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Le correnti del Garda non hanno più segreti. Lo studio dell'Università di Trento fatto per la prima volta assieme a velisti, surfisti, sub e pescatori

Una raccolta "collettiva" che è stata tradotta in dati e una ricerca portata avanti da due ricercatori  pubblicata sulla rivista scientifica internazionale “Science of the Total Environment”. I risultati contribuiscono alla descrizione delle correnti del Garda e si inseriscono nel più ampio contesto di uno studio sistematico dell’idrodinamica del lago che l’Università di Trento porta avanti da anni assieme a numerosi partner 

 

Di gf - 11 maggio 2020 - 12:16

TRENTO. Uno studio diverso dal solito realizzato grazie ad una raccolta “collettiva” di informazioni che hanno permesso di esplorare e scoprire le correnti del lago di Garda. A realizzarlo sono stati i ricercatori dell'Università di Trento sulla rivista scientifica internazionale “Science of the Total Environment”.

 

Facendo leva sulla conoscenza della gente del luogo, l'Università è riuscita a descrivere attraverso un modello numerico fenomeni come il trasporto di detriti nel lago di Garda durante le piene e una corrente superficiale che si sviluppa lungo la costa orientale del lago (il Corif). È stato ricostruito anche il rovesciamento di una barca avvenuto durante una burrasca.

 

Nell’estate, in cui si dovrà convivere con il Coronavirus, turismo di massa e manifestazioni di grande richiamo dovranno lasciare il posto a ferie all’insegna della sicurezza e della sostenibilità. Anche l’offerta e la fruizione turistica del Garda dovranno essere declinate in questi termini. Con il vantaggio, però, di non partire da zero, ma da un’attenzione già diffusa per l’ambiente.

 

“L’articolo si distingue da molti altri perché è centrato sulla collaborazione tra ricercatori e utenti del lago, un tema inusuale nella routine dei lavori scientifici. È stato un progetto di cittadinanza» ha affermato Marco Toffolon dell’Università di Trento, professore di Idraulica al Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica dell’Ateneo e coordinatore dello studio.

 

Fondamentali, come già detto, sono state le conoscenze degli utenti del lago diventate un importante contributo per la ricerca scientifica. “Nel complesso sistema ambientale del Garda – hanno spiegato i ricercatori - oggetto d’interesse per studiosi internazionali e per la comunità locale, la ricerca deve essere sempre più un processo collettivo, in cui ricercatori e cittadini siano protagonisti e al contempo destinatari dei risultati ottenuti”.

 

Il lavoro, entrando nello specifico, nasce dalle tesi di due giovani dell’Università di Trento. Infatti, il contributo della conoscenza locale alla modellazione idrodinamica del lago di Garda è stato dapprima analizzato da Giuliano Morini nella sua tesi di laurea magistrale in Ingegneria per l'ambiente e il territorio e poi approfondito da Marina Amadori nella sua tesi di dottorato in Ingegneria civile, ambientale e meccanica.

“Ci siamo imbarcati in una raccolta dati non convenzionale – spiegano i due ricercatori - fatta di interviste, aneddoti, mappe tracciate assieme. I protagonisti sono stati velisti, surfisti, sub, pescatori, la squadra nautica del Corpo dei Vigili del fuoco permanenti di Trento, piloti dei traghetti e tecnici dell’Agenzia provinciale per la protezione ambientale. A loro è stato chiesto di raccontare ciò che sapevano su venti, correnti superficiali e profonde, trasporto di oggetti galleggianti (tronchi, boe, barche), eventi curiosi ed eccezionali. Le informazioni raccolte sono state confrontate con i risultati di un modello numerico tridimensionale del lago di Garda, messo a punto dallo stesso gruppo di ricerca in collaborazione con l’Università di Utrecht (Paesi Bassi) e in grado di simulare le correnti del lago”.

 

Dal confronto è emersa un’ottima corrispondenza tra i risultati del modello numerico e i fenomeni osservati nella realtà. “È stato possibile riprodurre una corrente ben nota a velisti e pescatori (“Corif”, in dialetto gardesano). Il trasporto di detriti e materiale vegetale è stato interpretato grazie al modello matematico e correlato all’azione combinata del vento e della rotazione terrestre, che induce un movimento verso la costa sud-occidentale al mattino e verso nord-est nel corso del pomeriggio.

Infine, sono stati ricostruiti il rovesciamento di una barca nel corso di una burrasca e il suo successivo ritrovamento, a partire dai racconti dei Vigili del fuoco e da elementi di cronaca apparsi sulla stampa locale nell’estate del 2017”.

 

I risultati della ricerca contribuiscono alla descrizione delle correnti del Garda e si inseriscono nel più ampio contesto di uno studio sistematico dell’idrodinamica del lago che l’Università di Trento porta avanti da anni assieme a numerosi partner italiani e stranieri.

 

L’articolo, dal titolo “Involving citizens in hydrodynamic research: A combined local knowledge - numerical experiment on Lake Garda, Italy”, è stato scritto per la rivista “Science of The Total Environment” da Marina Amadori, Giuliano Morini e Marco Toffolon dell’Università di Trento e Sebastiano Piccolroaz dell’Università di Utrecht. Sarà incluso nel numero della rivista in stampa il prossimo 20 giugno.

 

La versione online è già disponibile da marzo 2020: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048969720312316 (DOI: https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2020.137720)

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