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''Mi hanno arrestato tre volte perché ho protestato contro Maduro: sono stato picchiato, torturato e isolato senza bere e mangiare'', la storia di Pablo ''adottato'' a Trento per completare gli studi

Da ormai tre anni, l'Università di Trento sostiene il programma "UniTrento for Refugees" e dimostra che l'accoglienza non sono solo parole. Pablo: "Ho lasciato la Facoltà di giurisprudenza e ho provato ad allontanarmi dalla militanza, ma non ero cosciente che ormai sapessero tutto di me e della mia famiglia. Era inutile, avremmo pagato tutti le conseguenze per via del mio attivismo con l’opposizione"

Di Luca Andreazza - 22 agosto 2020 - 21:12

TRENTO. "Le proteste erano contro l'inflazione, la delinquenza e la scarsità di prodotti di prima necessità. Sono stato trattenuto illegittimamente per tre volte dalla polizia di Stato e più volte minacciato direttamente di morte dalle forze del regime, dai suoi sostenitori e dai politici". Questo il racconto di Pablo, 24enne del Venezuela, studente "adottato" all'Università di Trento, che aggiunge: "Mi hanno picchiato, torturato, tenuto per giorni in isolamento senza cibo e acqua. Tutte e tre le volte in assenza di capi di imputazione andando contro al principio dell'habeas corpus".

 

Il 24enne rientra nel programma "UniTrento for Refugees", un progetto lanciato ormai tre anni fa dall'Università di Trento. Tramite questa iniziativa, quattordici studenti e studentesse richiedenti protezione internazionale hanno avuto la possibilità di frequentare i corsi dell'Ateneo. Ora ha ripreso il percorso di studio, abbandonato per scappare dal Venezuela (Qui la storia di Adele, fuggita dal Camerun).

 

"Tutte e tre le volte - dice Pablo - mi hanno negato il mio diritto alla difesa, non mi permettevano di incontrare un avvocato ne tanto meno i miei famigliari. Una volta fuori mi riconoscevano per strada e mi minacciavano, aspettando di trovare me e i miei compagni singolarmente per farci fuori. Le forze armate del Venezuela godono di immunità: se ti uccidono, non ne devono rispondere, è come se tutti, ad eccezione di loro, fossero carne da macello". 

 

Il progetto "UniTrento for refugees", pur garantendo vitto e alloggio, non copre le spese per i libri e i materiali di studio. Così Udu-Unione degli studenti universitari rilancia la campagna di di fundrising "Adotta un@ studente" per poterli sostenere. " Un piccolo importo - commenta la componente studentesca - che permette a un ragazzo o a una ragazza a studiare e difendere quella dignità che è stata aggredita nel proprio Paese di origine. Questa è un'iniziativa davvero positiva e un esempio per il territorio".

 

Come contribuire tramite bonifico bancario

Università di Trento

IBAN: IT30V0569601800000003117X69
BIC/SWIFT: POSOIT22
Indicando nella causale: "donazione di modico valore per Studenti rifugiati".

Si intende donazione di modico valore ai sensi dell’art. 783 c.c. quella di modesta entità in relazione alle condizioni economiche del donante.

Per donazioni sopra 1.000 € contattare: fundraising@unitn.it

 

Vantaggi fiscali

Le donazioni a favore dell’Università di Trento sono deducibili dal reddito. Ai fini della deducibilità fiscale come attestazione di avvenuta donazione, si suggerisce di conservare la ricevuta di avvenuto pagamento e portarla con sé in sede di dichiarazione dei redditi.

 

La storia completa di Pablo

Mi chiamo Pablo, ho 24 anni e vengo dal Venezuela. Sono in Italia dal 2016. Fino a quel momento, dal febbraio del 2014 ero uno studente di giurisprudenza attivista del partito politico "Primero Justicia", il principale partito di opposizione al regime di Nicolas Maduro, motivo per cui nei due anni precedenti sono stato perseguitato per le mie idee politiche contrarie al governo.

 

Le manifestazioni, che ho portato avanti in diversi comuni, erano pacifiche e legittimate dall’articolo 350 della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, che autorizza il popolo venezuelano a “rifiutare qualunque regime, legislazione o autorità che sia contraria ai valori, principi e garanzie democratiche o diminuisca i diritti umani”.

 

Le proteste erano contro l'inflazione, la delinquenza e la scarsità di prodotti di prima necessità. Sono stato trattenuto illegittimamente per tre volte dalla Polizia di Stato e più volte minacciato direttamente di morte dalle forze del regime, dai suoi sostenitori e politici. Mi hanno picchiato, torturato, tenuto per giorni in isolamento senza cibo ne acqua.

 

Tutte e tre le volte in assenza di capi di imputazione andando contro al principio dell'habeas corpus. Tutte e tre le volte mi hanno negato il mio diritto alla difesa, non mi permettevano di incontrare un avvocato ne tanto meno i miei famigliari. Una volta fuori mi riconoscevano per strada e mi minacciavano, aspettando di trovare me ed i miei compagni singolarmente per farci fuori. Le forze armate del Venezuela godono di immunità: se ti uccidono, non ne devono rispondere, è come se tutti, ad eccezione di loro, fossero carne da macello. 

Ho lasciato la Facoltà di Giurisprudenza e ho provato ad allontanarmi dalla militanza, ma non ero cosciente che ormai sapessero tutto di me e della mia famiglia. Era inutile, avremmo pagato tutti le conseguenze per via del mio attivismo con l’opposizione. Mi sono immatricolato ad Ingegneria Civile alla National Experimental University of the Armed Forces ma sono stato espulso per il mio precedente attivismo, seppur come motivo ufficiale compaia una violazione del codice etico dell’Università, senza alcuna spiegazione.

 

Mia madre, che lavorava come dirigente di una scuola elementare, è stata licenziata con esplicita motivazione per avere votato il partito di opposizione e avere sostenuto suo figlio e le sue idee contro il governo. Inoltre, la mia famiglia, come tutte quelle che erano conosciute per essersi opposte al regime, era stata privata dei benefici e delle facilitazioni previste per tutti i cittadini venezuelani non in grado di autosostenersi: ci è stato negato il diritto a ricevere gli alimenti ed altri beni di prima necessità. Gli aiuti statali previsti per le famiglie bisognose sono gestiti e controllati dalle forze del governo, le quali le deviavano dalla nostra casa, come anche da altre famiglie identificate come opposte al regime.

 

La popolazione si sta scontrando anche nella lotta per il cibo: c’è scarsità di alimentari e di beni di prima necessità, così per riuscire a sopravvivere, l’unica alternativa, per chi riesce a racimolare qualche soldo, è comprarli sul mercato nero a prezzi altissimi ed inaccessibili ai più. Mi è stato anche negato il diritto alla salute: nel giocare a calcio con i miei amici mi sono fatto male e necessitavo di essere visitato d’urgenza; mi hanno portato in una clinica vicina e il medico mi ha esplicitamente detto che loro non davano assistenza agli oppositori.

 

Ho interrotto la mia attività politica e cambiato diverse città ma gli effetti di questa continuavano a ripercuotersi sulla mia famiglia e la mia vita, e di conseguenza la loro, erano costantemente in pericolo. L’unica soluzione per garantirmi la salvezza era lasciare il paese: il governo non ostacola infatti l’uscita degli oppositori fuori dai confini del Venezuela.

 

Sono atterrato in Italia regolarmente con il mio passaporto e sono stato ospitato per un periodo da una famiglia di amici venezuelani situata in Trentino. Mi hanno aiutato a conoscere le regole e le leggi di questo Paese ed i miei diritti in quanto cittadino straniero in cerca di rifugio nella Repubblica Italiana. Desidero fortemente essere accolto in questo Paese, poter finalmente vedere i miei diritti fondamentali rispettati e non vivere più nella paura di perdere la mia vita a causa della mia opinione politica. Spero mi riconoscano lo status di rifugiato politico, perché voglio vivere in un mondo dignitoso, come meriterebbe ogni essere umano.

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