Testano un massaggiatore cardiaco a una condizione di gravità 0. Anche due medici di Eurac sul volo che simula lo spazio
I medici di Eurac Giacomo Strapazzon e Alessandro Forti hanno partecipato ad una campagna di volo organizzata da una compagnia svizzera con cui si simula la condizione a gravità 0, come nello spazio. Assieme ad un'altra trentina di ricercatori hanno testato il loro strumento, un massaggiatore cardiaco automatico da utilizzare in situazioni estreme

BOLZANO. C'era un po' di Alto Adige nel volo parabolico partito giovedì 11 giugno dall'aeroporto militare di Dübendorf, in Svizzera. Un volo che ospitava ben 35 ricercatori di tutto il mondo, saliti a bordo per testare apparecchiature e compiere esperimenti su un airbus che, a costi decisamente più bassi della Stazione spaziale internazionale, permette di simulare lo spazio e la condizione di gravità 0.

Lo scopo della presenza dei ricercatori Eurac sul volo che per ben 16 volte, salendo e abbassandosi secondo una determinata traiettoria, ha creato questa condizione analoga allo spazio, è stato quello di testare l'efficacia del massaggiatore cardiaco automatico LUCAS3, strumento che permette, anche in situazioni estreme in cui l'uomo è impossibilitato, di compiere manovre che salvano la vita, come ad esempio nei voli dell'elisoccorso.
Non è la prima volta che la compagnia svizzera Sky Lab compie campagne di volo simili, dando la possibilità a istituzioni ed aziende di condurre esperimenti e studi sulla microgravità. Così è avvenuto, d'altronde, anche per i due medici del centro di ricerca altoatesino Eurac Research Giacomo Strapazzon e Alessandro Forti, “astronauti” per un giorno che hanno cercato di capire il funzionamento del massaggiatore LUCAS3 in situazioni come le missioni spaziali e i voli suborbitali.
“La Nasa – racconta lo stesso Strapazzon, vicedirettore dell'Istituto di medicina d'emergenza in montagna di Eurac – ha verificato che le tecniche manuali di massaggio cardiaco non sono così efficaci nello spazio, ma al momento non ci sono evidenze dell'efficacia dei massaggiatori automatici in una condizione di gravità diversa da quella terrestre”.
D'altronde, per quanto riguarda l'esplorazione spaziale, si tende a far riferimento a tecniche proprie degli ambienti estremi, come appunto l'alta quota. Per questo pratiche della medicina d'emergenza sono applicabili anche a missioni in orbita. “Come in montagna inoltre – conclude Strapazzon – asfissia e ipossia possono generare problemi cardiaci anche in persone preparate come gli astronauti e il rischio potrebbe aumentare se le missioni spaziali turistiche dovessero prendere piede”.

Nel corso del volo i ricercatori sono rimasti seduti nella coda dell'aereo fino a quando l'airbus non ha raggiunto la quota di crociera. Dopo aver ottenuto il via libera dalla cabina di pilotaggio, si sono spostati nella fusoliera allestita come un grande laboratori. Ivi si sono ancorati con delle cinghie al suolo e hanno cominciato il programma di esperimenti.
Con questa procedura, d'altro canto, la Fondazione Sky Lab in collaborazione con l'Università di Zurigo testano piante, colture cellulari, apparecchi tecnologici e reazioni del corpo in una condizione di assenza di gravità. Esperimenti analoghi, come detto, possono essere ripetuti a bordo della Stazione spaziale internazionale, con costi decisamente più elevati; ed è per questo che Nasa e Agenzia spaziale europea partecipano spesso ai voli parabolici per sperimentare materiali e procedure.
Partecipare, non a caso, richiede lunghe attese: per salire a bordo dell'airbus i ricercatori di Eurac hanno dovuto aspettare due anni, riuscendo così a testare uno strumento che già in passato è stato al centro di ricerche in condizioni estreme come appunto l'elisoccorso, quando massaggiare in modo tradizionale si rivela piuttosto proibitivo. LUCAS ha così eseguito le compressioni toraciche sul manichino durante tutto il volo, controllato costantemente dai ricercatori, che analizzeranno al rientro i dati sull'efficacia del massaggio.