A Rovereto gli orti verticali: le piante sono ''sospese'' e si nutrono con la nebulizzazione per evitare gli inquinanti e biofortificarle
Oltre all’acqua, tramite lo spruzzo le piante ricevono 14 minerali di base. In questo modo, si ha a disposizione, 365 giorni all’anno, frutta e verdura priva di elementi come il nichel o il cromo, che per le persone allergiche possono risultare pericolosi. Ma le potenzialità dell’impianto non finiscono qui. Oltre a sottrarre i componenti potenzialmente dannosi, la miscela di minerali può infatti essere implementata per sviluppare piante biofortificate

TRENTO. Un innovativo orto aeroponico fatto di luci e vasche inclinate dove le piante sono sospese nell'aria e assorbono acqua ed elementi nutritivi tramite nebulizzazione. E' questo il prodotto brevettato da V-Frm l'impresa da poco insediata negli spazi “Be Factory” dentro Progetto Manifattura a Rovereto, nel polo tecnologico di Trentino Sviluppo. Il curioso orto verticale permette di mantenere le radici pulite cosicché si possano utilizzare – per esempio per estrarre un particolare principio curativo – senza sradicare la pianta, e dunque, mantenendola viva. Inoltre, coltivare a ciclo chiuso permette alle piante di crescere senza contaminarsi con i metalli che potrebbero essere presenti nel terreno, come nichel o cromo, particolarmente insidiosi per chi è allergico. Ma non solo. Negli orti sospesi la frutta e la verdura si può «biofortificare», quindi si possono aggiungere tra i componenti nutritivi maggiori quantità di minerali come il ferro, elemento fondamentale nella dieta di chi è anemico.
Basilico giapponese, gerani sudafricani, rucola, fragole e fiori edibili. Sono solo alcune delle piante coltivate nei nuovi orti aeroponici di V-Frm qualcosa a metà – come si evince dal nome – tra una farm, una fattoria, e una firm cioè un’impresa. A fondarla, tre amici padovani: gli informatici Andrea Guglielmi e Stefano Boaretto e il biotecnologo Davide Meneghello. ''L’idea – spiega Stefano Boaretto, amministratore delegato di V-Frm – ci è venuta interrogandoci su due grandi questioni. La prima, alimentare, parte dal presupposto che i nostri figli in futuro si troveranno a mangiare cibi sempre più processati e inquinati. La seconda, invece, è legata all’era post-industriale e alla riconversione degli stabilimenti abbandonati. Ed ecco che la vertical farm, ovvero la coltivazione a ciclo chiuso di piante sospese con il totale recupero dell’acqua degli impianti di climatizzazione e scarico ci è sembrata una risposta efficace e sostenibile. E per trasformarla in realtà non potevamo non scegliere un incubatore che, come Progetto Manifattura, facesse della sostenibilità e dell’economia circolare i propri valori fondanti''.
Dopo aver valutato la possibilità di comprare un impianto già predisposto in Inghilterra, i tre soci hanno però deciso di costruirne uno in proprio. Il sistema – brevettato e composto da una serie modulabile di lampade e vasche inclinate che scaricano da sole l’acqua – si basa su un nebulizzatore che spruzza le radici delle piante sospese ogni trenta secondi e poi lascia loro il tempo di asciugare per mezz’ora per evitare che marciscano. Oltre all’acqua, tramite lo spruzzo le piante ricevono 14 minerali di base. In questo modo, si ha a disposizione, 365 giorni all’anno, frutta e verdura priva di elementi come il nichel o il cromo, che per le persone allergiche possono risultare pericolosi. Ma le potenzialità dell’impianto non finiscono qui. Oltre a sottrarre i componenti potenzialmente dannosi, la miscela di minerali può infatti essere implementata per sviluppare piante «biofortificate». Si potrebbe quindi, per esempio, produrre un tipo di fragola o di insalata particolarmente ricco di ferro e quindi adatto ad integrare la dieta di una persona anemica.
Numerose sono anche le applicazioni nell’ambito della ricerca scientifica e dell’industria farmaceutica. Lavorare sulle radici sospese – pulite e facilmente maneggiabili – permette infatti l’estrazione di componenti anche dalle piante vive, per esempio per realizzare delle creme o dei medicinali. E infatti V-Frm ha già all’attivo due collaborazioni in merito con la Fondazione Mach e l’Università di Bologna. Tra i vantaggi di questa tecnologia c’è infine la facile scalabilità. E V-Frm vuole provarlo realizzando proprio in Be Factory – grazie a un finanziamento di 750 mila euro ottenuto tramite un bando “Smart and Start” di Invitalia – un nuovo prototipo di orto aeroponico con 270 vasche che conterranno 60 mila piante e si auto-sosterranno grazie al recupero dell’acqua di scarico e dell’impianto di climatizzazione.