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Fatica cronica, insonnia e deficit cognitivi, ecco cosa lascia il Covid su chi guarisce. A Vipiteno uno studio per individuare percorsi terapeutici post malattia

Ad oggi non esistono ancora indagini diagnostiche di routine o biomarcatori che possano permettere una diagnosi medica precisa e così questi pazienti rimangono spesso inascoltati e non accedono alle giuste terapie. Attualmente è iniziata la seconda fase dello studio portato avanti dall'ospedale di Vipiteno e si cercano ancora volontari

Di GF - 15 dicembre 2020 - 16:18

BOLZANO. Deficit cognitivi e fatica cronica con sonnolenza, debolezza muscolare e reazioni rallentate. Il tampone negativo non vuol dire che il corpo è guarito: anche diverso tempo dopo l'infezione da Covid19 sono diversi i pazienti che si trovano ancora in difficoltà.

 

La fatica è definita come una sensazione debilitante e duratura di stanchezza o esaurimento fisico e mentale caratterizzato da mancanza di energia. Un gran numero di pazienti che superano la fase acuta di malattia Covid-19 hanno lamentato questo affaticamento mentale e fisico che perdura anche per settimane.

 

La questione è stata trattata di recente in uno studio pubblicato su Nature (QUI L'ARTICOLO) attraverso il quale si è voluto lanciare l'allarme nella comunità medico-scientifica internazionale su questi sintomi a lungo termine e su quanto sia importante identificare e prendere in cura i pazienti che ne sono affetti. Tuttavia, ad oggi, non esistono ancora indagini diagnostiche di routine o biomarcatori che possano permettere una diagnosi medica precisa e così questi pazienti rimangono spesso inascoltati e non accedono alle giuste terapie.

 

Per questo è di fondamentale importanza lo studio che è stato portato avanti dal Dipartimento di Neuroriabilitazione dell'Ospedale di Vipiteno.

 

Nell’Unità di Ricerca Clinica della Neuroriabilitazione dell’Ospedale di Vipitenolo ci sono pazienti che sono stati ricoverati a seguito di varie complicazioni neurologiche (neuropatia, miopatia, stroke, encefalite) derivanti dal Covid-19.

Questi pazienti, anche dopo il recupero clinico, hanno continuato a manifestare problemi cognitivi, specie legati alle cosiddette funzioni esecutive (pianificare, prendere decisioni, ecc.) e una profonda fatica fisica.

 

Per mezzo di test neuropsicologici mirati e di indagini elettrofisiologiche che prevedono l’utilizzo della stimolazione magnetica transcranica (TMS) si è riusciti a identificare, per la prima volta, un profilo di disfunzione cerebrale del lobo frontale responsabile dei deficit cognitivi e della fatica cronica nel post-Covid-19.

 

I risultati di questo Studio sono stati accettati per la pubblicazione sulla rivista scientifica Journal of the Neurological Sciences (organo ufficiale della World Federation of Neurology).

 

Lo Studio, che ha per titolo “Neuropsychological and neurophysiological correlates of fatigue in post-acute patients with neurological manifestations of Covid-19: insights into a challenging symptom”, ha come primo autore Paola Ortelli, neuropsicologa e ricercatrice presso l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, e come senior author Viviana Versace, neurologa e responsabile della ricerca in neurofisiologia della Neuroriabilitazione di Vipiteno.

Attualmente è iniziata la seconda fase rivolta a pazienti che abbiano avuto il Covid-19 anche in forma lieve ma che lamentano fatica fisica, difficoltà di concentrazione, insonnia o disturbi dell’umore, per delinearne il profilo neuropatologico e individuare percorsi terapeutici idonei. Chiunque fosse interessato a partecipare allo Studio, può scrivere al senior author Viviana Versace (viviana.versace@sabes.it).

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