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La Provincia vuole scegliere in autonomia chi guida l'Opera Universitaria. Cia presenta un Ddl, Ferrari:'' Vogliono trasformare questo ente in un giocattolo politico''

La discussione è stata avviata nella Quinta Commissione in Provincia ma il tema era già nato lo scorso anno. Claudio Cia ha presentato un disegno di legge per fare in modo che la scelta del presidente dell'Opera Universitaria ricada in capo solo alla Provincia. Appoggio da parte dell'assessore Bisesti ma è già scontro con le opposizioni  

Di Giuseppe Fin - 26 novembre 2020 - 19:14

TRENTO. Gli 'appetiti' che la Provincia aveva mostrato già nel 2019 tornano a farsi sentire. Il consigliere provinciale di Agire, Claudio Cia, nell'ambito di una riunione della Quinta Commissione in Provincia, è tornato a presentare un disegno di legge che prevede di mettere completamente in capo alla Pat la scelta del presidente dell'Opera Universitaria.

 

Lo aveva già provato a fare l'anno scorso con un emendamento (poi bocciato - Qui l'articolo) cambiando alcune parole della legge provinciale (QUI L'ARTICOLO). Al posto di “d'intesa col” si voleva mettere “sentito il” e l'operazione è compiuta, il rettore viene sentito ma la scelta finale sul presidente dell'Opera Universitaria spetterebbe solo alla provincia. Cambiamento che viene ora nuovamente ripresentato. 

 

Ma di cosa stiamo parlando? L'Opera Universitaria è un organismo fondamentale dell'Ateneo, quel trait d'union tra gli studenti che arrivano da fuori provincia, ma non solo, e l'Università. E' attraverso l'Opera che vengono date le borse di studio, si mandano avanti le residenze universitarie, i servizi mensa e tante altre attività.

 

La richiesta del consigliere Cia arriva da un ragionamento semplice: l'Opera universitaria è un ente strumentale della Provincia e quest'ultima ogni anno versa per il suo funzionamento milioni di euro. Per questo è giusto che la Provincia possa scegliere il presidente di questo ente pur sentendo il rettore ma alla fine in maniera autonoma.

 

“Questo ddl non va affrontato in modo ideologico e nemmeno con pregiudizi. Dobbiamo essere politicamente e intellettualmente onesti” spiega Cia. “Questo disegno non interferisce in alcun modo nelle scelte didattiche, in quelle del mondo accademico. Ma dobbiamo capire che l'Opera universitaria è un ente strumentale e non esiste in tutta Italia che per un ente del genere, che fa riferimento a una Provincia o a una Regione, si debba scegliere 'd'intesa' il presidente”.

 

Cia nel presentare il suo disegno di legge parla anche di dati e di soldi che dalla Pat sono arrivati nelle casse dell'Opera. “Dalla Provincia nel 2018 alle casse dell'Opera universitaria – spiega – sono andati 13 milioni 591 mila euro, sono state erogate 2466 borse di studio per un importo totale di 7 milioni 483 mila euro e per quanto riguarda il servizio di ristorazioni sono stati erogati oltre 409 mila pasti. Non possiamo nemmeno dimenticare alcuni scandali che ci sono stati sulle borse di studio ai dipendenti. Situazioni sulle quali si è mossa anche la Corte dei Conti”.

 

Ecco allora che visto che i soldi arrivano dalla Provincia è giusto che questa possa scegliere il presidente dell'Ente. “Tra l'altro dovrebbe avere importanti referenze gestionali e manageriali oltre ad esperienze nel campo dell'istruzione – spiega ancora Cia – per questo ritengo legittimo che pur confrontandosi, la Provincia possa fare le proprie scelte anche che non siano tra i desiderata del rettore”.

 

Il consigliere Cia non ha richiesto audizioni in commissione. Altri commissari lo hanno fatto. L’assessore Bisesti, dal canto suo, ha dato parere favorevole alla proposta: l’Opera universitaria gestisce un budget molto corposo e la modifica è giustificata e condivisibile.

 

Ad assumere una posizione differente sul ddl Cia sono le minoranze. La capogruppo in Consiglio provinciale del Partito Democratico, ed ex assessora all'Università, Sara Ferrari, si è definita “inorridita” dalle parole del collega Cia. “La Pat ha ricevuto la delega sull’Università e la gestisce anche attraverso l’Opera e lo fa perché la legge delega ha previsto che poi fosse fatta una legge di attuazione che bilanciasse in maniera equilibrata e molto ponderata l’autonomia dell’istituzione provinciale. Nel contempo anche l’autonomia dell’Opera nel garantire il diritto allo studio, elemento altamente attrattivo della nostra università. Un delicato equilibrio che non va distrutto” ha spiegato Ferrari secondo la quale il rischio è “che l'Opera Universitaria diventi un giocattolino politico territoriale”.

 

In merito alle parole di Cia espresse in commissione Ferrari ha affermato: “Il consigliere dovrebbe studiare e approfondire e vorremmo capire alcune sue dichiarazioni usate adombrando una cattiva gestione dell'Opera”. Ben vengano invece le audizioni. “Ho richiesto – conclude la capogruppo del Pd – di sentire il rettore, il presidente del consiglio di amministrazione ma anche la stessa Opera e ovviamente gli studenti. E' fondamentale”.

 

Anche la consigliera Paola Demagri si è detta assolutamente d’accordo con la collega Ferrari nell’esprimere assoluta contrarietà alla proposta di Claudio Cia, “considerato che l’Università sta dimostrando di saper gestire e portare avanti numerosi importanti progetti e che l’Opera è un elemento di grande attrattività del nostro sistema universitario. Questo è uno sfregio nei confronti dell’autonomia del Trentino, ma anche dell’università” ha spiegato. Il neo consigliere provinciale di Futura, Paolo Zanella ha espresso valutazioni in linea con quelle delle colleghe: “Il rettore – ha spiegato - è giusto che si esprima su chi guiderà l’Opera, vista la stretta relazione con l’Università”.

 

La presidente della Quinta Commissione, Alessia Ambrosi, ha raccolto le varie richieste arrivate dai commissari per le audizioni che verranno fatte prossimamente. Sono state poi votate, e approvate, anche grazie al voto della stessa Ambrosi. Quello avvenuto in Commissione è solo una primissima fase di presentazione del ddl di Claudio Cia che sarà poi approfondito nelle prossime sedute.

 

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