Superare le difficoltà del ritorno a scuola in tempo di Covid, ecco il progetto dell'Unitn vicino agli studenti
Recenti studi hanno stimato che i giovani in tempo di Covid abbiano perso circa due mesi d’istruzione. Per questo l'Università di Trento ha deciso di sostenere questi ragazzi che si sono trovati a dover affrontare periodi di solitudine e difficoltà

TRENTO. Il progetto “Sentirsi forte”, sviluppato dall’università di Trento al fine di colmare le mancanze dei giovani durante il lockdown, cerca di far emergere e aumentare negli studenti della scuola secondaria di primo grado il "concetto di sé scolastico, e condividerlo con compagni e insegnanti”.
Si stima infatti che i giovani abbiano perso circa due mesi d’istruzione, in seguito a ciò l'università di Trento si è auto incaricata di sostenere questi ragazzi che si sono trovati a dover affrontare periodi di solitudine e difficoltà, raramente tutelati.
Attraverso seminari, webinar e interventi riguardanti il self-concept scolastico, i docenti delle scuole aderenti sono stati formati per aiutare i loro studenti.
Sono sette gli istituti comprensivi trentini coinvolti: Alta Val di Sole, Bassa Anaunia – Tuenno, Bassa Val di Sole, Cles "B. Clesio", Fondo - Revò, Taio e Trento 7. Complessivamente il progetto ha coinvolto 21 docenti e 322 ragazzi, oltre ai/alle sette dirigenti degli istituti partner che hanno collaborato nel lavoro preparatorio durante l’estate scorsa.
Il progetto si è articolato in due parti: una empirica e quantitativa, con la somministrazione di un questionario studente e la raccolta di dati sugli apprendimenti scolastici e una di sviluppo professionale dei docenti per favorire il potenziamento in classe.
In particolare, sono stati previsti tre seminari (uno a dicembre 2020, uno a gennaio e uno a marzo) su temi specifici, condotti da un esperto pedagogista e accompagnati da guide operative che i docenti possono utilizzare nelle loro attività didattiche.
Insegnanti e studenti hanno imparato come affrontare al meglio questo periodo difficile che ha segnato l’istruzione, cercando per una volta di posizionare al centro il benessere dello studente. Cosa che purtroppo è stata data spesso per scontata.
I primi risultati sono incoraggianti, come spiega il coordinatore del progetto, Franco Fraccaroli dell’Università di Trento: "Ad oggi, la raccolta dati nel primo periodo ha permesso di analizzare il quadro delle componenti cognitive e non-cognitive delle varie classi. In particolare, al personale docente coinvolto è stato fornito un report dove, nel rispetto della privacy, si presentava la situazione di una singola classe in rapporto all’andamento complessivo del campione esaminato. Ogni insegnante quindi ha il quadro della propria classe in termini di self-concept scolastico, livello di motivazione degli studenti, qualità delle relazioni sociali, resilienza, e così via".
"Si stanno anche raccogliendo dati sui livelli di apprendimento degli studenti, in modo da indagare i correlati più importanti con le variabili di tipo non cognitivo. I dati verranno raccolti anche al termine del secondo periodo, cioè a maggio. In questa seconda fase sarà possibile effettuare una più approfondita analisi sugli effetti degli interventi adottati. Auspichiamo di rilevare, un particolare, incremento dei livelli di self-concept scolastico tra i ragazzi".
E’ un'iniziativa che mostra solidarietà e una forte attenzione all’istruzione dei giovani d’oggi. Sperando di poterli sostenere e stimolare per affrontare con serenità quest’anno scolastico e incoraggiandoli nello studio, visto che da un'indagine condotta da Ipsos un’analisi che raccoglie opinioni e aspettative di studenti tra 14 e 18 anni, risulta che ben il 28% degli studenti dichiara che durante il lockdown almeno un compagno di classe ha smesso di partecipare alle lezioni.
Altri dati allarmanti sullo stato d’animo degli studenti richiamano l’importanza di questo progetto, gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%), in un caleidoscopio di sensazioni negative di cui parlano prevalentemente con la famiglia (59%) e gli amici (38%), ma che per più di 1 su 5 rimangono un pesante fardello da tenersi dentro, senza condividerlo con nessuno (22%).