"Robobimbi", il progetto per portare la robotica nelle scuole dell'infanzia e sostenere i processi di apprendimento dei bambini
Buona la prima per il progetto che punta a offrire un primo approccio con la robotica ai bambini della scuola d'infanzia: "Un’esperienza che ha modificato, trasformato, arricchito le pratiche educativo-didattiche, soprattutto nella parte relativa alla rilevazione di gruppo"

TRENTO. Si chiama "Robobimbi" ed è un progetto nato dalla collaborazione tra la Fondazione Bruno Kessler e la Federazione Provinciale Scuole Materne di Trento (Fpsm) con l’intento di studiare la possibilità di introdurre la robotica educativa nelle scuole dell’infanzia, a sostegno dei processi di apprendimento dei bambini.
“Robobimbi – spiega Ornella Mich dell’Unità di ricerca i3-interfacce intelligenti e interazione Fbk – è una grande opportunità per le bambine e i bambini delle scuole dell’infanzia trentine, che favorisce la scoperta dell’affascinante mondo della robotica e del coding. La robotica educativa è un mezzo efficace e allo stesso tempo divertente per iniziare a sviluppare pensiero computazionale e competenze digitali, capacità divenute ormai indispensabili in quasi tutte le professioni, oltre che nella pratica quotidiana”.
Il primo percorso di formazione è iniziato a dicembre 2020 e ha coinvolto tutto il Circolo di Valsugana e Primiero, composto da 11 scuole dell’infanzia associate alla Federazione. Durante la prima fase del progetto, sono state studiate le rappresentazioni mentali relative ai “robot” in bambini dai 3 ai 6 anni. I risultati di questa parte della ricerca hanno costituito le basi per la progettazione di percorsi formativi rivolti agli insegnanti della scuola dell’infanzia che vedano l’applicazione del coding e della robotica come strumenti innovativi a sostegno della costruzione sociale degli apprendimenti.
“È quando sono piccoli che i bambini sognano in grande – sottolinea Alessandra Potrich, dell’Unità Ricerca e Innovazione per la Scuola Fbk – e affrontano in modo creativo e senza barriere argomenti difficili e complicati. Accompagnandoli in queste loro avventure si pongono basi importanti per il loro sviluppo futuro”.
Il percorso vero e proprio è iniziato con un laboratorio di robotica creativa, durante il quale le insegnanti hanno prima progettato e successivamente costruito un proprio robot, partendo da materiale da riuso (bottiglie di plastica, tappi, carta stagnola, cartoncini colorati). Lo scopo principale di questa attività era di incominciare a fare delle riflessioni sulla robotica come strumento utile in termini educativi. I risultati di questa attività sono stati sorprendenti, sia rispetto al coinvolgimento delle insegnanti, sia rispetto alla complessità e ricchezza dei “robot creativi” da loro progettati e realizzati.
“La ricerca Robobimbi – dichiara Camilla Monaco, responsabile dell’Unità specialistica Ricerca e Formazione della Federazione Provinciale Scuole Materne di Trento – ha rappresentato, per il nostro Sistema, un’occasione preziosa per capire che cosa sanno e che cosa pensano i bambini delle scuole dell’infanzia di un ambito così attuale, e al tempo stesso spiazzante, come la robotica”.
I dubbi e le riflessioni nate durante l’esperienza di robotica creativa hanno contribuito a rendere ancora più fruttuosi anche i successivi incontri (sempre online) durante i quali le partecipanti hanno iniziato a prendere confidenza con termini quali “robot”, “sensore”, “attuatore”, “programmazione”. In particolare, hanno potuto sperimentare che cosa significa programmare attraverso l’utilizzo di Scratch Junior, un’applicazione software nata dalla ricerca della MIT, che permette di imparare il coding progettando storie e videogiochi.
Dopo una familiarizzazione a livello adulto con questi strumenti, accompagnata e sostenuta dalle riflessioni collettive costruite in formazione, le scuole hanno cominciato a prefigurare delle forme iniziali di approccio anche con i bambini, sempre nell’ottica di considerare i kit come “attrezzi materiali e culturali” al servizio dei processi sociali di apprendimento, come ad esempio co-progettazione, co-costruzione di narrazioni, partecipazione.
“In un’ottica di ricerca-azione – illustra Tiziana Ceol, coordinatrice del Circolo di Predazzo, Federazione Provinciale Scuole Materne di Trento – Robobimbi è stata un’esperienza che ha modificato, trasformato, arricchito le pratiche educativo-didattiche delle scuole partecipanti, soprattutto nella parte relativa alla rilevazione di gruppo. Infatti, parlare di robot, disegnarli in maniera collaborativa, meta-riflettere su quanto si è prodotto graficamente e su come si è arrivati a farlo sono tutte esperienze che, già di per sé, consentono ai bambini di costruire idee e rappresentazioni nuove” .