Risultati in linea con gli altri anni ma "nostalgia" delle lezioni in aula. L'Università di Trento interroga studenti e docenti sulla nuova didattica integrata
Il rettore dell'Università di Trento ha voluto dar vita ad un gruppo di studio che analizzasse i dati delle frequenze e dei risultati di lezioni ed esami online, oltre a interrogare studenti e docenti sulla nuova didattica integrata. I risultati sono stati "sorprendenti", evidenziando una certa continuità con l'anno accademico precedente. La frequentazione delle aule però manca un po' a tutti

TRENTO. In una contingenza storica che impatta su tutti gli aspetti della vita, anche il mondo universitario ha dovuto assumere delle decisioni volte a tutelare corpo accademico e studentesco, ricalibrando le modalità della didattica e ricorrendo in maniera integrata (almeno in questa fase di ripresa dell’anno accademico) al remoto. Da parte sua, l’Università di Trento non ha certo fatto eccezione.
Passato il tribolato finale dell’anno 2019/2020, per volontà del rettore Paolo Collini, un gruppo di studio ha valutato alcuni aspetti di questa riconversione dell’offerta didattica, arrivando a delle conclusioni a suo modo di vedere abbastanza confortanti. Nessun particolare effetto, infatti, si sarebbe riscontrato sulle lezioni e gli esami online, oltre che sull’andamento degli studi. A permettere di tirare le somme è il confronto con la sessione estiva precedente.
I dati, raccolti in una fase di conferma della riorganizzazione dell’attività didattica in forma integrata tra presenza e distanza, sono stati analizzati come detto da un gruppo di lavoro coadiuvato dall’ufficio studi di Ateneo e dal Presidio per la qualità. Mentre il monitoraggio prosegue, dei primi risultati sono stati presentati: ecco quali sono.
Rispetto all’andamento degli esami della sessione estiva 2020 si può affermare che la prova sia stata superata con abbondante sufficienza. Se infatti si temeva che la riorganizzazione in modalità online di lezioni ed esami potesse avere conseguenza importanti, dal confronto con la sessione precedente è emerso come l’Università di Trento abbia reagito bene, senza che si registrassero rilevanti cambiamenti riguardo appunto all’avanzamento degli studi e alle valutazioni finali.
L’analisi del gruppo di studio ha preso in considerazione la partecipazione agli esami, il tasso di successo e il voto medio ottenuto dal corpo studentesco. “I risultati rivelano una omogeneità per certi versi sorprendente sia nella prosecuzione della carriera (numerosità e tassi di successo agli esami) sia nel voto finale – commenta il gruppo - le preoccupazioni che avevano motivato l’analisi e il monitoraggio, e in particolare la possibilità che la didattica a distanza potesse determinare un rallentamento nella progressione di carriera degli studenti, sembrano in gran parte ridimensionate. Altrettanto può dirsi della preoccupazione inversa, e cioè che gli esami a distanza potessero promuovere una inflazione delle valutazioni”.
Rispetto ad esperienze, opinioni e valutazioni degli studenti sulla riorganizzazione della didattica, un’indagine condotta su 5100 studenti e studentesse, pari al 31% del totale, ha permesso di raccogliere informazioni sui livelli di frequenza, l’apprezzamento delle diverse forme di erogazione della didattica online (sincrona e asincrona) rispetto a quella in presenza, sulle difficoltà e i problemi tecnici e sulle complicazioni di carattere psicologico e relazione. Ciò che è emerso è che gli studenti preferiscono fortemente la didattica in presenza, in virtù di maggior coinvolgimento, rapporti interpersonali, attenzione e apprendimento.
L’online è comunque apprezzato nella misura in cui ha reso possibile il proseguimento delle lezioni in questa fase in cui si rendeva impossibile ogni altra alternativa. “I maggiori problemi rilevati sono di tipo psicofisico – evidenzia il gruppo di lavoro – elevato stress, scarso coinvolgimento, perdita di concentrazione e di motivazione. Risulta difficile disgiungere gli effetti negativi della didattica online da quelli del contesto nel quale è stata realizzata, contraddistinto da confinamento, restrizioni e incertezza”.
L’ultimo ambito di ricerca ha infine coinvolto i docenti, somministrando loro un’indagine volta a rilevare anche in questo caso esperienze, opinioni e valutazioni. Alla ricerca ha partecipato oltre il 60% del corpo docente, a cui sono state richiesti pareri relativi a dotazione e uso delle infrastrutture tecnologiche, competenze e esperienze precedenti sulla didattica online, percezione dell’efficacia e dei problemi della didattica online (sincrona e asincrona) rispetto a quella in presenza, valutazione dei possibili vantaggi di integrare alcuni strumenti di didattica online nella didattica in presenza.
La risposta segnala nondimeno un aumento consistente dell’impegno richiesto per la preparazione e la gestione delle lezioni online, ma anche la percezione di efficacia per la condivisione dei materiali didattici (come slides e documenti). La didattica online viene inoltre considerata meno efficace rispetto agli aspetti di coinvolgimento degli studenti, attenzione, interazione tra pari e con i/le docenti. “Da questo punto di vista le loro opinioni sono coerenti con quelle espresse da studenti e studentesse”, conclude il gruppo di lavoro.