Fino a 19 persone ogni 100 mila vengono colpite da un tumore cerebrale. Finanziato un progetto del Cibio per potenziare un farmaco
Un finanziamento di 150 mila euro per due anni per il progetto del Dipartimento Cibio dalla Fondazione di Padova, che dal 2012 sostiene la ricerca per individuare nuove strategie terapeutiche e potenziare la diagnosi dei tumori cerebrali. Obiettivo del progetto UniTrento: potenziare un farmaco già in uso come antibiotico e riproporlo per la cura del glioblastoma multiforme, tra i tumori cerebrali maligni più aggressivi

TRENTO. Ogni anno tra le 7 e le 19 persone ogni 100 mila cittadini vengono colpite da un tumore cerebrale che si sviluppa nella scatola cranica o in generale nel sistema nervoso. La prima arma per combattere questo male è la conoscenza dei meccanismi di insorgenza e di diffusione. E in questa lotta anche il Dipartimento Cibio dell'Università di Trento è stato selezioni per il progetto "Mitochondrial translation inhibitors for brain cancer: from bench to bedside".
La ricerca scientifica ha compiuto negli anni grandi passi avanti nella diagnosi e nel trattamento, ma gli obiettivi da raggiungere sono ancora numerosi e importanti. Tra le tante associazioni impegnate nella lotta al cancro c’è la Fondazione Celeghin che dal 2012 sostiene la ricerca sui tumori cerebrali attraverso il finanziamento di progetti di ricerca in collaborazione con diversi ospedali e università d'Italia.
L'obiettivo è quello di promuovere la diagnosi e individuare nuove strategie terapeutiche che diano maggiori speranze di guarigione ai pazienti e più serenità alle loro famiglie. Tra i vari finanziamenti che la Fondazione assegna su base competitiva ogni anno per studi sui tumori cerebrali c'è anche un progetto del Cibio coordinato dal direttore Alessandro Quattrone.

"In questo progetto – spiega Quattrone – vogliamo analizzare e poi testare in laboratorio in vitro e in vivo una trentina di molecole analoghe al farmaco selezionato, che potrebbero essere più mirate e quindi più efficaci. In futuro potremmo identificare meglio come reagiscono i vari sottotipi molecolari del glioblastoma multiforme, capire quali sono i più sensibili al nuovo trattamento e selezionare i pazienti con le possibilità migliori di rispondere alla terapia farmacologica, secondo una logica di medicina di precisione. È una sfida contro il tempo quella di dare risposte alle persone affette da tumore cerebrale. Per questo ci poniamo come obiettivo quello di selezionare la migliore molecola candidata per successivi studi preclinici e clinici per il trattamento del glioblastoma multiforme".
Il progetto, che sarà finanziato con 150 mila euro per una durata di due anni, punta a testare nuovi farmaci e sfrutta le conoscenze scientifiche e tecnologiche sviluppate grazie alla medicina di precisione per ridurre le distanze dal laboratorio al letto del paziente. Questo contributo a favore della ricerca UniTrento servirà a coprire le spese dei ricercatori coinvolti nel progetto e ad acquistare materiali di consumo.
Il glioblastoma multiforme è il più comune e aggressivo tumore cerebrale maligno nell’adulto. Al momento esiste un unico farmaco approvato in grado di prolungare la sopravvivenza delle persone. Nonostante questo, il tumore, inevitabilmente, ricorre e la prognosi dei pazienti rimane infausta: la sopravvivenza media è di soli 14 mesi.

Ma quali sono le ragioni per cui questo tumore si ripresenta? "La resistenza alle terapie delle cellule staminali di glioblastoma. Per il loro fabbisogno energetico - dice Denise Sighel - queste utilizzano la fosforilazione ossidativa, un processo biochimico cellulare fondamentale. Nei pazienti che presentano livelli più elevati di questo processo, la prognosi sull’aspettativa di sopravvivenza peggiora sensibilmente. In uno studio precedente abbiamo ipotizzato una strategia terapeutica nuova per questo tumore partendo proprio dall’inibizione di questo processo. Cuore di questo approccio sarebbe l’impiego di un farmaco già approvato e in commercio come antibiotico che avrebbe l’effetto di bloccare la proliferazione delle cellule staminali di glioblastoma. I dati raccolti finora sono molto promettenti ma c’è ancora strada da fare per verificare la possibilità di un reale impiego".
Oggi la presidente della Fondazione, Annalisa Celeghin, è stata accolta dal rettore Paolo Collini a Palazzo Sardagna, nella sede del Rettorato, per un incontro di conoscenza reciproca e per la presentazione nel dettaglio del progetto da parte dell’assegnista di ricerca Denise Sighel del Dipartimento Cibio. La Fondazione porta il nome di Giovanni Celeghin, scomparso nel gennaio 2011, a 68 anni appena compiuti, per glioblastoma multiforme, un tumore al cervello molto aggressivo. Padovano, imprenditore, grande appassionato di ciclismo, ha donato molto per la ricerca, in cui credeva.
Oggi la Fondazione contribuisce alla lotta contro i tumori cerebrali, non sono finanziando progetti di ricerca all’avanguardia, ma anche organizzando iniziative e campagne di informazione promosse grazie a una rete di volontari. "Siamo molto soddisfatti di poter collaborare con l'Università di Trento e in particolare con il Dipartimento Cibio, centro d'eccellenza per la ricerca", spiega la presidente Annalisa Celeghin, che aggiunge: "Riponiamo molte aspettative su questo progetto, attentamente scelto dal nostro comitato scientifico - presieduto dal professor Modesto Carli - per la sua non convenzionalità e le solide basi su cui poggia".