0,6% della nigeriana.
Per quanto riguarda la variante inglese, al 18 marzo i valori oscillano nelle diverse realtà regionali italiane dal 63,3 al 100%. Nel caso della brasiliana, invece, la prevalenza si muove tra lo 0% e il 32%, mentre le altre rimangono tutte al di sotto dello 0,5%. La stima viene effettuata dall'Istituto superiore di sanità e dal Ministero della Salute in collaborazione con i laboratori regionali e la Fondazione Bruno Kessler.
Ogni Regione o Provincia autonoma ha selezionato dei sottocampioni, casuali tra quelli positivi, sequenziato il genoma del virus e inviato i risultati a Roma. All'indagine hanno partecipato 21 fra Regioni e Province autonome e 126 laboratori.