Coronavirus, ''Senza studenti fuorisede Trento perderebbe 40 milioni di euro in 4 mesi''. Al via il tavolo sugli affitti, tra le ipotesi l'introduzione di un bonus
Ha preso il via il tavolo per discutere sulle misure da adottare in aiuto degli studenti fuorisede che si trovano in difficoltà. Sono circa 10 mila quelli iscritti all'Università di Trento. Meneghini: "L'ipotesi di un bonus è stata accolta positivamente da tutti"

TRENTO. In quattro mesi all'incirca 40 milioni di euro in fumo che non arriverebbero mai nelle casse della città di Trento se non ci fossero gli studenti universitari fuori sede. Un minor introito di affitti, di incassi per bar, negozi e tanto altro. E' una cifra che ha fatto rabbrividire quella uscita nella riunione per risolvere il problemi degli affitti universitari che per la prima volta ha visto sedersi attorno ad un tavolo rappresentanze studentesche, comuni di Trento e Rovereto, la Provincia, l'Opera Universitaria, i rappresentanti degli studentati privati, dei sindacati, delle categorie economiche e dei piccoli proprietari.
Un incontro importante per discutere su un problema quanto mai sentito in una città universitaria come Trento (ma anche Rovereto) dove gli studenti rappresentano la linfa vitale. L'allarme era stato lanciato già in passato dal Consiglio degli Studenti ma anche dai sindacati e dall'Unione degli Universitari. “Il problema degli affitti è un problema concreto e si sta delineando sempre in maniera più grave, con centinaia di studenti e delle loro famiglie in situazioni di difficoltà, che si trovano a pagare affitti per alloggi che non potranno usare” aveva spiegato Edorado Meneghini, presidente del Consiglio degli Studenti.
Tra le varie proposte arrivate dagli studenti vi è quella dell'istituzione di un “Bonus affitto” che possa sostenere i fuorisede che si trovano in una condizione di contrazione del reddito famigliare causata dall'emergenza coronavirus. Una proposta rilanciata quest'oggi nel corso del primo contro e che ha visto l'interesse di tutti.
“Questo bonus – ha spiegato Meneghini – verrebbe dato a chi dimostra di aver avuto una variazione peggiorativa della propria condizione famigliare. Tutto questo verrebbe valutato con strumenti idonei e scelti tutti assieme”. Una misura, questa, già adottata anche in altre regioni italiane come il Lazio. “Il tavolo che ha avviato la discussione – ha chiarito il presidente del Consiglio degli Studenti – è consultivo e non si è presa ovviamente alcuna decisione ma l'avvio della discussione e l'apertura rispetto le nostre proposte fa ben sperare”.
D'altronde l'obiettivo di tutti è quello di fare in modo che non scoppi una “bomba economica” sulla città di Trento e sul Trentino. “Gli studenti portano un certo indotto alla città che alcuni hanno stimato in 40 milioni – spiega Meneghini – e dai nostri calcoli in un anno si perderebbero circa 100 milioni senza studenti fuori sede”. Per l'Università di Trento sono circa 10 mila gli studenti che provengono da fuori città, circa il 70% del totali degli iscritti.