Coronavirus, un universitario su due non conferma il suo posto letto a Trento. L'Udu:''Non trattateci come consumatori occasionali''
Mentre negli anni i prezzi sono continuati a crescere (con singole a 400 euro) e allo stesso tempo gli universitari sono stati spesso mal tollerati a livello di comunità ora che il Covid torna a preoccupare e disegna un futuro carico di incertezze il 70% delle stanze risulta sfitto. Paccani: ''Avevamo fatto una proposta a Bisesti e al Comune ma non siamo stati presi in considerazione''

TRENTO. Con il risalire dei contagi e un autunno che un'epidemia che si mostra tutt'altro che battuta, gli studenti universitari restano a casa e a pagarne le spese è il mercato immobiliare provinciale. Il Corriere del Trentino, oggi, spiega che saranno 5.000 gli studenti e studentesse che rinunceranno alla loro costosa stanzetta in quel di Trento. Troppe le incognite, con le lezioni che, comunque, proseguiranno sicuramente per il primo semestre anche in remoto e la presenza che, se possibile, sarà sempre meglio evitare finché non ci sarà una vaccinazione di massa della popolazione.
L'Università di Trento può contare (dati riferiti all'anno scorso) su circa 16.500 studenti di questi 10.500 sono i fuori sede e anche se non tutti già prima risiedevano a Trento si può tranquillamente affermare che uno studente su due ha deciso di rinunciare ad avere il posto letto in città. ''Ad ora il 70% delle stanze risulta sfitto - spiega Paola Paccani coordinatrice dell'Unione degli Universitari -. Forse la situazione cambierà con l'uscita delle graduatorie dei test d’ingresso, ma si riuscirà a coprire al massimo la metà degli alloggi. I giornali lo scrivono oggi, riportando i toni tragici dei proprietari e dei loro rappresentanti, ma il problema non era difficile da prevedere, già da alcuni mesi''.
E infatti il Dolomiti, un anno fa, lanciava l'allarme spiegando che la continua speculazione sui posti letto degli studenti universitari stava raggiungendo livelli esagerati (''Studenti fuori sede, a Trento è boom degli affitti. Per una singola si superano anche i 400 euro al mese. Sempre meno gli appartamenti a disposizione''). Il tutto in una città che ha sempre apprezzato molto i soldi degli studenti universitari salvo poi mal tollerare il fatto che esistano anche loro, nella vita di tutti i giorni e quindi che c'è bisogno di eventi e socialità (della serie: se ci sono i soldi degli universitari deve esserci anche la vita universitaria).
Proprio per questo Paccani spiega che ''non possiamo e non vogliamo continuare ad essere visti come dei consumatori occasionali, che vanno e vengono, senza essere riconosciuti come parte integrante del tessuto cittadino. Anche ora, quando si parla di affitti, si parla sempre e solo di studenti come valore economico e non anche come valore sociale. Bisognava agire prima perché ora è tardi, noi siamo sempre stati disponibili al confronto. Se le istituzioni lo vogliono, noi siamo qui: parliamone".
L'Unione degli Universitari aveva presentato una proposta concreta insieme alle sigle sindacali ancora a giugno: una bozza di protocollo per ridefinire i prezzi al metro quadro, in base alle zone della città. ''Abbiamo chiesto tavoli con le istituzioni - prosegue Paccani -. Abbiamo cercato un dialogo ma ci è solo stata sbattuta la porta in faccia, dopo un incontro di mezz’ora con Bisesti e il Comune non è mai intervenuto a nostro favore''. Ora, forse, è tardi per salvare l'anno, reso complicatissimo dal coronavirus. Ma non è tardi per cominciare a pensare la città anche a misura di studenti e di giovani. E se i residenti non vorranno farlo per i ragazzi e le ragazze dovranno cominciare a pensarci per loro stessi, altrimenti quelle stanze a 400 euro a singola, rischiano di restare vuote ancora a lungo.