Coronavirus, piante nelle classi per una ripartenza "naturale" delle scuole: ecco il progetto dell'Università di Bolzano
Si chiama "Eden" ed è un progetto a basso costo e ad alto contenuto pedagogico che prevede l’impiego delle piante in classe come dispositivi naturali di benessere. La proposta arriva dalla Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano, la prima in tutta Europa a dare il via a questo genere di esperimento

BRESSANONE. "Eden" (Educational Environments with Nature), è un nuovo progetto a basso costo e ad alto contenuto pedagogico che prevede l’impiego delle piante in classe come dispositivi naturali di benessere.
Si tratta di una proposta alternativa per garantire il distanziamento e un ambiente più accogliente nelle aule scolastiche, presentata a luglio dalla Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano, e ora si allarga anche alle scuole della periferia.
In queste settimane in cui la ripartenza della scuola, con tutte le incognite che la caratterizzano, è uno degli argomenti centrali del dibattito pubblico, l'università prosegue con le simulazioni avviate agli inizi di luglio a Bolzano, nell’ambito del progetto Eden.
Nella scorsa settimana, la professoressa Beate Weyland della Facoltà di Scienze della Formazione di Bressanone ha sperimentato la soluzione alternativa basata sull’utilizzo delle piante ornamentali in classe anche nella scuola paritaria Herz Jesus Institut di Rio di Pusteria e nella scuola primaria di Vipiteno.
“Il primo istituto ha intenzione di stringere un accordo di cooperazione con noi per sperimentare concretamente, da settembre, l’utilizzo delle piante sia come distanziatori sia per sviluppare rapporti di prossimità e per conoscere meglio la natura attraverso le piante”, spiega Weyland, “lo stesso farà anche la scuola primaria di Vipiteno, che ha anche l’obiettivo di sviluppare un piano pedagogico per l’ampliamento”.
Da quando hanno lanciato il progetto, Weyland e i suoi collaboratori hanno ricevuto numerose richieste di simulazione e di collaborazione. “In sole due settimane le richieste sono state 12 e ora stiamo procedendo nella valutazione di possibili collaborazioni di ricerca-azione con le scuole per quanto compatibili con le nostre risorse”, puntualizza la docente. Le simulazioni nelle scuole hanno dato vita all’idea di creare due aule green “modello” proprio dentro alla Facoltà di Scienze della Formazione a Bressanone. Siamo la prima università in Europa a fare questo genere di esperimento”, aggiunge.
Weyland, associata di Didattica nel campus di Bressanone, coordina Pad-Lab, un gruppo di ricerca interdisciplinare – tra pedagogia, architettura e design – impegnato nel processo di ripensamento degli spazi scolastici. Nei mesi scorsi, a partire dal lockdown, le 10 comunità scolastiche che attualmente sono in convenzione di ricerca con la Libera Università di Bolzano sulla trasformazione di spazi e didattiche, si sono strette intorno al gruppo di ricerca per immaginare possibilità diverse di organizzazione degli spazi scolastici per il rientro a scuola.
La proposta sulla quale stanno lavorando le scuole seguite dal gruppo di ricerca Pad-Lab riguarda l’idea di una “scuola domestica” e da organizzare in maniera tale da offrire a bambini e ragazzi al rientro un senso di accoglienza e di sicurezza genuino grazie anche l’utilizzo delle piante.
Le variabili che la docente e il suo gruppo di ricerca stanno esplorando sono tre: il tema del comfort, per cui la scuola e le aule vengono considerate come ambienti “soggiorno” da riconfigurare con postazioni individuali e di piccoli gruppi a isole e riducendo al massimo il setting tradizionale delle batterie di banchi di fronte alla cattedra e alla lavagna; il tema dell’arte, invitando artisti locali a esporre quadri e opere d’arte nelle scuole, o incorniciando “ad arte” i disegni dei bambini per creare bellezza, senso di appartenenza e rapporto con il territorio e, infine, il tema della natura indoor.